Combin e il Milan: il ricordo di quella drammatica finale contro l’Estudiantes. Una partita che ha segnato per sempre i calciatori rossoneri e soprattutto l’ex attaccante francese. Questo il suo ricordo di quella incredibile guerra.Â
In questi giorni è in onda su Sky Sport uno splendido documentario firmato Matteo Marani. “Il Rosso e il Nero”, il titolo dell’opera. Come si può intuire dai colori, è una storia che riguarda il Milan, in particolare un evento che ha segnato profondamente il mondo del calcio e non solo il club. Si parla della Coppa Intercontinentale del 1969, quella che la squadra di Nereo Rocco giocò contro l’Estudiantes.
Oggi c’è il Mondiale per Club, all’epoca invece il trofeo si giocava in due partite, andata e ritorno. In campo, ovviamente, la squadra vincitrice della Coppa dei Campioni e quella della Copa Libertadores. I rossoneri ci arrivarono grazie al successo raggiunto quell’anno contro l’Ajax di Johann Cruijff in finale. Era il Milan di Gianni Rivera, di Pierino Prati, di Cudicini, di Lodetti e Trapattoni. Insomma, una squadra incredibile allenata da uno degli allenatori più forti della storia del calcio italiano.
Combin, dalla Juve al Milan grazie a Rocco
Rocco era tornato al Milan da poco dopo l’esperienza al Torino. Proprio con i granata aveva voluto fortemente con sé Nestor Combin, un attaccante ex Lione, portato in Italia dalla Juve, considerato non all’altezza di un campionato importante come quello della Serie A. Invece, il Paron lo acquistò dal Varese, dopodiché lo portò anche al Milan. Partito Hamrin, direzione Napoli, al Milan serviva un’altra punta da alternare con Sordina.
Ecco quindi Combin, naturalizzato francese ma di origini argentine. Che segnò uno dei tre gol che il Diavolo rifilò all’Estudiantes nella partita d’andata a San Siro (22 ottobre 1969) nella finale della Coppa Intercontinentale. Il ritorno si sarebbe giocato alla Bombonera, a Buenos Aires, proprio nella sua Argentina. Mai avrebbe pensato che quella sarebbe stata la partita più difficile della vita.
Caccia all’uomo
Non fu una partita di calcio, ma una vera e propria caccia all’uomo. L’Estudiantes, infatti, spinto anche da tutto lo stadio, scese in campo con un solo obiettivo: far male agli avversari. Una serie infinita di falli, due espulsioni e risse continue. Uno spettacolo macabro.
E ad avere la peggio fu proprio Combin, che aveva un altro motivo per alimentare l’odio degli avversari: le sue origini argentine. “Picchiavano tutti, soprattutto me“, ha raccontato poi l’ex attaccante. E continua: “Hanno iniziato a sputarmi addosso, a darmi calci da tutte le parti. Sinceramente, pensavo mi uccidessero. Mi guardavano come fossi un delinquente, invece i criminali erano loro“.
Nel frattempo la partita scorre: il Milan va in vantaggio 1-0 con gol di Rivera (dribbling sul portiere e poi palla in rete con una tranquillità che irrita ancor di più gli avversari). Il timore dei calciatori rossoneri sale, e questo diventa evidente. Perché non è più solo paura sportiva e calcistica; è la paura vera, quella di farti del male sul serio o addirittura di morire.
E l’Estudiantes pareggia e poi segna il 2-1, che sarà il risultato finale. Il Milan sarà comunque campione grazie al 3-0 dell’andata. L’esultanza in campo è subito fermata dagli avversari che, senza alcun motivo, non contenti di aver picchiato per novanta minuti di partita, cercano la rissa.
Torniamo a Combin, però, perché per lui è stata una partita a parte. Durante il match si becca una gomitata dritta in volto: è una maschera di sangue, tanto il rosso ha sostituito il bianco della maglia e dei pantaloncini della divisa. E’ costretto ad uscire in barella e le immagini raccontano davvero una scena di guerra.
L’arresto di Combin
La partita finisce, il Milan ha vinto ma è scosso. Per fortuna adesso si ritorna a casa ma… Pr Combin è na giornata ancora molto lunga. Mentre sono sul pullman per lasciare lo stadio, interviene la Polizia per arrestare Combin. Sì, esatto, lo arrestano. E perché? Il motivo è legato ancora una volta al suo passato in Argentina. Nel 1963 fu chiamato a svolgere il servizio militare in Argentina ma lui non rispose perché era già in Francia, aveva ottenuto la cittadinanza e avrebbe svolto il servizio lì.
Prima di arrivare al Milan, Combin non aveva comunicato il tutto al Governo argentino. I rossoneri, prima di recarsi lì, avevano sistemato tutto spedendo i documenti necessari all’Ambasciata. A quanto pare, però, forse ancora infastiditi per la sconfitta, le forze dell’ordine procedettero comunque all’arresto. Qualcosa era andato storto, oppure qualcuno lo ha fatto di proposito.
Grazie all’intervento della società Milan, del governo italiano e di quello argentino, alla fine Combin fu rilasciato (invece, furono arrestati per 30 giorni Aguirre Suarez e Manera, due calciatori dell’Estudiantes). L’attaccante credeva di dover tornare in Italia da solo, invece la squadra decise di aspettarlo in aeroporto: “Trovai i miei compagni ad aspettarmi con una torta gigante e lo champagne. Tutti gridavano il mio nome, piangevo come un bambino ma da un occhio solo… La vera vittoria fu tornare a casa“. Quanto successo fece molto scalpore in Italia e anche in Argentina. Da quel momento si è iniziato a pensare di giocare questa coppa in campo neutro e in una singola partita.