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Il Venezia di Paolo Zanetti ha ottenuto a sorpresa la promozione dopo una stagione importante. Ma come andò l’ultima volta dei lagunari in Serie A?

Il pareggio casalingo contro il Cittadella, ottenuto nei minuti di recupero giocando un’ora con l’inferiorità numerica, ha regalato al Venezia la promozione in Serie A. Un gradito ritorno, quello dei lagunari, a 19 anni dall’ultima volta, ma anche una risalita meritata dopo tante sofferenze e un campionato da assoluta protagonista.

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Dopo anni di Serie C, il fallimento e la risalita in cadetteria, il Venezia in tre anni ha centrato l’obiettivo dichiarato della proprietà americana, che andrà quindi ad aggiungersi a quelle di Roma, Fiorentina e Spezia, con un progetto importante il cui prossimo step sarà quello di intervenire sullo stadio Penzo per far sì che gli arancioneroverdi possano giocare le partite casalinghe a Sant’Elena.

Come andò l’ultima Serie A del Venezia

Ma come andarono le cose durante l’ultima volta in Serie A del Venezia? Il nastro va riavvolto di quasi vent’anni e stoppato alla stagione 2001/2002, quando la compagine allora di proprietà di Maurizio Zamparini risalì nella massima categoria dopo la retrocessione dell’anno prima.

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Infatti, negli occhi dei tifosi c’erano ancora i gol di Maniero e gli assist di Recoba, arrivato il Laguna per caso, ma dopo una salvezza tranquilla e la cessione dei big fu complicato mantenere la categoria. Così Zamparini si affida a un giovanissimo Cesare Prandelli, che riporta il Venezia in A ma, una volta cominciata la stagione, dura solo cinque partite.

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Al suo posto subentra Alfredo Magni, prima come allenatore a interim e poi, dopo la parentesi Sergio Buso, termina la peggior stagione di sempre del Venezia in Serie A. La squadra, la cui rosa ha deficit qualitativa evidenti, termina con 18 punti frutto di sole tre vittorie – contro Udinese, alla quindicesima, Torino e Fiorentina, grazie alle reti di Maniero e Valtolina – 9 pareggi e addirittura 22 sconfitte in un campionato il cui format era ancora pensato a diciotto squadre.

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I protagonisti di quel Venezia

Come detto, la rosa di quel Venezia non era granché e, col senno di poi, si può affermare con certezza che Zamparini stesse già progettando il trasferimento in blocco verso Palermo avvenuto solo due anni dopo. La stella della squadra era Filippo Maniero, un centravanti dalla carriera più che discreta, i cui 18 gol non bastarono per alimentare le speranze di salvezza dei lagunari.

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A centrocampo, le chiavi della regia erano affidate allo svedese ex Bari Daniel Andersson, direttore delle operazioni in un 4-4-2 di scuola sacchiana che prevedeva la presenza di due esterni molto offensivi, scelti a seconda della partita tra Fabian Valtolina, Mario Santana e Ighli Vannucchi. In difesa si disimpegnavano Stefano Bettarini, Kewullay Conteh e soprattutto Fabio Bilica, scovato in Brasile da Zamparini qualche anno prima.

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Ma, quell’anno, non andò bene proprio nulla, men che meno le scommesse arrivate dall’estero. Dopo averci provato con il giapponese Nanami, il Venezia pescò addirittura in Qatar il centrocampista Marcone, che alla fine il campo non lo vide mai, alla pari del mediano uruguayano Pablo Garcia, scarto del Milan, e del trequartista argentino Matias Donnet. L’anno dopo, in B, comincerà il declino del Venezia, che di lì a poco fallirà. Ma questo, per fortuna, è solo il passato. Fastidioso, ma passato.

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