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Pensato, cercato, studiato: il progetto Agnelli Superlega era solo una questione di tempo. Perché il presidente juventino è centrale in questo nuovo sodalizio

Nella notte tra domenica 18 e lunedì 19 aprile la Juventus, tramite i propri canali social e parallelamente sul proprio sito ufficiale, ha annunciato che parteciperà alla neonata Superlega, torneo ufficializzato poche ore fa il cui annuncio sta facendo discutere molto, provocando reazioni anche molto forti tra le leghe, le federazioni, la UEFA e l’ECA.

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Tra i fautori del progetto c’è anche Andrea Agnelli, che nell’organigramma della Superlega ricoprirà il ruolo di vicepresidente, all’ombra di Florentino Perez e al fianco di un’altra serie di presidenti delle società che hanno deciso di intraprendere questa nuova avventura imprenditoriale. Un torneo privato per aziende private, che porterà verso un distaccamento totale da una certa tipologia di fare calcio. E, in tal senso, il binomio Agnelli Superlega è stato fondamentale.

agnelli superlega

Fonte immagine: profilo Ig @juventus

Obiettivo raggiunto

Per poter consolidare questo status Andrea Agnelli ha dovuto rinunciare alla carica di presidente dell’ECA, l’unione europea dei club, e a quello di consigliere della UEFA, ruolo che negli anni gli ha permesso di sedersi a tavoli importanti nonostante la Juventus non abbia messo insieme risultati così sorprendenti in campo internazionale. Nonostante ciò, la mente imprenditoriale di Agnelli è riconosciuta e il fatto che, fino a oggi, non sia stato fatto nulla verso un evidente conflitto di interessi fa pensare.

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Che per Agnelli Superlega e una nuova creazione di un torneo che permettesse di aumentare il fatturato fossero delle priorità, d’altronde, si sapeva, tanto è vero che il presidente della Juventus è stato sempre molto freddo verso la proposta della nuova Super Champions League avanzata dalla UEFA, che dal 2024 avrebbe cercato di rimodulare il calendario in modo tale da dare più match competitivi aumentando così gli introiti e accontentando le cosiddette big.

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Ora, invece, il presidente Ceferin si ritrova a lottare contro un organismo potente, perché la Superlega annovera, oltre ad Agnelli, tutti i proprietari di club più ricchi al mondo e, se è vero che un domani si andrà verso un atteggiamento più diplomatico da entrambe le parti, è altrettanto giusto rimarcare come le aderenti alla Superlega non abbiano necessariamente bisogno di altre componenti, mentre la UEFA sì.

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Agnelli Superlega, la forza di un progetto

Ed è proprio su questo che Agnelli Superlega e tutto ciò che ne consegue diventano un caso da studiare. Perché dietro a una proposta di calcio esclusivamente per ricchi c’è una richiesta di attenzione da parte dei club, dei quali Agnelli spesso si è fatto portavoce. Nel calcio di oggi, con le prerogative che si pongono aziende di caratura mondiale, evidentemente la gestione della UEFA non viene ritenuta adatta alle esigenze delle big.

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Agnelli ne ha approfittato e farà cassa con un discreto gruzzoletto, che lo aiuterà in un periodo in cui la Juventus è ormai diventata una macchina da plusvalenze, con la continua esigenza di puntellare un bilancio costantemente da monitorare e pochi introiti, anche a causa di una pandemia mondiale improvvisa, per farlo.

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Di certo, Agnelli questa volta può davvero far saltare il tavolo del calcio internazionale, grazie a manovre calcolate e alleanze strette in maniera strategica, come per esempio quella con Florentino Perez del quale il numero uno juventino sarà il braccio destro anche in questa nuova avventura derubricata sotto la voce calcio del futuro.

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