La partenza del Sassuolo era stata incoraggiante, ma nel girone di ritorno i neroverdi hanno perso un po’ di smalto. Cosa succede alla banda di De Zerbi?
Il pareggio nell’anticipo di sabato sera con il Bologna avrà fatto storcere la bocca a un bel po’ di tifosi del Sassuolo. L’1-1 maturato al Mapei Stadium, infatti, sa quasi di sconfitta: in primis, perché la partita è stata giocata per oltre un’ora in superiorità numerica – nel Bologna, ingenuamente e forse ingiustamente, si è fatto espellere il giovane scozzese Hickey -, ma anche perché servivano tre punti per uscire da un momento un po’ complicato.
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Infatti, dal 6 gennaio in poi (vittoria di misura contro il Genoa), il Sassuolo ha vinto soltanto una volta, un paio di settimane fa a Crotone, in un match dove peraltro i calabresi si sono dimostrati molto imprecisi sotto porta e hanno regalato un gol sbagliando l’ennesima costruzione dal basso. Per il resto, i ragazzi di De Zerbi hanno subito un preoccupante calo che richiede un’immediata reazione.
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Sassuolo, i numeri dell’involuzione
Per quanto riguarda il campionato, infatti, il Sassuolo ha vinto soltanto una delle ultime sette partite giocate, ma se allarghiamo il campo si può facilmente notare che, per esempio, Caputo e compagni hanno ottenuto tre punti solo in tre occasioni nel range gli ultimi undici match giocati. Davvero troppo poco, se consideriamo l’ambizione del club, che nemmeno troppo tra le linee ha fatto capire di ambire a lottare per un piazzamento europeo.
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Inoltre, nell’anno nuovo il Sassuolo ha anche segnato molto meno: dal Genoa in poi, infatti, i neroverdi hanno trovato la via del gol solo nove volte, con la media di poco più che una rete a partita. Di fatto, la fase realizzativa di De Zerbi si sta lentamente depotenziando e, se a questo dato aggiungiamo quello dei gol subiti – il Sassuolo è la seconda peggior difesa della prima metà di classifica -, il quadro che ne esce dovrebbe preoccupare e non poco il tecnico bresciano.
Uscire dal limbo
In sintesi, il Sassuolo deve cercare di uscire da un limbo nel quale è precipitato da quando la società è riuscita a dare una solidità in massima serie alla piccola realtà emiliana. Infatti, a parte l’anno del settimo posto con Di Francesco, i neroverdi sono in una situazione abbastanza particolare. Quella, chiaramente, di dover decidere cosa fare da grandi.
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Infatti, attualmente il Sassuolo è troppo forte per preoccuparsi della lotta salvezza, ma non ancora abbastanza completo per competere con le sette attuali “grandi” del campionato. Nel frattempo però, nonostante la scomparsa del patron Squinzi, il monte ingaggi societario sale anno dopo anno e i pezzi pregiati, sempre più spesso, vengono mantenuti in rosa.
Chi va via, lo fa a peso d’oro, ma in questa stagione la dirigenza – nella figura del bravissimo Carnevali – ha offerto l’ennesima prova di forza convincendo tutti i big a rimanere, ma al momento il cammino medio – numeri alla mano – sembrerebbe lo stesso dello scorso anno, quando il Sassuolo overperformò principalmente nel post lockdown.
Fattore infortuni decisivo?
Per completezza, e in chiusura di un ragionamento sul Sassuolo che esula in parte dalla stagione attuale, va anche detto che la squadra non ha mai avuto a disposizione tutti i suoi uomini chiave contemporaneamente. Per esempio, a inizio anno Boga è stato fuori 45 giorni, ufficialmente a causa di un Covid-19 che evidentemente non voleva saperne di lasciarlo in pace.
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Poi è toccato a Caputo, l’attaccante ideale per temperamento e caratteristiche all’idea di calcio di De Zerbi. Infine, per completare le defezioni in attacco, il tecnico neroverde ha dovuto fare a meno anche di Berardi, che sta vivendo probabilmente la sua migliore stagione di sempre.
Insomma, di scusanti ce ne sono parecchie, ma De Zerbi glissa e cerca di mantenere la barra dritta, focalizzata sugli obiettivi: “Se non alleni la scelta significa che stai allenando te stesso, non il calciatore” è una delle sue massime, che si riflette anche sul lavoro di campo quotidiano di un Sassuolo che, in quest’ultima parte di stagione, ha l’obbligo di rilanciarsi e consolidarsi come ottava forza della Serie A.
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