Che cosa farà Cristiano Ronaldo dopo le polemiche delle settimane scorse? Il Real Madrid potrebbe simboleggiare una nuova sfida per lui. E per chi ha visto la docu-serie The Last Dance, qualcosa pare famigliare
Ad una settimana dall’eliminazione della Juventus in Champions, ad opera del Porto, c’è una domanda che resta aperta nonostante il riscatto immediato e carico di hybris in campionato: quale sarà il futuro di Cristiano Ronaldo? È lecito pensare che se lo stia domandando la dirigenza juventina – che in occasione del suo acquisto si indebolì perdendo Marotta -, ma è altrettanto probabile che Cristiano, anzi l’azienda CR7, stia facendo le proprie valutazioni.
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Quando due estati fa Ronaldo lasciò il Real Madrid lo fece perché, al pari di Zidane, considerava concluso il suo ciclo blanco. Scelse un campionato nuovo e ambizioso, uno stadio che lo aveva applaudito e una squadra che aveva affrontato più volte, mettendolo in difficoltà e alla quale mancava poco, o forse qualcosa di più, per affermarsi in Europa.
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Quel qualcosa di più era lui, Cristiano. Nel ritorno degli ottavi di finale di Champions League di due stagioni fa, abbiamo assistito alla miglior versione bianconera di Ronaldo, e non solo per la tripletta realizzata. Contro l’Atletico Madrid, Ronaldo era quello che caricava i compagni, li spronava a credere alla rimonta, li convinceva persino di essere giocatori migliori, più forti.
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Andatevi a rivedere le prestazioni di Spinazzola, o di Bernardeschi, quella sera. Lo stesso Bernardeschi che dopo la discutibile espulsione di Ronaldo contro il Valencia nel girone eliminatorio va da lui per dirgli: “non preoccuparti, sei il più forte di tutti”. Cosa è successo poi? Ronaldo non è cambiato come giocatore. Continua a fatturare numeri incredibili, gol, prodezze.
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Ci mostra l’orecchio perché alla prova dei numeri, dei dati, è inattaccabile. L’azienda va, produce, può prendersi una pausa il martedì e ripartire con una tripletta la domenica. Ma come spesso accade, i dati non sono l’unico metro di valutazione, ed è piuttosto banale affermare che tre gol contro il Cagliari non ne valgano uno contro il Porto.
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Ricordi il Cristiano Ronaldo contro l’Atletico?
Rispetto alle premesse, lo scenario è cambiato: Ronaldo – così sembra dalla sua gestualità , dal battere della mano sul petto che si è tramutato nel gesto di allargare le braccia – non ha più tempo per trasformare un’ottima squadra dominante in Italia in una squadra vincente in Europa. Anche perché nel frattempo, e due anni sono un’eternità nel calcio, l’ottima squadra si è normalizzata e anche un po’ demotivata.
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Perché se il primo anno è uscita per mano di un Ajax giovane e inaspettato, ma comunque in stato di grazia, in quelli successivi ha subito l’onta di andare fuori dall’Europa per mano del Lione e poi addirittura contro il nemico di sempre, il Porto. No, così è troppo. E a Ronaldo viene quasi voglia di tornare a Madrid, per un’impresa sì difficile ma non impossibile.
Ronaldo come in The Last Dance
Una specie di The Last Dance insieme agli amici Modric, Sergio Ramos, Kroos e Benzema, che nel frattempo hanno attraversato ma sembra anche superato un momento difficile. E con Zidane che lo aspetta preparando un nuovo ciclo con Vinicius, Rodrygo, Mendy: esperienza, esuberanza, incoscienza e sfrontatezza ma senza rinunciare alla praticità : domandatevi perché a Valdebebas abbiamo visto Courtois evitare il passaggio a Varane e Ramos, non due centrali qualunque, scegliendo il rilancio lungo alla ricerca di Benzema in una fase delicata della partita.
“Può darsi, vediamo, può darsi” dice l’allenatore francese a proposito del ritorno del portoghese, magari per tastare il terreno. Oppure perché ha capito che il suo Real – visto e ammirato ieri anche contro l’Atalanta – può tornare a vincere già quest’anno, dopo due stagioni fallimentari di eliminazioni agli ottavi contro l’Ajax e il Manchester City.
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Non sarebbe la prima volta che una squadra si motiva anche grazie a voci fondate: il massimo esempio è il Bayern del 2013 che già consapevole dell’imminente arrivo di Guardiola, vince la Champions con Heynckes. In fondo gli ultratrentenni di Zidane sono sembrati una banda di ragazzini davanti alla quarta e celebratissima forza del campionato italiano.
È in questo scenario – la diplomazia di Zidane, l’amicizia con la guardia pretoriana (così l’ha definita Diario AS), la voglia di vincere subito in un ambiente in cui non si vince da troppo rispetto alle abitudini e una sana nostalgia – che può concretizzarsi il ritorno di Cristiano al Real.
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Poi, certo, una trentina di milioni qualcuno dovrà pure sborsarli, ma in attesa di tempi migliori – la fine della Pandemia e la riapertura del Santiago Bernabeu – per investimenti memorabili, Haaland e Mbappé sono i due nomi sul taccuino, un ultimo ballo con Benzema e Ronaldo si può fare. La serie su Michael Jordan insegna che tutto è possibile, se i campioni vogliono. E, a quanto pare, lo vogliono. Può darsi, vediamo, può darsi.
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