L’Almeria rappresenta una delle nuove proposte del calcio spagnolo: dopo aver superato gli ottavi di Copa del Rey, ora l’obiettivo è la promozione in Liga
Gli ottavi di finale di Copa del Rey hanno regalato l’ennesima eliminazione di una squadra di Liga da parte di un’avversaria che gioca in categorie più basse. Vero, ci sono voluti i rigori, ma alla fine di 120 minuti tiratissimi l’Almeria ha festeggiato l’accesso ai quarti di finale della coppa nazionale spagnola, perfezionando così il suo miglior risultato nella storia di questa manifestazione.
A farne le spese è stata l’Osasuna, condannata dagli undici metri dagli errori di Manu Sanchez e David Garcia, che hanno spianato la strada agli andalusi verso una qualificazione complessivamente meritata. Che, parallelamente alla soddisfazione di essere ancora in gara in un torneo così importante, aiuta anche le speranze di promozione dello stesso Almeria, attualmente terzo nella Liga SmartBank ma con prospettive molto ambiziose.
Almeria, obiettivo promozione
L’obiettivo principale dell’Almeria, oltre a quello di ben figurare in Copa del Rey, è quello infatti di tornare in Liga. Gli investimenti economici degli ultimi due anni, d’altronde, non lasciano ulteriori margini di errori. Gli andalusi, dal cambio di proprietà, sono infatti la squadra più ricca della seconda divisione conti alla mano, assieme all’Espanyol, e nel progetto di risalita i biancorossi sono già in ritardo di un anno sulla tabella di marcia.
Infatti, la stagione buona doveva essere la 2019/20, quando l’Almeria – dopo aver comandato la classifica per due terzi della stagione – negli ultimi mesi si è fatta rimontare e superare da Huesca e Cadiz, uscendo poi ai playoff promozione contro l’altra favorita Girona. Un’eliminazione deludente, inaspettata, figlia soprattutto della poca stabilità mantenuta nell’arco del tempo.
Infatti, all’interno della stessa annata, l’Almeria ha cambiato quattro allenatori – uno di loro, l’ex madridista Guti, era completamente a digiuno di esperienza quando è stato fatto sedere in panchina – finendo con il portoghese José Gomes, riconfermato per quest’anno. Per ora la scelta sembra dare ragione alla società, ma – entrati nel momento clou del campionato – sarà da vedere se gli andalusi non si sbricioleranno come lo scorso anno.
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Soldi e idee dall’Arabia Saudita
Il presidente e proprietario dell’Almeria è Turki Al-Sheikh, potente magnate saudita che ha deciso di approcciarsi al mondo del calcio in maniera imponente. Al-Sheikh ha acquistato l’Almería nell’agosto del 2019, con l’intenzione di imporsi anche nel Vecchio continente per dare continuità al suo processo di espansione calcistica, cominciato qualche anno addietro in patria. Il suo obiettivo è chiaro, e lo ha ribadito il giorno in cui – versando 20 milioni di euro alla vecchia proprietà per rilevarne il 96% delle azioni – è diventato presidente della società: “Costruiremo qualcosa di importante, dentro e fuori dal campo”.
L’obiettivo principale dell’Almeria è quello di diventare la quarta forza andalusa sul campo, subito dietro ai due club di Siviglia e al Malaga (caduto in disgrazia). Per questo motivo tornare in Liga, campionato che dalle parti dell’Estadio de los Juegos Mediterraneos, ora è fondamentale: infatti, i biancorossi mancano dalla prima divisione da quasi sei anni, un’enormità per chi ha certe velleità di crescita. Al-Sheikh è ambizioso, ma è anche un personaggio molto particolare.
Giovane, amante della poesia, ha frequentato una delle più prestigiose università di Riyadh e, in patria, ha già ricoperto il ruolo di Ministro della Difesa. Il calcio è la sua grande passione: ha provato a entrarci nel 2016 acquistando i Pyramids FC, compagine egiziana portata a un passo dal titolo. Poi, secondo le ricostruzione, pare che sia anche stato obbligato a sbarazzarsene per via dei pessimi rapporti tra i due paesi. L’Andalusia, oltre che essere terra fertile per l’attività sportiva, rappresenta anche un investimento importante dal punto di vista strutturale: stadio, centro sportivo, attività commerciali e possibilità immobiliari sono il vero business, sul quale Al-Sheikh punta molto forte.
Grandi investimenti
Per dare l’assalto alla promozione, nel primo anno di gestione saudita l’Almeria aveva investito sul mercato ben 17 milioni di euro, molto più di alcune squadre di Liga. La grande intuizione è stata Darwin Núñez, acquistato per 750mila euro dal Peñarol e rivenduto un anno dopo al Benfica in cambio di 24 milioni di euro. Quest’estate, invece, il club ha aperto il portafoglio e firmato assegni per quasi 20 milioni di euro.
Tra gli arrivi degni di menzione ci sono Umar Sadiq – che in Italia, senza fortune, si è alternato tra Roma e Torino – e Lucas Robertone, eclettico trequartista del Velez bloccato per quasi 6,5 milioni di euro. José Gomes, dal canto suo, esalta le caratteristiche offensive della rosa che gli è stata messa a disposizione: l’Almeria gioca un 4-2-3-1 a trazione anteriore, nel quale spiccano anche il capitano de la Hoz, lo stantuffo mancino Centelles e il fantasista Fran Villalba. Squadra giovane – 24,5 anni di media – e futuribile, anche per un domani in cui si spera di ritrovarla in Liga.
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