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La Serie C sta cercando di avviare un proprio progetto di crescita, sul modello della A e della B, che potrebbe beneficiare molto dall’ingresso di uno sponsor del campionato.

Da tempo ormai la Serie C è divenuta quel campionato che inizia con un certo numero di squadre e non si sa con quante finisce. Debiti, fallimenti e altre situazioni assurde gravano da anni sull’immagine della terza serie professionistica italiana, e sono andati peggiorando nel corso del 2020, complice la pandemia.

A questo punto, sorge un’interessante ipotesi: potrebbe essere un’idea fare ricorso alla politica dei naming rights per salvare la Serie C? Ribrandizzare il campionato, associando uno sponsor al nome (come fanno Serie A e B) porterebbe più soldi al campionato e ne sosterrebbe lo sviluppo in una sua fase cruciale.

Che cosa sono i naming rights

Letteralmente, i diritti di denominazione. Ovvero il diritto di dare il nome a qualcosa, che in ambito commerciale diventa la possibilità di cedere questo diritto a un’azienda in cambio di una contropartita economica. Questo tipo di accordo di sponsorizzazione è molto diffuso in merito agli stadi (pensate al Gewiss Stadium dell’Atalanta, all’Etihad Stadium del Manchester City o all’Allianz Arena del Bayern Monaco), ma si applica anche in altri ambiti, come ad esempio il nome dei campionati.

 

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Un ruolo pionieristico, da questo punto di vista, lo ha giocato come al solito l’Inghilterra, il cui massimo campionato nel 1993 assunse la denominazione di FA Carling Premiership, sponsorizzato da una nota azienda produttrice di birra. Dal 2016, la Premier League ha rinunciato agli sponsor, ma nel resto d’Europa il trend si è diffuso: nel 2002 la Ligue 1 si è associata a Orange, nel 2008 la Liga a BBVA e nel 2009 la Serie A si è legata a TIM. Oggi, questi campionati cono noti come Ligue 1 Uber Eats, LaLiga Santander e Serie A TIM.

In Italia, però, il ruolo dell’apripista lo aveva avuto, sempre con TIM, la Serie B, brandizzata per la prima volta nel 1998. Il contratto con l’azienda telefonica è durato fino al 2010, quando il campionato cadetto si è accordato prima con Bwin, poi con Eurobet, e oggi con l’azienda di pneumatici BKT.

Alla Serie C può servire uno sponsor?

Al momento di siglare, nel 2018, il nuovo accordo di sponsorizzazione con BKT (che è un’azienda con sede e Mumbai, in India, ma presente in tutto il mondo) il direttore generale della Lega Serie B Paolo Bedin aveva detto che così proseguiva “il percorso di crescita e di internazionalizzazione” del campionato. La frattura, nel 2010, tra Serie A e B, ha dato vita a due organismi differenti, ma ha anche offerto al campionato cadetto la possibilità di organizzarsi da sé sotto il profilo economico. La Serie C, invece, è rimasta al palo.

La terza serie professionistica ha dovuto affrontare una crisi di visibilità e quindi anche economica. La Lega Pro, cioè la Lega del calcio professionistico italiano, sta da tempo cercando un modo per aumentare il proprio giro d’affari, alla luce anche dei problemi dei club degli ultimi anni, e rendere stabile la categoria. Lo scorso dicembre sono stati fatti due importanti passi avanti in questo senso.

serie c

Fonte Immagine: @legaproofficial (Instagram)

A inizio mese, la Serie C ha chiuso un accordo con Sky per la trasmissione di almeno 15 partite a turno, usufruendo del servizio Primafila (cioè, in pay-per-view), venendo incontro alle esigenze di un torneo che, senza copertura televisiva e con gli stadi chiusi, è divenuto di fatto invisibile. Un altro accordo è stato ufficializzato con Eleven Sports per la creazione di un canale sulla piattaforma streaming Mister C, destinata alla distribuzione delle partite negli Stati Uniti, in America Latina e in Australia.

Il progetto della Serie C è quindi quello dell’internazionalizzazione del proprio prodotto, cercando di uscire così dall’ombra delle prime due serie professionistiche. A questo punto, cedere i naming rights del campionato potrebbe servire a fare un ulteriore passo in avanti sia sul piano economico che di brand, specialmente se lo sponsor dovesse avere un respiro internazionale, come fatto dalla Serie B.

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