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Squadra giovane e talentuosa, guidata da un allenatore dal futuro assicurato: a 22 anni dall’ultimo successo, lo Sporting Lisbona ha vinto il titolo in Portogallo

Ci sono voluti diciannove anni, ma alla fine la maledizione è stata spazzata via. Lo Sporting Lisbona è campione di Portogallo al termine di una stagione letteralmente dominata: a pochi turni dal termine, infatti, i Leoni dell’Alvalade si sono aggiudicati un titolo voluto, cercato e conquistato con grande sacrificio senza perdere nemmeno una partita.

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Nel vero senso del termine: infatti, scorrendo la classifica della Liga NOS, si vede lo 0 nella casellina delle sconfitte, che sottolinea un percorso netto e lineare con Ruben Amorim in regia e una squadra, in campo, in grado di lasciare agli avversari soltanto le briciole. Quasi vent’anni dopo, quindi, sulla sponde verde della capitale portoghese si può festeggiare.

Sporting, una festa storica

Fuori dallo stadio di casa, dove lo Sporting ha battuto nel match decisivo il Boavista, centinaia di fan si sono radunati per festeggiare assieme il traguardo tanto atteso. Non sono mancati momenti di tensione con la polizia né, tanto meno, sono state seguite pedissequamente le norme che il governo portoghese ha imposto per combattere la pandemia.

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Ma, e nessuno ce ne vorrà, l’epilogo era quasi inevitabile: “Ci dicevano che saremmo scoppiati al massimo a Natale – ha dichiarato, in lacrime, il leader Joao Palinha – e invece abbiamo dimostrato a tutti di che pasta siamo fatti”. Il faro del centrocampo dello Sporting, una delle tante scommesse vinte da Ruben Amorim, ha dato il là all’azione culminata con il gol vittoria di Paulinho, ex Braga e anche lui grande pupillo del tecnico.

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“Non ci sembra vero” commenta qualcuno fuori dall’Alvalade. In effetti, l’ultimo Sporting campione – quello della stagione 2001/02 – passò alla storia per i 41 gol stagionali di Mario Jardel e per tutta una serie di calciatori che, messi insieme, sembravano più una squadra di un gioco manageriale che non frutto delle decisioni di una dirigenza.

La mano di Amorim

Inutile dire che Ruben Amorim è l’architetto di un titolo insperato ma anche voluto e programmato. Arrivato poco più di un anno fa, con lo Sporting che pagò oltre 10 milioni di euro per strapparlo a stagione in corso al Braga, l’ex centrocampista del Benfica ha cambiato filosofia e mentalità a un ambiente ormai assuefatto al ruolo della vittima sacrificale.

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La sua impronta è stata chiara fin da subito: i primi mesi li ha usati per delineare una strategia percorribile, poi, in questa stagione, il suo Sporting è partito come un treno e nessuno è stato in grado di fermarlo. La superiorità in campo è stata a tratti schiacciante, nonostante i tanti ragazzini impiegati da Amorim al quale, parallelamente, era stato chiesto di valorizzare i prodotti del vivaio sportinguista.

pedro gonçalves

Fonte Immagine: @sportingclubedeportugal (Instagram)

Giovani e forti

La rosa dello Sporting non supera i 26 anni di età, una media alta se contestualizzata alla Liga NOS, ma nemmeno tanto se si considerano le varie formazioni mandate in campo da Amorim, turno dopo turno. Infatti, dati Transfermarkt alla mano, l’età media dell’undici titolare ha sempre ondeggiato tra i 23 e i 25,5 anni, regalando tantissimi spunti di discussione in tema di talento.

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Il totale, Amorim ha impiegato tre calciatori nati nel 1998, tre del 1999, un 2000, due del 2001, tre del 2002, un 2003 e un 2005. Tra i top, va segnalato Pedro Gonçalves, trequartista che ha preso il posto del partente Bruno Fernandes. Di lui sentiremo parlare molto presto, alla pari del centrocampista Daniel Bragança e dei due terzini, Nuno Mendes – piace già a mezza Europa – e Pedro Porro, spagnolo di proprietà del Manchester City.

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Dietro, invece, si sono messi in mostra Eduardo Quaresma e Gonçalo Inacio, entrambi giovani ma capaci di sfoderare prestazioni di livello assoluto. Il più giovane? Dario Essugo, 16 anni compiuti a marzo: Amorim lo ha mandato in campo contro il Vitoria Guimaraes, facendone il più giovane debuttante nella storia dello Sporting. Lui, in lacrime, si è goduto il momento, in attesa di riviverne molti altri.

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