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Berti Vogts è entrato nella storia degli Europei con un curioso record: è l’unico ad aver vinto il trofeo sia da giocatore che da allenatore.

Nella lunga storia degli Europei, solo una persona è riuscita a vincere il prestigioso trofeo sia da calciatore che da allenatore. Il profilo in questione è quello di Berti Vogts, dinamico difensore della Nazionale tedesca, che ha prima conquistato da calciatore la competizione, e poi ha guidato la sua Germania al successo anche da allenatore. Un risultato sensazionale, che ritaglia a Berti Vogts un posto di rilievo nella storia degli Europei.

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Chi era Berti Vogts

Il 30 dicembre 1946, in piena seconda guerra mondiale,, in un paesino dell’est della Germania, Büttgen, nasce Berti Vogts. I primi passi nel mondo del calcio avvengono proprio nella squadra del suo paese, prima di passare al Borussia Mônchengladbach nel 1964, ad appena 18 anni. 

In bianconero Vogts vive anni spettacolari, sull’onda del successo del Gladbach. Da terzino destro diventa una colonna dei tedeschi, rimanendovi fino al 1979, anno del suo ritiro, e vincendo ben cinque campionati e due Coppe UEFA. Con la fascia di capitano al braccio. 

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Il piccoletto Vogts era guardato con sospetto. Troppo leggero per fare il terzino secondo molti, sicuramente lontano dallo strapotere fisico insito nella genetica teutonica. Sopperisce però alla mancanza di struttura fisica con un grandissimo senso tattico che lo rende molto forte nel tackle in anticipo.

Da calciatore Vogts si toglie tantissime soddisfazioni, vincendo tanto col Gladbach e aggiudicandosi anche un Europeo e un Mondiale con la Germania. La sua finale nel 1974 contro l’Olanda di Cruijff è leggendaria, col fenomeno olandese che fatica tantissimo a liberarsi della morsa del terzino tedesco. Anche grazie al suo lavoro, i teutonici battono i tulipani, laureandosi campioni del mondo.

Euro 1972

Due anni prima del trionfo mondiale però, per la Germania c’è la vittoria nell’Europeo. Nel 1972 la kermesse estiva si gioca nel vicino Belgio. Le partecipanti, oltre ai teutonici e ai diavoli rossi, sono l’URSS e l’Ungheria.

Nell’ultimo turno delle qualificazioni all’Europeo, la Germania supera brillantemente l’Inghilterra, imponendosi con un secco 3-1 a Wembley e pareggiando 0-0 al ritorno. I teutonici strappano così il pass per la competizione, incrociando nella semifinale di Anversa i padroni del calcio del Belgio. I tedeschi s’impongono col risultato di 2-1, grazie a una doppietta del leggendario Gerd Müller, mattatore assoluto della competizione.

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In finale poi la Germania si sbarazza dell’URSS con un rotondo 3-0, firmato da un’altra doppietta di Müller e dalla rete di Wimmer. Il 19 giugno 1972 all’Heysel, scenario che anni dopo diventerà tristemente famoso per la strage dei tifosi della Juventus, la Germania si laurea campione d’Europa per la prima volta nella sua storia.

Di quell’Europeo, Berti Vogts non gioca nemmeno un minuto. Fa parte della spedizione, ma guarda dalla panchina i compagni. Un successo da attore non protagonista, nemmeno da comparsa in realtà. È comprensibile quindi la voglia di ascrivere il proprio nome nella storia della competizione, nel migliore dei modi.

https://www.youtube.com/watch?v=h5hEKVKBiGA

Euro 1996

Gli Europei del 1996 si giocano in Inghilterra. Per la prima volta la manifestazione viene allargata a 16 squadre. Un primo passo verso il business delle televisioni e il culto dello spettacolo. Alla guida della Germania, reduce dal deludente mondiale americano, c’è proprio Berti Vogts, nominato allenatore in prima dei teutonici da dopo Italia 90, al termine di dieci anni alla guida delle giovanili tedesche e dell’esperienza come secondo di Beckenbauer nel mondiale italiano.

La Germania di Vogts viene da due grandi delusioni: la finale persa clamorosamente con la Danimarca nel 1992 e l’eliminazione prematura ai mondiali americani, nei quarti di finale contro la Bulgaria del leggendario Stoichkov. L’europeo inglese inizia benissimo, con i teutonici che superano il proprio girone raccogliendo 7 punti grazie alle vittorie contro Repubblica Ceca e Russia e al pareggio a reti inviolate contro l’Italia.

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Nei quarti di finale la Germania si libera della Croazia vincendo 2-1 grazie alle reti di Klinsmann e Sammer. Un match viziato dalle polemiche circa la condotta arbitrale dello svedese Sundell, accusato di aver favorito i tedeschi espellendo in maniera immotivata Stimac e non ravvisando un fallo nell’azione del gol di Sammer. Una Germania brutta supera così la Croazia, in maniera controversa, e approda in semifinale.

All’Old Trafford la squadra di Vogts è attesa dalla sfida con i padroni di casa. Una sfida che parte con le scintille, con le firme di Shearer e Kuntz in appena 15 minuti, ma si spegne e termina con l’errore decisivo di Southgate nella sequenza dei rigori, che proietta la Germania in finale. Un altro match sporco vinto dai teutonici, da una squadra poco brillante e contornata da un ambiente a dir poco ostile, con i media inglesi che avevano rievocato la finale di Wembley del 1966, e raffigurato in maniera abbastanza macabra Gacoigne e Pearce con gli elmetti della seconda guerra mondiale. 

Trionfo

La Germania approda dunque in finale e Berti Vogts, come quattro anni prima, ha la grande occasione di entrare nella storia degli Europei come unica persona a vincere il trofeo sia da giocatore che da allenatore. Al pari di quattro anni prima, davanti ai teutonici c’è un’outsider: la Repubblica Ceca.

La finale è la summa di un Europeo che dal punto di vista tecnico ha detto veramente poco. La Germania, spenta e colpita dagli infortuni, riesce ad avere la meglio su una Repubblica Ceca afflitta da una terribile ansia da prestazione. La mano vincente è quella di Vogts, che con la sua squadra sotto di una rete inserisce Oliver Bierhoff, che prima pareggia al 73’, poi realizza il Golden gol con cui regala la vittoria ai suoi.

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Una notte di prime volte. Per la prima volta una finale di un Europeo viene decisa da un Golden gol. Per la prima volta si gioca una finale tra due squadre che si sono già affrontate in un atto conclusivo della manifestazione. Germania-Repubblica Ceca è infatti una sorta di remake della finale del 1976, vinta dalla Cecoslovacchia (di cui la Repubblica Ceca è l’erede geografico) contro i teutonici grazie al mitico rigore di Panenka. Per la prima volta, soprattutto, un giocatore che in carriera ha vinto l’Europeo alza la coppa anche da allenatore. E stavolta Vogts lo fa da grande protagonista.

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