Mesut Ozil inizia oggi la sua prima stagione completa con la maglia del Fenerbahce, un club che lo riporta alle origini turche della sua famiglia
Può un ragazzo nato a migliaia di km di distanza sentirsi a casa in un luogo dove non ha mai effettivamente vissuto? Nel caso di Mesut Ozil la risposta è più che affermativa. A 32 anni il fantasista nato e cresciuto nell’industriale e produttiva città tedesca di Gelsenkirchen ha deciso di darsi l’ultima opportunità della sua vita di poter sentire sulla sua pelle cosa vuol dire giocare nel campionato turco, ossia quello del paese di suo padre Mustafa, che negli anni ’60 cavalcò l’enorme onda dell’immigrazione turca in Germania seguendo il suo di padre e giovanissimo si spostò da un paesino del Mar Nero alla regione della Ruhr, il motore pulsante dell’industria manifatturiera dell’allora Repubblica Federale Tedesca.
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Il kebab come premio
Cresciuto in un quartiere a maggioranza turca di Gelsenkirchen, il giovane Ozil crebbe fin da subito in una sorta di bolla culturale. In casa si parlava turco, si mangiava turco e si beveva chai, quella variante di té che spopola nel paese euroasiatico. Per di più, quando da adolescente si sfidava a calcio con i ragazzi del quartiere la posta in palio per chi vinceva era un kebab.
La dicotomia tra culturale locale e quella familiare ha sempre contraddistinto la vita del più talentuoso prodotto del vivaio dello Schalke 04, il quale oltre ad abbracciare la fede musulmana della sua famiglia ha sempre affermato l’esistenza di questa doppia personalità al suo interno: «La mia tecnica e il sentimento per il calcio provengono dal lato turco, invece, la mia disciplina, l’atteggiamento e il mettere la testa su cosa fare vengono dalla parte tedesca».
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Assorto a principale prodotto dell’immigrazione turca in Germania dal punto di vista calcistico, fin dal mondiale del 2010 Ozil ha rappresentato non solo l’anello di congiunzione tra turchi e tedeschi ma anche il modello di tanti giovani ragazzi teutonici che lo vedevano come un giocatore distinto.
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Mesut Ozil, genio dormiente
Dopo un triennio al Real Madrid nel quale, oltre ad alcuni assist impensabili, Ozil ebbe avuto un rapporto tormentato con José Mourinho, il passaggio all’Arsenal nel 2013 gli diede l’opportunità di esprimersi liberamente, grazie soprattutto alla visione idilliaca del calcio di Arsene Wenger.
Ma l’entrata in gioco di un tecnico quadrato come Mikel Arteta ha finito per affossare l’animo allegro di Ozil, il quale ha visto dunque la luce quando il Fenerbahce, gloriosa squadra turca, gli ha aperto le porte. Ora che inizia la sua prima stagione completa nella Super Lig, il nativo di Gelsenkirchen sembra essere tornato al futuro, soprattutto dopo la prima estate negli ultimi tre anni nella quale si è davvero dedicato a prepararsi fisicamente.
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Approdato al club “per il quale ho sempre tifato“, il fantasista mancino dovrà scrollarsi di dosso l’etichetta di genio dormiente. Ansioso di rivedere gente allo stadio e consapevole che il tifo dal vivo nel calcio turco è decisivo, Ozil ha davanti a sé un traguardo importante, ossia quello di riportare al trionfo in campionato il Fener, a digiuno di titoli da otto anni.
Finalmente in quella che ha sempre sentito la sua terra, come quando d’estate andava in vacanza dai familiari restati in Turchia, il più turco di Germania riparte da quella che ha sempre sentito la sua casa per l’ultima avventura della sua carriera calcistica.
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