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Roberto D’Aversa è tornato sulla panchina del Parma dopo essersi lasciato per degli screzi in estate: ma il nuovo esordio non è andato benissimo

L’anno nuovo ha portato, anzi riportato, Roberto D’Aversa sulla panchina del Parma. Il tecnico originario di Stoccarda è stato richiamato al capezzale del club ducale, ferito e mentalmente distrutto dalle ultime disfatte contro torino e Atalanta, per salvare una nave in procinto di affondare. Chiusa l’epoca Liverani, la dirigenza ha ritenuto opportuno riaffidarsi a quell’allenatore che, negli ultimi quattro anni, aveva ottenuto ottimi risultati alla guida della squadra.

La partita contro la Lazio però non ha dato grandi indicazioni. Il Parma è stato messo sotto per quasi tutto l’arco del match. Non inganni, infatti, il fatto che il gol del vantaggio di Luis Alberto sia arrivato soltanto a metà ripresa, perché già prima soltanto alcune imprecisioni offensive avevano permesso a Sepe di non raccogliere palloni dalla porta.

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Fonte immagine: @1913parmacalcio (Twitter)

Parma, ritorno amaro per D’Aversa

Parma – Lazio è stato un match abbastanza squilibrato. Lo confermano i numeri – per esempio, i biancocelesti chiuderanno con ben 21 tiri complessivi, i gialloblu si sono fermati a 5 -, ma soprattutto le tante occasioni prodotte da una parte. Prima del vantaggio, infatti, la Lazio aveva ripetutamente sfiorato il gol con un paio di guizzi di Immobile e Caicedo.

 

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Il Parma ha faticato a manovrare con costrutto, superando solo nel finale – quando i ragazzi di Inzaghi hanno volutamente abbassato i ritmi e concesso l’iniziativa – il 40% di possesso palla. Il tutto in casa: certo, il fattore campo quest’anno rimane un valore relativo, ma le statistiche di solito non mentono e anzi, sono esplicative sull’andamento della partita.

In novanta minuti il Parma ha creato solo due palle gol nitide, una per tempo: prima il giovane Sohm – classe 2001, da tenere assolutamente sott’occhio – ha scaricato un piatto sopra la traversa laziale, poi Cornelius, da distanza ravvicinata, si è fatto ipnotizzare da Reina regalando allo spagnolo qualche secondo di gloria in una partita quasi inoperosa.

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Fonte immagine: @1913parmacalcio (Twitter)

Lo spartito tattico

Troppo poco per poter pensare di muovere la classifica. A livello tattico, D’Aversa ha deciso di non stravolgere troppo il modulo utilizzato fino all’Epifania da Liverani. Chi infatti si aspettava un 4-3-3 è rimasto deluso: in campo, almeno dall’inizio, si è visto il solito 4-3-1-2 con un rombo asimmetrico, nel quale Brugman rivestiva il ruolo di play basso con Sohm (che spesso si alzava in linea con le punte) ed Hernani ai lati.

Dietro agli attaccanti D’Aversa ha utilizzato Kurtic, nel doppio ruolo di centrocampista con compiti di inserimento e trequartista “costruito” con il fine di legare i reparti, mentre Gervinho ha affiancato Cornelius in attacco. La proposta tattica può essere giustificata anche dall’assenza di Karamoh: una volta rientrato, sarà probabilmente tridente puro.

Inoltre, interessante è stato anche l’esperimento Maxime Busi da terzino sinistro. Il talento belga, uno dei tanti arrivati in estate, ha giocato al posto dell’indisponibile Gagliolo in un Parma decisamente da porte girevoli. A destra, dal primo minuto, è stato invece lanciato Yordan Osorio, centrale venezuelano dirottato sulla fascia causa emergenza. “Abbiamo pagato cari alcuni errori di gioventù” ha detto D’Aversa a fine partita. La verità, però, è che questo Parma ha bisogno di lavoro e rinforzi.

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