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Sinisa Mihajlovic è morto ieri a 53 anni dopo una lunga battaglia contro la leucemia, ma lascerà sempre dei ricordi speciali. Andiamo a riviverne tre particolarmente significativi. Uno per ciascuna tappa della sua vita, in realtà. Due da giocatore e uno da allenatore.

Mihajlovic la tripletta su punizione

Sinisa Mihajlovic detiene un record difficilmente battibile in generale: 28 gol segnati su calcio di punizione in Serie A da quando vengono prese queste statistiche (ma non crediamo che prima qualcuno fosse riuscito a fare meglio di lui). Ancora più clamoroso come primato quello di tre gol su punizione in una sola partita, un Lazio-Sampdoria della stagione 1998-99 in cui peraltro era un ex. Stagione in cui Sinisa concluse con ben 8 reti all’attivo.

Ecco, però quella tripletta alla Sampdoria rimarrà per sempre nella storia, nonché un record difficilmente battibile da chiunque. In quel 5-2 Mihajlovic fu protagonista assoluto, aprendo le marcature con una rasoiata dal limite all’incrocio, per poi passare a una sberla da ancora più lontano, una trentina di metri. Questo, nel primo tempo. Nella ripresa il tris (fantastiche le immagini del portiere sampdoriano Ferron, quasi terrorizzato da ciò che potrebbe accadere e infatti succede) con Sinisa che va a bersaglio calciando dai canonici 30 metri però dal lato sinistro, quindi da una posizione più consona per un destro. Stesso risultato, comunque, e trionfo biancoceleste.

Mihajlovic e lo sketch con Adriano

Quando va all’Inter non è sempre titolare, Mihajlovic. Anche se il segno lo lascia, in quanto a esperienza e carisma. In difesa ci sono Cordoba e Materazzi, per esempio, ma lui non si tira indietro. C’è anche qualche concorrente in più quando c’è da tirare una punizione. Il brasiliano Adriano è uno di questi, addirittura mancino come Sinisa. Il 12 febbraio del 2005 c’è in programma Inter-Roma di campionato. Ennesima sfida da ex per Mihajlovic contro la squadra che per primo l’aveva accolto in Italia. Una partita senza storia specie quando Mexes si fa espellere nel primo tempo.

Doppietta di Sinisa su punizione, il secondo tiro un vero capolavoro con il solito tiro arcuato ad aggirare la barriera messa (non benissimo in realtà) da Pelizzoli. Roma allo sbando e atmosfera decisamente rilassata in casa nerazzurra. Talmente rilassata che quando all’Inter viene assegnato un altro calcio di punizione al limite dell’area molti pregustano la tripletta di Mihajlovic (un’altra dopo quella alla Samp di cui vi abbiamo parlato sopra). Invece prima di calciare Sinisa e Adriano si mettono lì e improvvisano una “partita” di pari e dispari. Il vincitore avrà il diritto di tirare. Adriano la spunta e tira, male. Ma poco importa, quello era Mihajlovic, capace anche di queste uscite.

Mihajlovic scopritore di Donnarumma

Di chicche Sinisa ne ha regalate diverse una volta diventato allenatore, tipo quando al Catania durante uno dei primi allenamenti segnò dieci punizioni su dieci al malcapitato portiere Kosicki. E a proposito di portieri, chissà cosa sarebbe successo al calcio italiano se Mihajlovic il 25 ottobre del 2015 non avesse avuto l’idea, lì per lì abbastanza folle, di far esordire in Serie A un portiere sedicenne di Castellamare di Stabia di cui si parlava benissimo, ma che era chiamato a debuttare a San Siro.

Si chiamava Gianluigi Donnarumma e ci voleva qualcuno per lanciarlo in prima squadra nonostante fosse sulla carta il terzo portiere del Milan dietro a Diego Lopez e a Christian Abbiati. Mihajlovic coi giovani aveva sempre avuto a che fare fin da quando aveva “consigliato” Vujadin Boskov nel 1993 di far debuttare un altro ragazzino promettente, con la maglia della Roma: un certo Francesco Totti.

In più veniva da una cultura calcistica come quell a “slava” in cui non conta la carta d’identità ma il talento. Del resto era successo a tanti suoi connazionali alla Stella Rossa e non solo. Donnarumma gioca da titolare, il Milan vince 2-1 contro il Sassuolo e pazienza per quel gol preso da Berardi sul suo palo. Gianluigi diventa presto “Gigio”, uno dei migliori portieri del mondo, nonché inamovibile. Grazie a Mihajlovic, che non a caso ha salutato ieri con affetto dalle sue pagine social.

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