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Ryan Giggs lascia la panchina del Galles, dopo aver riportato la Nazionali ai Mondiali per la prima volta dal 1958: su di lui pesano gravi accuse di violenza.

Solo due settimane fa, staccava un storico pass per la fase finale dei Mondiali con il suo Galles, superando l’Ucraina; oggi, Ryan Giggs comunica la decisione di lasciare la panchina della Nazionale. Non sarà quindi lui a guidare i Dragoni al primo Mondiale della loro storia dal 1958: l’incarico sarà affidato al suo vice Robert Page, che di fatto ha già guidato la squadra nelle ultime partite.

Una mossa che, quindi, era attesa da tempo, e che secondo molti ha anche tardato troppo ad arrivare: Giggs si trova infatti da quasi due anni sotto accusa per violenza domestica, e a inizio agosto 2022 inizierà il processo che lo vede imputato. La Federcalcio ha quindi deciso di fare pressioni per farlo dimettere, in modo da poter far svolgere alla Nazionale la preparazione al torneo del prossimo autunno senza distrazioni extra-campo. Ma la decisione ha anche una natura politica e simbolica.

Di cosa è accusato Giggs

La sera del 1° novembre 2020, Ryan Giggs era stato arrestato a Salford, vicino Manchester, dove vive, dopo essere stato denunciato per violenza domestica contro la sua compagna dell’epoca, Kate Greville, e la sorella di quest’ultima. Almeno una delle due donne aveva riportato dei lividi, secondo quanto evidenziato dalle forze dell’ordine.

L’ex-calciatore del Manchester United era poi stato rilasciato su cauzione, ma la Federcalcio gallese aveva deciso precauzionalmente di sospenderlo dal ruolo di allenatore per le successive tre partite, dando il tempo di calmare le acque.

Successivamente, Giggs si era dichiarato innocente, ma oltre alla violenza domestica si erano aggiunte contro di lui le accuse di esercitare un controllo coercitivo, degradante e violento sulla compagna. Per questo, era stato progressivamente messo da parte, anche se senza essere sollevato dall’incarico, fino a che non è divenuto chiaro che sarebbe andato a processo e il suo ruolo, per quanto ormai solo di facciata, è divenuto incompatibile con la situazione.

Le sue dimissioni ricordano, in un certo senso, simili provvedimenti che, sempre nel Regno Unito, hanno di recente coinvolto personalità del mondo del calcio colpite da accuse di violenza sulle donne: Benjamin Mendy del Manchester City prima, e Mason Greenwood del Manchester United poi, sono stati sospesi dai rispettivi club in attesa che le loro situazioni si chiariscano.

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