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Anche ieri sera partita così così per la Roma di José Mourinho, salvata all’ultimo minuto di recupero da un gol di Bryan Cristante, appena entrato, che ha evitato la sconfitta a Sassuolo. Partita caotica con finale caotico, in cui il tecnico giallorosso ha mischiato continuamente le carte un po’ come sta facendo da inizio stagione senza mai trovare davvero la quadra.

Quanti moduli diversi ha apparecchiato Mourinho in sei mesi alla Roma? Tantissimi, e non sempre ci ha azzeccato, anzi. Andiamo a vedere allora come se la sta cavando “The Special One”, semplicemente dal punto di vista dello schieramento tattico, senza entrare in compenso troppo nei dettagli.

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Inizio stagione: 4-2-3-1

E’ lo schema basico di Mourinho, quello che l’ha portato al Triplete con l’Inter e che ha cercato di replicare sempre nel corso del tempo, anche se con Porto e Chelsea era più abituato al 4-3-3, a seconda dei giocatori a disposizione.

Anche vedendo la rosa della Roma, ricca di qualità dal centrocampo in su, è stata la prima opzione dell’allenatore portoghese: Cristante e Veretout, poi tre fantasisti (Pellegrini, Zaniolo, Mkhytarian) dietro l’unica punta, Abraham. E per un po’ questo è andato bene, arrivavano le vittorie e persino lo spettacolo. Nessun infortunio, nessuna big reale affrontata, e anche in Conference League percorso netto.

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Poi, i primi infortuni sulla trequarti: a rotazione Pellegrini, Zaniolo e Mkhytarian. E l’impossibilità di trovare qualcuno capace di sostituire i tre fantasisti, se non garantendo un rendimento assai inferiore.

Da metà ottobre a metà novembre, il disastro, compreso l’agghiacciante 1-6 subito in Norvegia dal Bodo Glimt, col celebre sfogo di Mourinho contro una rosa ritenuta del tutto inadeguata.

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Difesa a 3, primo estratto

Il 7 novembre scorso per la prima volta Mourinho schiera la difesa a 3, in una partita del mezzogiorno della domenica contro il Venezia, un’avversaria teoricamente mai da sottovalutare.

Lo fa per rinforzare una difesa che comincia a imbarcare acqua, aggiungendo alla retroguardia quel Kumbulla che poche settimane prima era finito, dopo la débacle norvegese, sul banco degli imputati.

A tutta fascia sulla sinistra non c’è un terzino, ma nientemeno che El Shaarawy, e accanto ad Abraham in attacco l’uzbeko Shomudorov, pagato 18 milioni al Genoa in estate e diventato presto oggetto misterioso.

Al Venezia non pare vero di avere a che fare con una squadra così raffazzonata: gol istantaneo di Caldara, poi rimonta giallorossa prima dell’intervallo. Nella ripresa, in compenso, si rivede il museo degli orrori difensivo giallorosso: rigore trasformato da Aramu e 3-2 definitivo di Kiyine, in una prateria. Intanto Mourinho ha buttato dentro Carles Perez per Kumbulla, passando a un 4-4-2 ultra-offensivo, quasi un 4-2-4. Il risultato non cambierà.

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Difesa a 3, secondo estratto

L’allenatore della Roma, comunque, capisce che è meglio difendere a 3 che a 4 nonostante il ko in Laguna. Cambia solo gli interpreti, passando da El Shaarawy come esterno sinistro a tutta fascia, un po’ troppo offensivo, a Vina, un terzino.

Tralasciando lo 0-3 con l’Inter, dove Mourinho di fatto gioca con un 5-4-1 tra squalifiche e infortuni, possiamo dire che il capolavoro stagionale è il 4-1 con cui la Roma affossa l’Atalanta a Bergamo: 3-5-2, Zaniolo-Abraham davanti e cerniera composta da Mkhytarian-Cristante-Veretout.

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Manca Pellegrini infortunato, d’accordo, ma la sua assenza non si nota in questo undici col coltello tra i denti, trascinato da un grande Abraham. Quando rientra il centrocampista, però, è dura lasciarlo fuori e allora riecco il 4-2-3-1, è la famosa partita persa 4-3 in casa contro la Juventus, con la Roma rimontata e beffata proprio da un errore dal dischetto di Pellegrini.

Insomma, la coperta è irrimediabilmente corta, e in questo non aiuta nemmeno l’arrivo di un pupillo di Mourinho come Sergio Oliveira, che va ad occupare di fatto il ruolo di Veretout o Cristante.

Infortunio Zaniolo

Fonte immagine: @romanewseu (Twitter)

Difesa a 3, ultimo estratto

La realtà dei fatti è che la Roma ha un mucchio di giocatori “senza ruolo”, da Zaniolo a Mkhytarian, e che farceli stare tutti assieme è un’impresa. Manca una seconda punta vera da affiancare ad Abraham, e non esistono veri esterni per un 4-2-3-1, perché sono tutti fantasisti adattati.

Quindi il male minore è utilizzare i terzini più avanzati, e in questo rientra anche l’altro acquisto invernale giallorosso, quel Maitland-Niles che può farsi tutta la fascia senza problemi, a differenza di un Vina o addirittura di un El Shaarawy.

Mourinho quindi sembra aver deciso per una retroguardia a 3, con Mancini, Smalling e a questo punto Kumbulla visto il lungo stop di Ibanez. Davanti è stato ripescato Afena-Gyan dopo il miracoloso gol contro il Genoa, ma è in mezzo che sorgono i problemi, visto che il pareggio a Sassuolo è arrivato quando sono entrati Cristante e Veretout al posto di Oliveira e Vina, in un finale all’arrembaggio alla ricerca dell’ennesimo (poi arrivato) gol in extremis.

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La Roma ieri ha finito con 2-5-3 frutto della disperazione, dopo che i padroni di casa sembravano con in mano la partita. I giallorossi sono ottavi in campionato, fuori dalla Coppa Italia dopo una pessima prova contro l’Inter ai quarti, e come reale obiettivo hanno solo la Conference League.

Mourinho, che ogni volta sembra dare la colpa a qualcuno o a qualcosa (arbitro, assenze, rosa inadeguata da rifondare), dopo sei mesi non ha ancora trovato una quadra. E non si sa nemmeno cosa possa provare di nuovo che non abbia già tentato.

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