Il River Plate ha centrato la sua quinta semifinale di Copa Libertadores negli ultimi sei anni, confermandosi come squadra particolarmente adatta alle competizioni internazionali
Sei gol, uno più bello dell’altro, segnati nel deserto di una Montevideo che, seppure per poco, aveva cullato il ritorno di una sua squadra in semifinale di Copa Libertadores dopo parecchi anni. Potrebbe riassumersi così il doppio quarto tra Nacional e River Plate, con i Millonarios che – dopo le due reti segnate al Monumental – passeggiano sui resti del Bolso in un match incanalato sin dal principio.
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Merito (o colpa, dipende da che parte la guarda) dell’espulsione di Rochet, portiere del Nacional che, a Buenos Aires, aveva tenuto in piedi la sua squadra. Viceversa, per un fallo ingenuo, il suo ritorno è durato solo 18 minuti. Una superiorità , quella regalata alla squadra di Gallardo, troppo ghiotta per non essere sfruttata.
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River Plate, attitudine da coppa
Il 6-2 finale ci restituisce una delle migliori prestazioni degli ultimi anni di un River Plate perfetto come sempre, quando si tratta di coppa. Infatti, la Banda in Libertadores viaggia su statistiche davvero impressionanti. Innanzitutto, negli ultimi sei anni il traguardo minimo della semifinale è stato raggiunto per ben cinque volte.
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In tre occasioni il River Plate ha poi superato il turno, giocandosi una tripla finale nella quale ha avuto successo in due occasioni. La prima, storica per Gallardo, vinta contro i messicani dei Tigres. La seconda, nel Superclasico contro il Boca Juniors giocato a Madrid. Inoltre, con i sei gol segnati al Nacional, il River Plate ha sfondato il muro delle 600 reti in Libertadores.
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Record individuali
Come avrete ben potuto capire, il River Plate della gestione Gallardo è una vera e propria macchina da record. Oltre ad aver scritto un pezzo indelebile di storia contemporanea, i Millonarios negli anni hanno sfruttato la vetrina internazionale per consacrare alcuni dei gioielli poi monetizzati sul mercato. Una pratica, quella delle plusvalenza, sempre più diffusa, visti i continui problemi finanziari del club.
La Copa Libertadores sta entrando (finalmente) nel vivo
A proposito di primati, con la tripletta al Nacional, Rafael Santos Borré si consolida come realizzatore principe (44 gol) da quando sulla panchina del River Plate si è seduto il Muñeco, capace di rilanciare l’ex pepita dell’Atletico Nacional riportandolo sui livelli pre esperienza (sfortunata) in Europa. D’altronde, lavorare con Gallardo è da sempre sinonimo di qualità .
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Per informazioni chiedere a Jorge Carrascal, discontinuo trequartista rimesso in piedi dal tecnico dopo aver passato quasi due anni disperso nelle desolate lande ucraine. Oggi il colombiano ha ritrovato smalto, strappi e colpi da top. Lo stesso discorso vale per Nicolas De La Cruz, nipote di quel Pato Sanchez che vinse, segnando anche in finale, la prima Libertadores con il Muñeco in panchina.
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Gallardo, garanzia di vittoria
Marcelo Gallardo è un vero maestro della panchina; arrivato al River Plate nel 2014, ha preso in mano una squadra quasi allo sbando portandola a vincere 11 titoli in sei anni. Un’enormità , se consideriamo le difficoltà economiche nelle quali ha sempre dovuto operare negli anni. Cosa che, spesso, lo ha anche indispettito, inducendolo a valutare alcune offerte pervenute dall’Europa.
Marcelo Gallardo, l’argentino europeo
Un continente nel quale il suo approdo è soltanto rimandato, naturalmente. Una possibilità che Gallardo si sta meritando giorno dopo giorno, viste le idee rivoluzionarie apportate nel calcio argentino e soprattutto un metodo di lavoro affinato in Europa, nel periodo di pausa impostosi tra l’esperienza al Nacional e l’arrivo a Buenos Aires.
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Non è un caso che il River Plate abbia vinto tutto, tranne la Superliga locale. Infatti, come hanno scritto autorevoli giornalisti argentini, Gallardo è bravissimo a preparare le doppie sfide sui 180 minuti. Da quando è al River Plate, soltanto in due occasioni è stato eliminato da una doppia partita di Libertadores (2016 e 2017), il che la dice lunga non solo sull’allenatore, ma anche su come affrontare questo River Plate sia un’impresa ai limiti dell’impossibile.
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Ci proverà il Palmeiras, una delle squadre attualmente più in forma del panorama sudamericano, con un allenatore europeo e tanti giovani in rampa di lancio. Gallardo, dal canto suo, ha già messo le mani avanti: “È la squadra più pericolosa che potessimo incontrare – ha detto subito dopo la goleada di Montevideo – sono i favoriti per la finale”. Pretattica doverosa, vista la fortuna che ha portato in passato.
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