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L’eliminazione in Coppa Italia e le tante polemiche aprono una questione non da poco in casa Roma e Lazio: Mourinho e Sarri arma a doppio taglio?

I quarti di finale di Coppa Italia non sono certo un qualcosa in base al quale si può giudicare un’intera stagione. Però le pesanti sconfitte maturare rispettivamente contro Inter e Milan portano a più di una riflessione in casa Roma e Lazio. Due ko senza alcun’appello e due partite senza storia. E sullo sfondo ci sono due allenatori, Mourinho e Sarri, che, in estate, avevano acceso entusiasmo e fatto sognare, ma che, a distanza di mesi, sembrano quasi rivelarsi un’arma a doppio taglio.

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Mourinho e Sarri, differenze e punti di incontro

A ormai metà stagione si può dire che nessuno dei due tecnici ha inciso come ci si aspettava. Ovviamente appare chiaro ed evidente che ci siano delle differenze, in primis sul mercato. I giallorossi, anche nel mese di gennaio, hanno investito, portando nella Capitale Sergio Oliveira e Maitland Niles. Insomma, sommando ciò a quanto accaduto in estate, si può dire che Mou è stato, quantomeno in buona parte, accontentato. Eppure il tecnico portoghese, anche in uno sfogo che avrebbe fatto nel post gara contro l’Inter, avrebbe messo in evidenza i limiti dei suoi calciatori, definendoli senza attributi. Insomma, la sensazione è che, la presenza dello Special One, più che un fattore stia diventano un autentico boomerang. Un allenatore come lui, abituato a vincere, mal digerisce il gap con le prime della classe e i limiti, strutturali e tecnici, della rosa a disposizione. E la sua capacità dialettica di spostare l’attenzione e di individuare un nemico non sempre basta. Anzi pare quasi metter più a nudo un problema ben più grande.

Discorso diverso per Sarri, deluso da un mercato di gennaio fatto del misterioso Cabral e del già deludente Kamenovic. Il buon Maurizio si trova a fare i conti con una rosa a fine ciclo, con dei giocatori non funzionali al suo gioco e con tanti singoli non all’altezza di palcoscenici importanti. Dal punto di vista degli investimenti e degli acquisti dunque si parla di poli opposti. Eppure, alla fine Mau e Mou sembrano così diversi ma così uguali. Il tecnico biancoceleste sembra essere l’uomo di tutti i nodi che vengono al pettine. Tutti i nodi nascosti dalla gestione inzaghiana, ma fatti di campagne acquisti sbagliati e di rinnovi di contratto mai arrivati e troppo spesso rinviati (si legge Luiz Felipe). Problemi che di botto diventano macigni quando si cambia pagina e si potrà a uscire dalla comfort zone, dando uno sguardo un po’ più in là. E se a questo si aggiunge un uomo abituato a dire sempre quello che pensa si capisce come forse le diversità, sotto alcuni punti di vista, non sono poi  così tante.

Forse però ad accomunare l’ex Juve, Chelsea e Napoli al portoghese è il fatto che, con le dovute differenze, i due sembrano aver riportato Roma e Lazio alla realtà. Strano che chi doveva far sognare è colui che fa capire che la dimensione è quella di due squadre con un progetto da ricostruire e che forse hanno pensato che bastasse solo un allenatore per trasformare l’acqua in vino. Due squadre che al momento sembrano distanti anni luce dalle milanesi in vetta e sempre più in rampa di lancio. Perché a volte non basta un nome se non si hanno idee, progetti e lungimiranza. Anzi, a volta è proprio quel nome a rivelarsi arma a doppio taglio.

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