Bruno Fernandes è stato uno dei giocatori più determinanti a livello mondiale, nelle ultime stagioni, eppure agli Europei è stato finora un fantasma
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153 minuti in campo in due partite, nessun gol e nessun assist: sembra davvero strano attribuire questi dati a Bruno Fernandes, un giocatore che nell’ultimo anno e mezzo ha trascinato il Manchester United con numeri da record.
Solo per fare un esempio, la sua ultima stagione coi Red Devils si è conclusa con 28 reti e 17 assist, a cui si somma un ruolo assolutamente dominante a livello sia tecnico che carismatico all’interno della squadra. Invece, nelle prime partite degli Europei è apparso appannato e fuori dal gioco, ricevendo anche critiche illustri: quelle del suo connazionale José Mourinho.
Un Europeo sotto tono
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“Il Portogallo è in grado di battere chiunque, ma solo se gioca in undici: in queste due partite, Bruno Fernandes era in campo ma non giocava“. Mourinho è andato dritto al sodo, nell’intervista rilasciata a TalkSport, pur precisando che l’ex-giocatore di Novara, Udinese e Sampdoria è un elemento “dall’incredibile potenziale”.
Però è sotto gli occhi di tutti che il centrocampista lusitano non sta vivendo un Europeo soddisfacente, e il match di stasera contro la Francia rischia di segnare l’addio del Portogallo alla competizione. Con una squadra assolutamente di primissimo livello e alcuni dei giocatori più forti al mondo nella propria rosa (oltre a Bruno Fernandes, Cristiano Ronaldo, Ruben Dias, Bernardo Silva), questo sarebbe un risultato assolutamente deludente.
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Fino adesso l’impatto di Bruno Fernandes sulla Nazionale è stato praticamente nullo, nel torneo, ma in generale nel Portogallo l’asso del Manchester United non ha mai brillato come nei club. Eccezion fatta per la doppietta più assist nell’amichevole pre-Europeo contro Israele, Bruno Fernandes non segna in Nazionale dal novembre 2019, ovvero da 11 partite.
I motivi delle difficoltà di Bruno Fernandes
Le motivazioni sono probabilmente variegate. Innanzitutto, il suo ruolo in Nazionale: Fernando Santos è stato molto bravo a valorizzare un Portogallo di outsider, con alcuni validi elementi tecnici e tanti calciatori onesti; ma dal titolo del 2016 sono passati cinque anni, e oggi la squadra ha un tasso tecnico di altissimo livello, che richiede un tipo di gioco molto più propositivo rispetto a quello praticato dall’attuale ct.
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Bruno Fernandes si ritrova così molto sacrificato in Nazionale: a volte viene schierato da mezzala, altre da estrerno offensivo, quasi mai alle spalle della punta (che poi è una punta atipica, essendo Cristiano Ronaldo). Non è mai, quindi, in una posizione a lui congeniale e in cui il suo gioco possa essere decisivo per le sorti della squadra.
A ciò si aggiungono probabilmente delle motivazioni atletiche. Nell’ultima stagione ha giocato complessivamente 70 partite, 58 col club e 12 con la Nazionale: è uno dei calciatori maggiormente impiegati a livello continentale, anche grazie a una tenuta fisica veramente eccezionale, che lo ha tenuto al riparo da gravi infortuni. Ma in un’annata così dispendiosa, è naturale che possa accusare la fatica arrivato ormai a fine giugno.
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Un ultimo aspetto è poi anche quello caratteriale: Bruno Fernandes ha iniziato a diventare devastante quando, allo Sporting Lisbona, gli sono state affidate le redini della squadra. Si è trasformato in un calciatore totale e in un leader assoluto, qualità che ha trasportato al Manchester United ma che faticano ad imporsi nel Portogallo, dove quel ruolo è occupato da Cristiano Ronaldo, notoriamente un leader egocentrico e totalizzante. Dalla capacità di integrare Bruno Fernandes in questa squadra passano quasi tutte le possibilità dei lusitani di proseguire la loro avventura continentale.
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