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A poche ore dal fischio d’inizio della finale del Mondiale per Club, parla in esclusiva a Minuti di Recupero Alejandro Rodriguez Michielsen, presidente del Tigres che proverà a contendere il titolo al Bayern Monaco

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Alle 19:00 ora italiana, Bayern Monaco e Tigres si giocano la finale del Mondiale per Club. In esclusiva minutidirecupero.it intervista il presidente della formazione messicana, Alejandro Rodriguez Michielsen.

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Presidente, è un giorno storico per il vostro club. Quali sono le vostre emozioni a ridosso di questa finale?
“Sicuramente è un giorno storico per i nostri tifosi. Poi, rientrando a Monterrey avremo subito la partita successiva e un campionato da finire, ma di sicuro quella di stasera è una partita molto importante per i nostri tifosi, dal momento che abbiamo la possibilità di fare la storia e rappresentarli in questo grande palcoscenico che è la finale del Mondiale per Club”.

Prima squadra della CONCACAF a qualificarsi alla finale del Mondiale per Club. Cosa significa per voi questo traguardo e qual è il segreto del Tigres?
“Innanzitutto il primo segreto è il lavoro, e avere una squadra composta da buoni giocatori e da altri promettenti, tenendo ben chiaro quello che è l’obiettivo di squadra. Poi serve sfrontatezza, puntare sempre all’eccellenza senza aver paura del risultato. Ci vuole la fiducia insita in ognuno che se ci si ‘iscrive’ a una competizione, lo si fa per vincerla e non solo per partecipare”.

https://twitter.com/TigresOficial/status/1357030388682674184

Di fronte però c’è un colosso del calcio mondiale come il Bayern Monaco: neanche in questo caso l’importante è partecipare?
“Quello che dite del Bayern è corretto: è una grandissima squadra, un club storico, epico oserei dire. Giocando tante partite come questa hanno fatto sì che praticamente ogni trofeo per cui hanno giocato nel 2020 l’hanno vinto. Abbiamo bisogno della partita perfetta, speriamo di trovarla. Il Tigres ha uno stile di gioco e non lo cambierà neanche al cospetto del Bayern, anche se ovviamente ci troveremo di fronte una squadra che non solo è la più forte d’Europa, ma che può contare su dei calciatori che con le rispettive nazionali primeggiano anche a livello mondiale”.

Quanto conta per voi la figura di un calciatore europeo di grande esperienza come Gignac? 
“Tengo a chiarire un concetto: si gioca in 11, e anche stasera in Qatar ne giocheranno 11. Gignac è un giocatore molto importante per noi, ma come lo sono anche altri come Guzman, Pizarro, Salcedo e ne potrei menzionare anche altri. Tutti quelli che scenderanno in campo per il Tigres sono giocatori che hanno avuto esperienza europea in squadre importanti o che sono stati convocati dalle rispettive nazionali”.

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Il calcio messicano in effetti è in grande crescita, e sempre più europei e sudamericani la scelgono… perché secondo lei?
“Credo che la Liga messicana sta crescendo bene, ci sono ottime strutture e anche ottimi salari. Molti giocatori a oggi la vedono come uno dei migliori trampolini possibili per arrivare ai grandi campionati europei. È comprovato ormai come il nostro campionato sia competitivo: le prime 10 della nostra classifica non sono da meno rispetto alle squadre di seconda, terza e quarta fascia dei campionato europei, il livello è quello”.

 

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In Italia funziona che se la Juventus gioca una finale internazionale, la maggior parte degli interisti le tifa contro. Come funziona in Messico? Vi aspettate tutto il paese dalla vostra parte?
“Dalla nostra parte ci sarà chi ci vuole stare. Le rivalità ci sono anche nel nostro calcio. Noi per esempio a Monterrey ne abbiamo uno abbastanza scomodo, a cui non credo faccia molto piacere la nostra gloria. Il Tigres comunque ha molti tifosi anche fuori città, un po’ in tutto il paese. Inoltre diversi tifosi di squadre di maggior tradizione come l’America e il Chivas hanno come seconda squadra il Tigres e questo porta il nostro bacino di utenza da 1 milione e mezzo a oltre 5 milioni di tifosi. Questo per noi è motivo di grande soddisfazione e di grande orgoglio”.

Avete due ex “italiani” in squadra, come Salcedo (ex Fiorentina) e Nico Lopez (ex Roma, Udinese e Verona). A quando un giocatore italiano nel Tigres?
“Come dicevo nel nostro organico abbiamo diversi giocatori con esperienza europea e guardiamo sempre con attenzione alle occasioni che il mercato ci offre oltreoceano. Speriamo, magari un giorno avremo tra le nostre fila anche un italiano, perché no…”

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