Nella giornata di ieri il Milan ha annunciato la cessione di Leo Duarte al Basaksehir. Costato 11 milioni di euro, il centrale brasiliano non è mai praticamente sceso in campo: un vero e proprio UFO.
9 presenze in 523 giorni, 5 da titolare, appena 520 minuti giocati e l’amarezza, nel corso di un intero girone di andata affrontato in emergenza difensiva, di ritrovarsi nelle gerarchie di mister Pioli alle spalle di due giovanissimi come Gabbia e Kalulu: l’avventura al Milan del brasiliano Leo Duarte potrebbe essere riassunta in poche semplici parole, numeri impietosi.
Cominciata nell’agosto del 2019 con l’arrivo dal Flamengo, la storia si è di fatto conclusa ieri con l’annuncio della cessione in prestito fino a giugno 2022 ai turchi del Basaksehir, club in cui forse questo centrale brasiliano, vero e proprio oggetto misterioso dalle parti di Milanello, potrà dimostrare quanto effettivamente vale.
Leo Duarte, l’oggetto misterioso dice addio al Milan
Quello che non è successo al Milan: acquistato per 11 milioni di euro dal Flamengo dopo la trattativa fallita con la Juventus per Demiral, accolto con un mix tra scetticismo e speranza dai tifosi rossoneri che non lo avevano mai sentito nominare, l’avventura di Leo Duarte in Italia non è praticamente mai cominciata.
Si potrebbe dire che la sfortuna ci abbia messo molto del suo senza andare troppo lontani dalla verità: dopo aver esordito nelle ultime due gare della breve esperienza di Marco Giampaolo al Milan, Leo Duarte viene studiato da Stefano Pioli che decide di lanciarlo nella mischia schierandolo titolare per tre gare consecutive.
Partite non banali: vittoria con la SPAL (prestazione celebrata con entusiasmo anche dalla Gazzetta dello Sport, che ne sottolinea duttilità e correttezza) sconfitte di misura contro Lazio e Juventus ma senza sfigurare pur di fronte a campioni come Immobile e Cristiano Ronaldo.
Sul più bello ecco un infortunio al calcagno sinistro che lo costringe a restare fuori per 4 mesi, il ritorno che coincide con lo stop per il lockdown di marzo-aprile 2020 e poi, proprio mentre il pallone torna a rotolare, la lesione al bicipite femorale che significa di fatto stagione finita, con appena 11 minuti a disposizione nell’ultima uscita contro il Cagliari.
Leo Duarte-Milan, un amore mai sbocciato
Frenato a settembre dal coronavirus, finito nelle gerarchie rossonere alle spalle addirittura di Gabbia e Kalulu (rispettivamente classe 1999 e 2000) Leo Duarte non si è più ripreso fino all’inevitabile e ormai attesa cessione di gennaio: un addio che è una vera e propria bocciatura, ultima apparizione nel freddo di Praga in Europa League insieme a tante riserve, una prestazione appena sufficiente.
Un fallimento che segna peraltro l’inversione di tendenza in negativo nella storia dei calciatori brasiliani al Milan. Il Diavolo ha potuto godere negli anni migliori di campioni come Cafu, Kaká, Thiago Silva, Ronaldo e Pato, ma adesso le esperienze negative cominciano a essere un po’ troppo numerose, una striscia che dal malinconico Rivaldo è continuata con le esperienze in chiaroscuro di Robinho e Ronaldinho e le bocciature di Oliveira, Luiz Adriano, Alex e poi, appunto, Lucas Paquetà e Leo Duarte.
A quest’ultimo non resta che sperare di ripetere proprio la parabola di Paquetà, ceduto la scorsa estate al Lione e oggi tra i protagonisti della Ligue 1. Tornare grande insieme al club caro a Erdogan, campione in carica e oggi dodicesimo nella Super Lig turca, potrebbe raddrizzare una carriera che certo non può essere considerata al capolinea.
A 24 anni c’è tutto il tempo per ripartire, ma dopo i 18 mesi da “desaparecido” in Italia sarà fondamentale fornire una risposta: l’amore con il Diavolo non è mai decollato solo a causa della sfortuna? A Leo Duarte, l’oggetto misterioso transitato al Milan senza quasi lasciare traccia, la risposta.
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