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In lotta per andare avanti in Europa League, il Wolverhampton sta passando un momento interlocutorio in Premier League: cosa succede ai Wolves?

Nell’estate del 2018 il Wolverhampton tornava in Premier League con un progetto societario totalmente diverso rispetto al recente passato. Infatti, dopo anni passati a interpretare il ruolo di cosiddetta squadra ascensore, finalmente la compagine con sede nel nord dell’Inghilterra si era riaffacciata nel grande calcio per restarci e magari, perché no, togliersi finalmente qualche soddisfazione.

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Lo meritava la piazza, una delle più grandi del calcio inglese, ma soprattutto lo meritavano come premio i tifosi dei Wolves, pazienti e innamorati, sempre presenti al Molineux anche quando la società sprofondò mestamente in League One, la terza serie della piramide calcistica inglese. L’ascesa, imboccata dall’arrivo del grosso conglomerato cinese Fosun, aveva finalmente portato qualche soddisfazione in più, anche se quest’anno la stagione del Wolverhampton parrebbe abbastanza interlocutoria.

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Fonte immagine: @Wolves (Twitter)

Mancanza di continuità

Una considerazione da fare riguarda senza dubbio il fatto che, mettendo insieme due settimi posti in altrettante stagioni, le annate del Wolverhampton sono sempre iniziate molto presto. In secondo luogo, se a questo aggiungiamo il discorso pandemico, scopriamo che – lockdown a parte – la squadra allenata da Nuno Espirito Santo non si ferma da tempo immemore.

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Questo è senza dubbio un fattore che incide sulla mediocrità della stagione attuale da parte dei Wolves che, alla vigilia della venticinquesima giornata, galleggiano a metà classifica senza particolari velleità di risalita. Non è un problema, in realtà, perché numeri alla mano gli arancioneri sono ormai diventati la settima potenza inglese alla pari del Leicester, ma di certo la proprietà non accetterà un’altra stagione di questo tipo.

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D’altra parte, il piattume attuale – dovuto principalmente alla mancanza di continuità nei risultati, basti pensare che in una sola occasione i Wolves hanno vinto due partite di fila – potrebbe trovare giustificazione qualora i ragazzi di Nuno dovessero arrivare in fondo all’Europa League, competizione nella quale fecero bene già l’anno scorso (per informazioni, chiedere al Torino).

Gli anelli mancanti

Nella stagione semi-negativa del Wolverhampton incidono particolarmente alcuni fattori di campo. In primis, il grave infortunio di Raul Jimenez, uscito con una frattura al cranio dal match giocato a fine novembre contro l’Arsenal dovuta a uno scontro violento con David Luiz che lo ha portato a rimanere svenuto per oltre dieci minuti.

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Nuno si è ritrovato senza il suo referente offensivo, un bomber che non può essere sostituito dall’arrivo del seppur bravo Willian José, sbarcato al Molineux a gennaio a cifre contenute in quanto ennesimo trasferimento veicolato da Jorge Mendes. Lo stesso Mendes, peraltro, che tira i fili dietro la gestione Fosun e che l’estate scorsa, nonostante le richieste del calciatore stesso, ha deciso di trattenere a Wolverhampton Adama Traoré, che avrebbe fatto carte false per andare da Klopp a Liverpool.

Infine, quella di Nuno è la squadra ad aver patito più defezioni causa infortuni di quasi tutte le competitor. Oltre a Jimenez, infatti, il tecnico lusitano deve rinunciare anche all’eclettico Podence, che si stava imponendo alla grande, e al centrale difensivo Boly, la cui assenza ha costretto i Wolves ha confermare sulla linea a tre Dendoncker, riadattato bene ma pur sempre un centrocampista di rottura.

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fonte: twitter @B/R Football

L’assenza di gol incide

Le assenze di alcuni uomini chiave hanno portato come conseguenza principale una sterilità offensiva preoccupante, alla quale peraltro il Wolverhampton non ci aveva nemmeno mai abituato. Scorrendo la classifica dei cannonieri stagionali si scopre infatti che il “bomber” è Pedro Neto, un esterno offensivo passato con poca fortuna dalla Lazio, seguito da Ruben Neves, un centrocampista – forte, per carità – abile più che altro nei calci piazzati.

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Non a caso i Wolves sono il quinto peggiore attacco attuale della Premier League, davanti soltanto alle ultime tre e al Burnley, ma con la differenza che lo stile di gioco di Nuno dovrebbe distinguersi per le sue trame e la sua imprevedibilità offensiva.

Certo, le attenuanti ci sono, ma sull’altro ago della bilancia non si possono non considerare i quasi 83 milioni di euro spesi sul mercato nelle ultime due sessioni, terminate con un saldo quasi in pareggio ma contornate da operazioni più di convenienza – per Mendes, ovviamente, che ha portato in Inghilterra lo sconosciuto Fabio Silva per 40 milioni – che sportive. Questo, assieme alle partenze di Diogo Jota e Doherty ha quindi completato lo scenario. La prossima estate, è certo, ci andrà una mezza rivoluzione.

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