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È morto Gianluca Vialli, uno dei simboli della storia recente del calcio italiano ed ex giocatore di Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea.

Si è spento, alla fine, Gianluva Vialli, 58enne figura di primo piano del calcio italiano. Nelle scorse settimane le sue condizioni, da tempo gravate da un tumore al pancreas, erano peggiorate. A darne l’annuncio è stato il quotidiano genovese Il Secolo XIX.

Nel corso degli anni da giocatore, è stato uno degli attaccanti più identificativi della Serie A, con 219 gol in 586 incontri nel campionato italiano, a cui si sono sommano quelli delle ultime tre stagioni della carriera, trascorsi col Chelsea in Premier League. 59 presenze e 16 gol nell’Italia, dove il massimo risultato lo ha ottenuto come assistente di Roberto Mancini (suo storico partner d’attacco alla Sampdoria) conquistando gli Europei nel 2021.

Vialli: gli anni con Sampdoria e Juventus

Gianluca Vialli è stato uno degli attaccanti più importanti e vincenti a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Cominciando dalla Cremonese, la squadra della sua città, il suo trasferimento alla Sampdoria fece epoca. Soprattutto perché fu uno dei colpi-simbolo di quella squadra con Paolo Mantovani come presidente che prese i migliori giovani italiani su piazza aprendo un ciclo che, passo dopo passo, avrebbe portato i blucerchiati addirittura in finale di Coppa dei Campioni.

E nel mezzo, naturalmente, la Coppa delle Coppe nel 1990 e lo scudetto, assolutamente indimenticabile, nel 1991, con Vujadin Boskov in panchina e una squadra solo da ammirare e praticamente impossibile da odiare. Stagione straordinaria, il 1990-91, in cui Vialli vinse anche il titolo di capocannoniere del campionato segnando 19 gol. Indimenticabile pure il modo di festeggiare lo scudetto, quando tutti i giocatori blucerchiati si tinsero i capelli di biondo platino.

Una Sampdoria tifata quasi in maniera trasversale, quella, con un gruppo di giocatori che erano anche molto legati tra loro a partire dai due attaccanti, Vialli e Roberto Mancini, quasi un’entità inscindibile. Ma Vialli è stato grande anche alla Juventus. Fu lui nel 1996 a Roma a sollevare, ultimo capitano bianconero a riuscirci, l’ultima Champions League conquistata dalla Signora con cui aveva già vinto lo scudetto. Allenatore Marcello Lippi e tridente di lusso con Vialli, Baggio o Del Piero e Ravanelli: quantità e qualità.

Vialli: la carriera in nazionale

Con la nazionale italiana in compenso Vialli non ha avuto la stessa fortuna. Sembrava il calciatore destinato a ricevere in attacco il testimone dai grandi post-Mondiale 1982 e invece la sua esperienza in azzurro si sarebbe rivelata un mezzo fiasco. Nel 1986 giocò qualche spezzone di partita ai mondiali in Messico. Molto meglio due anni dopo all’Europeo in Germania dove l’Italia uscì in semifinale.

Disastrosa infine l’edizione del Mondiale di Italia ’90, dove non segnò mai e anzi sbagliò un rigore contro gli Stati Uniti procurandosi addirittura un piccolo infortunio. Da lì un rapporto pessimo con il nuovo commissario tecnico Arrigo Sacchi, che di fatto lo fece fuori dai convocati. Non chiamato per Usa ’94, nonostante fosse uno dei migliori marcatori del campionato, e non considerato nemmeno per l’Europeo del ’96 in Inghilterra anche se aveva appena vinto da capitano la Champions League con la Juventus, disputando una finale in cui aveva dato di tutto e di più, concludendo stremato ma felice.

Vialli: l’esperienza da allenatore-giocatore

Vialli in compenso è stato una sorta di pioniere per i calciatori italiani che volevano tentare la fortuna all’estero. Dopo la vittoria in Champions con la Juventus infatti Gianluca andò al Chelsea, di cui diventó una stella sul campo e in seguito anche allenatore-giocatore, vincendo tra le altre cose la Coppa delle Coppe nel 1998. Lui e Zola formarono una coppia di italiani davvero inarrestabile per le difese avversarie, con Roberto Di Matteo a giostrare a centrocampo, in quella Premier League dove curiosamente assieme a Vialli era arrivato dalla Juve anche Fabrizio Ravanelli, accasatosi al Middlesbrough.

Inghilterra che sarebbe diventata la sua seconda patria e dove purtroppo ha perso la sua battaglia contro il tumore al pancreas. Di lui rimarranno nei nostri occhi le lacrime dello scorso anno a Wembley quando l’Italia vinse l’Europeo con Mancini come allenatore e Vialli dirigente accompagnatore della squadra.

Ci mancherà senza dubbio anche come commentatore televisivo in cui aveva dimostrato grande competenza e uno stile asciutto ed educato lontano anni live da quello di certi urlatori del piccolo schermo.

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