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L’economia del calcio sudamericano vive da tempo un momento di crisi, che la pandemia del coronavirus non ha fatto che aggravare. E la dimostrazione l’abbiamo vista nella finale di Copa Libertadores.

Può, la finale di Copa Libertadores, essere uno specchio della crisi del calcio in Sudamerica? Per certi versi sì, se consideriamo che la coppa che elegge il campione continentale ormai da anni promette più cose di quante poi riesca a mantenerne. La sfida tra Palmeiras e Santos ha fatto parlare in quanto eccezionale derby brasiliano, ma in campo di spettacolo se n’è visto molto poco.

Ma quella sudamericana, prima ancora di essere una crisi tecnica, lo è a livello economico e societario. La pandemia del coronavirus non ha fatto che allargare le già pesanti falle nell’economia del calcio sudamericano, che ormai da anni si è ridotto a serbatoio dei club europei e a riciclatore di giocatori reduci da fallimenti nel Vecchio Continente.

Il caso brasiliano

Calcio & Finanza ha dedicato un’interessante analisi alla struttura economica dei due club finalisti, Palmeiras e Santos. Quest’ultimo, in particolare, spicca in negativo per i grossi debiti che ha accumulato in questi anni; tanto che già lo scorso marzo la FIFA aveva dovuto imporre all’Alvinegro uno stop al mercato, a causa del mancato pagamento all’Amburgo relativo al difensore Cleber Reis.

economia del calcio sudamericano

Fonte Immagine: @lucasverissimo_03 (Instagram)

Una situazione in cui il Santos si è trovato spesso, di recente. Per riuscire a pagare Club Brugge e Wolfsburg per i trasferimenti di Luan Peres e Bruno Henrique, il club ha dovuto cedere all’Ajax la promessa Giovanni. Altre denunce contro il club erano già arrivate dall’Atletico Nacional per la cessione di Felipe Aguilar, dallo Huachipato per Yeferson Soteldo, e dal Krasnodar per Christian Cueva.

Ma non è solo il Santos, bensì tutto il calcio verdeoro a passare un periodo difficile, che va a colpire un sistema profondamente debole a livello di strutture finanziarie e sempre esposto a clamorose truffe (il Santos con il fondo Doyen, ma in passato anche il Corinthians con il disastroso accordo con Media Sport Investment, che portò alla retrocessione del Timão).

Un anno fa, si parlava con grande enfasi del nuovo ambizioso progetto societario del Flamengo, in grado di investire importanti cifre per portare a Rio un grande allenatore europeo come Jorge Jesus e costruire una rosa di altissimo valore. Poi, con la pandemia, i nodi sono venuti al pettine, e il club ha iniziato a licenziare dipendenti e fare tagli agli stipendi dei giocatori.

Il buco nell’economia del calcio sudamericano

Fuori dal Brasile, però, le cose non vanno tanto meglio. Basta guardare al River Plate per rendersene conto: stiamo parlando non solo di un club storico d’Argentina, ma anche della squadra che ha dominato le ultime stagioni nel continente (due vittorie, una finale e due semifinali nelle ultime sei edizioni della Libertadores), esprimendo un gioco strutturato e sorprendente. Nei giorni scorsi, però, il club tradizionalmente noto come Los Millionarios ha comunicato debiti per 1.424 milioni di pesos (13,5 milioni di euro), che ne fanno la società maggiormente in difficoltà in Argentina.

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Fonte Immagine: @riverplate (Instagram)

Venerdì scorso, l’Independiente è stato condannato dall’AFA, la Federcalcio argentina, a uno stop del mercato a causa di alcuni conti in arretrato con l’ex-giocatore Fernando Amorebieta, che ha giocato ad Avellaneda tra il 2017 e il 2019. E un altro club omonimo, l’Independiente di Medellin, sta vivendo problemi simili, che lo stanno costringendo a cedere alcune stelle. In Cile, anche il Colo-Colo deve affrontare un pesantissimo debito, che lo ha spinto a mettere in vendita addirittura il proprio stadio.

L’economia del calcio sudamericano vive il suo momento più difficile, in una storia comunque molto complicata e piena di difficoltà. Nel frattempo, l’unica soluzione che stanno trovando i club continua a essere quella di vendere in Europa i giocatori più promettenti: sono nelle ultime sessioni di mercato sono partiti Verissimo, Everton, Matheus Fernandes, Pedrinho, Antony e Yan Couto. All’orizzonte non sembra ancora vedersi nessuna nuova idea per salvare il Sudamerica dalla sua progressiva marginalizzazione calcistica.

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