Pelé è stato un grandissimo calciatore, ma non è mai arrivato a giocare in Europa nel corso della sua carriera, dividendosi tra Brasile e Stati Uniti: come mai?
Vent’anni di carriera in campo, tanti gol e tanti trofei (e record) conquistati, eppure a guardarlo oggi il curriculum di Pelé potrebbe destare qualche perplessità. Solo tre squadre, se contiamo anche la nazionale del Brasile: dal 1957 al 1974 (cioè dai 17 ai 34 anni) al Santos, poi fino al 1977 al New York Cosmos. Perché – verrebbe lecito domandarsi oggi – O Rei non venne mai a giocare in Europa? Proviamo a spiegare il motivo di questa stranezza.
Pelé e l’Europa: una storia complicata
All’epoca in cui giocò Pelé non era già infrequente che calciatori sudamericani, e brasiliani in particolare, venissero a giocare in Europa: la meta preferita era la Serie A, ma anche in Spagna e in Francia, anche se in misura minore, arrivavano spesso giocatori dal Sudamerica. I tempi, però, erano molto diversi da quelli di oggi: trasferirsi dal Brasile all’Italia significava quasi certamente rinunciare alla nazionale verdeoro, nella quale si prediligevano i giocatori del campionato locale, all’epoca di ottimo livello.
Per esempio, José Altafini, inizialmente titolare del Brasile del 1958 proprio al posto di Pelé, quando passò dal Palmeiras al Milan poco dopo il Mondiale svedese smise di essere convocato nella Seleção e poco dopo (1961) passò a giocare come oriundo per l’Italia. Jair, che nel 1962 era un’emergente ala destra del Portuguesa, fece in tempo solo a giocare una partita con la nazionale, dove era uno dei possibili eredi di Garrincha, poi però passò all’Inter, e da lì non vestì più la maglia verdeoro.
Ma non c’è solo questo a spiegare i motivi per cui Pelé non ha mai lasciato il Brasile e il Santos. Innanzitutto, le possibilità economiche dei club brasiliani dell’epoca in confronto a quelli europei non erano ancora sproporzionate come oggi, per cui era più facile offrire a un giocatore, specialmente se importante come lui, un contratto importante. Ciò non toglie che diverse squadre del Vecchio Continente, all’inizio degli anni Sessanta, fecero di tutto per riuscire ad assicurarselo.
Così, nel 1961 accadde una cosa sorprendente e unica: il governo brasiliano addirittura intervenne sull’eventuale trasferimento all’estero di Pelé, nominandolo “tesoro nazionale” e impedendo di fatto che potesse essere acquistato da un club straniero. Quando lasciò infine il Santos per passare al New York Cosmos, alla fine del 1974, aveva ormai 34 anni, avava stabilito lo storico record del millesimo gol in carriera, vinto tre Mondiali e aveva ormai anche lasciato la nazionale. Il govermo diede quindi il via libera al trasferimento negli Stati Uniti (dietro un contratto da 4,5 milioni di dollari in tre anni, un’enormità per l’epoca), consapevole che Pelé sarebbe stato un ottimo mabasciatore non solo del calcio in Nordamerica, ma anche di tutto il Brasile.