I rapporti con gli Emirati Arabi Uniti avrebbero convinto il Manchester City a lasciare la Superlega. E ora la FA lavora per annullare ogni possibile scissione futura
Nei giorni in cui si è parlato (tanto) di Superlega, c’è un argomento che ha unito in particolare tutti i media e i tifosi contrari al progetto: il concetto di meritocrazia. Perché competere se, là in alto, c’è un sistema chiuso a tal punto che raggiungerlo è quasi utopico?
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Il resto è storia recentissima: il fallimento dichiarato, per quanto momentaneo, ha fatto sì che l’allarme rientrasse, ma questa vicenda è ovviamente destinata a scoperchiare altarini che potrebbero avere ripercussioni importanti sul mondo del calcio.
Superlega e politica: il caso Regno Unito
Per esempio, in queste ultime ore è uscita un’indiscrezione che, se fondata, spiegherebbe molto cose sul ritiro immediato dei club inglesi dal progetto Superlega. Secondo quanto riportato dal quotidiano londinese Times, l’inviato speciale del governo britannico per il Golfo, Lord Udny-Lister, avrebbe informato gli Emirati Arabi Uniti che un’eventuale partecipazione al torneo del Manchester City avrebbe incrinato i rapporti tra i paesi.
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Per questo motivo i Citizens sarebbero stati praticamente i primi a tirarsi indietro, a meno di 48 dalla firma su un accordo che, secondo il presidente del Real Madrid Florentino Perez, sarebbe vincolante. Troppo rischioso, quindi, creare un caso diplomatico tra il Regno Unito e Abu Dhabi, città dalla quale arriva la famiglia dello sceicco Mansour bin Zayed Al-Nahyan, che oltre a coltivare i rapporti tra i due paesi è anche il fratello del presidente degli Emirati Arabi Uniti.
Basta Superlega: gli inglesi si cautelano
In questi giorni la Football Association si riunirà in una assemblea straordinaria, alla quale parteciperanno anche i club “scissionisti”, all’interno della quale si discuteranno alcune modifiche allo statuto. Tra queste, ci sarà una nuova norma seconda la quale le società inglesi non potranno più partecipare a competizioni non affiliate alla FA o alla UEFA, ritenute quindi non ufficiali.
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Inoltre, per venire incontro alla necessità di incassare qualche soldo in più, all’ordine del giorno ci potrebbero essere le prime ipotesi di un’annessione alla Premier League di Rangers e Celtic, le due superpotenze scozzesi che da tempo bramano l’approdo in Inghilterra, alla pari delle gallesi Cardiff e Swansea. D’altronde, anche la Scozia – volenti o nolenti – fa parte del Regno Unito, almeno fino a quando non si terrà il famoso referendum. A proposito di politica.
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