Decisione presa: il calcio femminile italiano diventerà pienamente professionista, come quello maschile. Ecco cosa cambia dopo la svolta della FIGC.
Si è compiuto finalmente l’ultimo passo lungo la strada della professionalizzazione del calcio femminile in Italia: nella giornata di oggi, il Consiglio federale della FIGC ha approvato le modifiche necessarie per formalizzare a tutti gli effetti la pratica del professionismo anche nel calcio femminile.
“Il processo per il calcio femminile è definitivo – ha detto il presidente federale Gravina – finalmente ci sono le norme che disciplinano l’attività e l’esercizio del professionismo del calcio femminile, è una giornata importante“.
Le nuove norme entreranno in vigore dal 1° luglio, il che significa che dalla prossima stagione il campionato di Serie A femminile sarà formalmente professionistico. Cosa cambia però nel concreto e quali conseguenze avrà questa riforma?
Il percorso del professionismo nel calcio femminile
L’atto compiuto oggi dalla FIGC mette fine a un percorso legislativo di cui si discute da tempo, almeno da quando, nel 2015, le big del calcio maschile hanno iniziato ad aprire succursali femminili e investire una rand quantità di soldi nel settore.
Tuttavia, va ricordato che la svolta odierna è puramente formale: la FIGC aveva già stabilito il passaggio delle donne al professionismo nel luglio 2021, e ciò che è avvenuto oggi è una ratifica legislativa di quella decisione, che diventerà effettiva dalla stagione 2022/2023, appunto.
Gravina ha sottolineato come la FIGC sia “la prima federazione in Italia ad avviare ed attuare questo importante percorso”, anche se ciò non toglie che il nostro paese sia arrivato molto in ritardo rispetto ad altre nazioni europee su questo fronte (Regno Unito, Francia e Spagna). Inoltre, questo percorso ha incontrato anche alcuni ostacoli, tra cui proprio oggi quello della Lega di Serie A maschile, che inizialmente aveva votato contro la riforma, per poi chiedere di rivotare e stavolta approvare il progetto (i motivi del primo voto non sono stati chiariti, e il presidente della Lazio Lotito ha parlato di un “malinteso”).
Cosa cambia in Serie A
A livello pratico, i cambiamenti per il calcio femminile con il passaggio al professionismo sono gli stessi di cui già si era discusso nell’estate del 2021. Il primo noto è quello dei contratti di lavoro: le calciatrici potranno usufruire di un contratto colettivo che stabilisce stipendi più elevati (senza il tetto attuale, che è di circa 30.000 euro all’anno), la maturazione dei contributi pensionistici e altre tutele di tipo legale e sanitario, ad esempio quelle riguardanti i congedi di maternità.
Ci sarà quindi un ovvio aumento dei costi per i club, anche se al momento è difficile stabilire in quanto consisterà. Il sito specializzato L Football sostiene che il costo dei soli ingaggi delle giocatrici andrebbe a pesare sulle società per una cifra tra il 37 e il 58% in più rispetto a ora.
Questo non farà che accelerare un processo in corso già da tempo, con la sempre più forte presenza dei club maschili con una filiale femminile rispetto alle società che posseggono unicamente quest’ultima sezione: nell’attuale Serie A, solo il Pomigliano e il Napoli non sono legate a un club maschile professionistico. Molte di queste società hanno fatto la storia del calcio femminile italiano, ma negli ultimi stanno sparendo a causa dei costi di gestione sempre più alti.
I club comunque avranno anche alcuni vantaggi, alcuni già attivi: ad esempio, dal 2020 e fino alla fine del 2022 le società di calcio femminile hanno potuto usufruire di grossi sgravi fiscali, anche se non è chiaro se verranno approvate nuove norme dal 2023 in avanti, per favorire ulteriormente lo sviluppo del professionismo.
Inoltre, diventerà più facile ingaggiare giocatrici extracomunitarie, che potranno ottenere il permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Questo dettaglio è abbastanza importante, dato che in Nord e Sudamerica giocano molte giocatrici di alto livello che potrebbero essere attratte dagli stipendi italiani, contribuendo ad alzare il livello tecnico dei nostri club.
L’avvento del professionismo aprirà inoltre a un calciomercato vero e proprio, con la possibilità per i club di fare plusvalenze vendendo giocatrici cresciute nel settore giovanile o acquistate per poco. Se sfruttata a dovere, questa pratica potrebbe incentivare gli investimenti nel settore e la sua sostenibilità economica.
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