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Il Liverpool di Jurgen Klopp non è mai stato così in difficoltà come oggi, e la batosta subita col Real Madrid pare certificare la fine dell’epoca d’oro.

Una partita può raccontare una stagione intera, a volte, e Liverpool-Real Madrid di ieri sera è sicuramente tra queste, se pensiamo ai Reds. Avanti 2-0, rimontati anche a causa di un clamoroso errore coi piedi di Alisson, e infine sconfitti 5-2 ad Anfield. Una prestazione shockante, avvenuta sì contro i campioni d’Europa in carica, ma pur sempre da parte di una squadra abituata da anni a essere tra le più competitive in circolazione.

Non si era mai visto un Liverpool invece così fragile, almeno da quando Klopp è arrivato in panchina nel 2015. Ottavo in Premier League con 35 punti, rischia seriamente di restare fuori dalle coppe europee della prossima stagione. Già eliminato dal Brighton nel quarto turno di FA Cup il 29 gennaio, e uscito agli ottavi di Coppa di Lega contro il Manchester City a dicembre, se non dovesse riuscire a ribaltare il risultato in Champions al Bernabeu il Liverpool si ritroverà a marzo senza più obiettivi stagionali.

Dopo i sette titoli vinti in otto anni, tra cui anche la Champions League e il primo storico scudetto dei Reds dall’istituzione della Premier League, l’epoca di Jurgen Klopp ad Anfield è, secondo molti, arrivata alla fine.

I motivi della crisi del Liverpool

Che sia finita un’epoca è sotto gli occhi di tutti ormai da diversi mesi. A inizio settembre, già era chiaro a tutti che qualcosa non funzionava più come prima nella macchina perfetta del tecnico tedesco. Marca individuava all’epoca tre ragioni principali della crisi dei Reds: la prima era il declino dell’attacco, da sempre fiore all’occhiello delle squadre di Klopp. L’addio di un leader come Mané ha spezzato gli equilibri, aggiungendosi al declino di Firmino (che si nota già da qualche anno), alle difficoltà di adattamento di Darwin Nuñez.

A ruota seguiva il netto calo di rendimento di Van Dijk, preziosissimo regista difensivo, dovuto anche ai tanti infortuni. Il suo erede ideale, Ibrahima Konaté, ha avuto a sua volta problemi fisici, ma in generale non ha mai reso a dovere e ha convinto poco l’allenatore. Per completare il tutto, ci sono i problemi a centrocampo, dovuti in gran parte alle troppe assenze di Thiago Alcantara (ma non solo: anche Henderson, Keita e Oxlade-Chamberlain sono stati spesso infortunati).

Oggi, oltre cinque mesi più tardi, il Liverpool non ha risolto i suoi problemi, e forse ne sono emersi anche di altri, più profondi. Infatti va notato come Thiago sia tornato in campo e anche Nuñez abbia iniziato a integrarsi nei meccanismi offensivi. Piuttosto, il Liverpool si dimostra incredibilmente fragile in transizione, quello che in passato era stato uno degli aspetti più decisivi dei successi della squadra.

Ma soprattutto, la squadra pare stare vivendo un evidente calo fisico. Jamie Carragher, ex bandiera dei Reds e oggi opinionista per Sky Sport, ha paragonato l’involuzione del centrocampo della squadra di Klopp a quella vissuta dall’Arsenal di Arsene Wenger: “Con il loro ritmo e la loro fisicità, nessuno poteva tenergli testa. Poi quella squadra si trasformò in qualcosa di molto più tecnico, ma non vinse più”.

Le scelte sbagliate del Liverpool

Il calo di alcuni giocatori chiave è solo una delle possibili spiegazioni della crisi del Liverpool che, come tutti processi di questo tipo, parte da lontano. I Reds hanno saputo affermarsi come una delle squadre più forti del mondo attraverso una sapiente gestione del mercato, portando in rosa giocatori funzionali per il gioco di Klopp, come Van Dijk, Salah, Firmino e Alisson. Però, negli ultimi anni, è divenuto abbastanza evidente che la capacità di acquistare i giocatori giusti è stata smarrita.

Abbastanza significativo il dato sulle spese in attacco. Dal 2019, il Liverpool ha cercato di rinnovare il proprio attacco, andando alla ricerca prima di alternative efficace al trio titolare, e poi iniziando a guardare ai prossimi sostituti. Da allora sono stati spesi 228 milioni di euro per acquistare giocatori come Minamino, Jota, Luis Diaz, Nuñez, Carvalho e Gakpo, che però non hanno ancora soddisfatto le aspettative iniziali. Anche a centrocampo sono stati commessi degli errori: l’arrivo di Thiago Alcantara ha aggiunto classe ma ha tolto intensità, e quello di Arthur Melo la scorsa estate ne è stato una sorta di riproposizione in scala ridotta.

In parte, questi problemi sono dovuti anche alla separazione da Michael Edwards, il direttore sportivo da molti ritenuto l’altro grande artefice, assieme a Klopp, di questo periodo d’oro della squadra inglese. Edwards, comunque, ha lasciato il Liverpool solo la scorsa estate, quindi è chiaro che può dipendere tutto dal suo addio. Ma di sicuro la dirigenza pensa che questo sia uno degli aspetti a cui mettere mano a fine stagione: secondo L’Equipe in estate potrebbe arrivare Paul Mitchell del Monaco come nuovo direttore sportivo.

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