Torino-Genoa si porta dietro una storia recente fatta di partite clamorose: tra queste va annoverato il match del 2014, risolto da Cerci e Immobile in maniera rocambolesca
La stagione 2013/14 per il Torino sembra quella della rivalsa. La squadra, che arriva da anni di Serie B e anonimato, ha infilato un paio di salvezze risicate e, con Gianpiero Ventura in panchina, sta cercando di assestarsi nella massima serie.
Quell’anno però il tecnico ligure è riuscito a valorizzare Alessio Cerci, un talento mai totalmente sbocciato che Ventura aveva già gestito ai tempi del Pisa. Il romano è partito bene, con gol e assist decisivi, soprattutto per quello che si rivelerà il suo partner offensivo migliore di sempre.
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Infatti, quell’estate il Torino pesca il jolly sul mercato, facendo arrivare dalla Juventus Ciro Immobile. Il centravanti campano trova in Ventura un secondo mentore dopo lo Zeman di Pescara e, dopo un primo periodo di adattamento, comincia a timbrare con regolarità.
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Il Genoa, viceversa, sta vivendo una stagione turbolenta: mentre i granata ammiccano alla zona Europa League, infatti, i rossoblu arrancano nella metà bassa della classifica. Niente di preoccupante, ma il 13 aprile 2014 – allo Stadio Olimpico Grande Torino – servono tre punti per fare un ulteriore salto avanti in chiave salvezza.
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Sono queste quindi le premesse che portano a un Torino-Genoa che di spettacolo ne promette poco, ma parallelamente è anche carico di aspettative, da entrambe le parti. Mettiamoci il fattore punti, ma anche il fatto che tra le due tifoserie non corre buon sangue, ed ecco che il piatto è servito.
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Il primo tempo scorre via senza particolari sussulti: squadre speculari, zero occasioni, baricentri bassi col Toro che prova ad arrangiarsi come può, ma il muro ospite non permette a Cerci e Immobile di aggredire la profondità come Ventura vorrebbe.
Lo show di Cerci e Immobile
Anche il secondo tempo, per dirla tutta, non è granché. Solo che nel finale il Torino gestisce male una situazione difensiva e Gilardino, quasi incredulo, segna lo 0-1. Finita? Macché: nonostante mancino cinque minuti più recupero alla fine del match, il Torino si butta avanti alla ricerca del pareggio.
In maniera disordinata, al minuto 92 El Kaddouri ripulisce con intelligenza un pallone a centrocampo e arma Immobile, che lascia partire un tiro dalla distanza imparabile per Perin. Pareggio e palla al centro, ma non è finita.
Il Genoa batte e i granata si buttano in pressing: Gazzi, un onesto mestierante della categoria, si trasforma in Gattuso sradicando palla a un avversario e lanciando in velocità Cerci. Il numero 11 si sposta la palla sul sinistro e lascia partire una botta da fuori area che cade all’incrocio dei pali.
La gioia è incontenibile: Cerci si toglie la maglia e corre sotto la Maratona, i giocatori del Genoa sono distesi per terra disperati, Ventura urla e una bolgia granata esplode, accogliendo tre punti insperati e probabilmente immeritati.
Ancora oggi, questo Torino-Genoa è ben impresso non solo nella mente dei tifosi del Torino, ma anche dei protagonisti di quel giorno: Cerci, che lascerà a fine stagione, dedicherà al match addirittura un tatuaggio raffigurante il pallone che si infila in rete, con tanto di minuto di gioco.
Alessio CERCI & Ciro IMMOBILE – Torino F.C 2013-14 pic.twitter.com/7bc5JijFiS
— Old School Panini (@OldSchoolPanini) January 9, 2021
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