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Andare in MLS significa sparire dai radar del grande calcio: è questo l’avvertimento che Giovinco ha fatto a Insigne, dopo l’offerta del Toronto. Ma è davvero così?

“Dal punto di vista professionale deve mettere in conto che sparirà dai radar. Io ho perso Nazionale e visibilità“. Sono queste le parole con cui Sebastian Giovinco, che proprio al Toronto FC ha vinto uno storico scudetto e raggiunto una finale di Champions League, ha rivolto a Lorenzo Insigne, fortemente seguito dal club canadese.

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Da sempre il campionato statunitense MLS è ritenuto un rifugio per campioni sul viale del tramonto, dallo scarso prestigio, e forse inferiore anche a quello cinese (almeno fino a qualche anno fa), da cui comunque diversi calciatori sono tornati in Europa a buon livello. Ma le cose stanno davvero così?

Che visibilità dà la MLS?

Il caso di Giovinco resta particolare: quando, nel gennaio 2015, lasciò la Juventus per il Toronto FC, l’attaccante italiano non aveva il posto da titolare nei bianconeri (solo 11 partite complessive in mezza stagione, con una media di 21 minuti a partita), e anche se ancora a ottobre era sceso in campo con la Nazionale era partito da titolare in azzurro due volte in tre anni. Insomma, un profilo molto diverso rispetto a quello attuale di Insigne.

sebastian giovinco trofei al hilal

Fonte: @sebagiovincoofficial (Instagram)

Ma la MLS continua a non venire percepita come un torneo che possa arricchire un giocatore sotto il profilo tecnico, ma piuttosto un ricco dimenticatoio, nonostante dal 2015 a oggi si sia sviluppato molto. In questi anni, il campionato nordamericano ha lanciato una grande quantità di giovani interessanti arrivati in Europa (Busio, Tessmann, Reynolds, per citare quelli arrivati in Italia), ma in generale non è riuscita a esportare giocatori di altro genere.

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Negli ultimi anni, le principali cessioni del campionato di giocatori non statunitensi sono state dirette verso tornei non di primo piano (Hwang In-beom al Rubin Kazan, Gonzalo Martinez all’Al-Nassr), mentre l’unico acquisto fatto da un importante club europeo è stato quello del paraguayano Miguel Almiron da parte del Newcastle.

I casi di giocatori nel giro della Nazionale del proprio paese trasferitisi negli Stati Uniti nel pieno della propria carriera non sono molti (di solito tocca a figure come Blaise Matuidi o Chicharito Hernandez, non più sulla cresta dell’onda), per cui non è semplice capire cosa potrebbe effettivamente succedere a Insigne se dovesse accettare l’offerta del Toronto.

Il caso forse più simile è quello del brasiliano Oscar, che nel 2017, a 26 anni, lasciò all’improvviso il Chelsea per firmare con lo Shanghai SIPG. Ma anche in questo caso stiamo parlando di un giocatore che, all’epoca, non scendeva più in campo con la maglia della Nazionale da un anno e mezzo.

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insigne

Fonte immagine: profilo twitter @Azzurri

Sicuramente, la speranza del club canadese è quella di approfittare della riforma della MLS per un cospicuo aumento del giro d’affari del campionato, che possa così convincere sempre più star internazionali a scegliere il Nord America, spostando il baricentro del calcio mondiale. Ma sembra un discorso ancora molto prematuro, e difficilmente il solo acquisto di Insigne potrà cambiare il modo in cui l’Europa percepisce la MLS.

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