Il Lille si porta a casa il primo titolo stagionale, il secondo in pochi mesi, ma la situazione societaria non è rosea quanto i risultati
Negli ultimi anni Amazon, il colosso americano capeggiato da Jeff Bezos, ha cominciato a produrre documentari a tema sportivo. Non è difficile pensare che, tra un All Or Nothing e l’altro, nei prossimi anni la multinazionale a stelle e strisce possa fare un pensierino sull’ultimo folle anno del Lille.
I Dogues, nonostante la crisi societaria che sta portando a un drastico ridimensionamento della gestione sportiva, hanno vinto la Supercoppa di Francia battendo in finale il PSG. Vero, era un PSG con tantissime defezioni. E sì, è vero anche che la squadra di Pochettino di recente ci ha abituati a vari suicidi sportivi.
Da dove riparte il Lille
Tuttavia, vedere il Lille festeggiare come se non stesse succedendo nulla ci riporta con la mente a qualche mese fa, proprio durante il testa a testa in Ligue 1 tra le due compagini. Era infatti inizio aprile quando, in piena crisi, la squadra allora allenata da Galtier si imponeva per 1-0 al Parco dei Principi grazie a un gol di Jonathan David.
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Lì, Burak Yilmaz e compagni capirono che potevano farcela soltanto isolandosi dalle questioni extracampo, vicende che poco c’entravano con ciò che riguardava la parte sportiva. Vincere la Supercoppa significa quindi dare un segnale forte all’intero movimento francese: nonostante il cambio in panchina e alcune cessioni dolorose, il Lille c’è.
C’è, certo, nonostante anche una situazione economica precaria: nel bel mezzo della scorsa stagione l’ormai ex proprietario del club, Gerard Lopez – oggi furbescamente accasatosi al Bordeaux, visto che alla fine tutto il mondo è paese – è stato forzatamente messo alla porta per via dei buchi di bilancio creati in poco più di due anni.
Chi aveva anticipato i soldi, JP Morgan e una costola del Fondo Elliott in primis, lo aveva escluso e dato via a un piano di rientro che doveva giocoforza passare per l’abbattimento del monte ingaggi più qualche sacrificio in uscita.
Il nuovo corso Gourvennec
Galtier ha anticipato le mosse del club e comunicato fin da subito che non avrebbe continuato la sua avventura nel nord della Francia. Al suo posto, a proposito di spending review, è arrivato Jocelyn Gourvennec, la cui esperienza più significativa è stata quella alla guida del Guingamp, col quale ha vinto miracolosamente una Coppa di Francia.
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Gourvennec non avrà il curriculum di Galtier ma si è dimostrato molto intelligente, non toccando troppo una macchina che aveva dimostrato di funzionare. Contro il PSG, nove undicesimi del Lille erano gli stessi della formazione tipo del predecessore, con le sole defezioni di Maignan – passato al Milan – e Renato Sanches, ancora out.
La squadra continua quindi sul filone tattico dello scorso anno. Un Lille basico, molto simile alla squadra di Galtier: 4-4-2 classico, pochi tocchi di palla e transizioni, con Djaló terzino bloccato e Reinildo ad appoggiare l’azione offensiva alla quale partecipano sempre sei o sette effettivi.
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L’incognita mercato
L’unico punto di domanda, vero e pesante, riguarda la possibilità che il Lille ceda qualche altro pezzo da novanta. gli indiziati potrebbero essere il difensore Zeki Celik, capace di fare il terzino e il centrale, Jonathan David ma soprattutto Sven Botman, centrale 21enne olandese per il quale mezza Europa stravede.
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E, contestualmente, è difficile capire quali potrebbero essere le eventuali manovre in entrata. A pochi giorni dall’inizio del campionato il Lille, in tal senso, è ancora in alto mare a tal punto che non ha ancora effettuato alcun acquisto. Un bel problema, anche in vista della Champions League.
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