Si chiama Gonzalo Moratorio, è un ex calciatore e a 38 anni è stato riconosciuto come uno degli scienziati più influenti del mondo. Il merito? Aver salvato l’Uruguay dalla pandemia di Coronavirus
Gonzalo Moratorio, da adolescente, era uno dei calciatori più promettenti d’Uruguay. La sua esperienza in alcuni dei più importanti settori giovanili del paese ne faceva presagire una fulgida carriera, spezzata dai continui problemi alle caviglie che ne hanno precluso, di fatto, una vera e propria esperienza a grandi livelli.
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Poco male, perché se è vero che la vita chiude porte ma apre portoni, Moratorio ha trovato una strada alternativa che lo proietterà ugualmente nella storia d’Uruguay. Certo, il suo sogno originale di segnare un gol all’Estadio Centenario non si avvererà mai, ma se le future generazioni potranno portare la Celeste a conseguire altre vittorie, un po’ sarà anche merito suo.
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Gonzalo Moratorio è stato infatti nominato dalla rivista Nature come uno dei dieci scienziati più influenti del 2020. Il riconoscimento è arrivato grazie al grande lavoro portato avanti dal 38enne di Montevideo per quanto riguarda lo studio e le misure di contenimento del Coronavirus. Che, proprio grazie a un pool di professionisti capeggiati da Moratorio, hanno permesso all’Uruguay di mantenere cifre bassissime.
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Gonzalo Moratorio, dal campo al laboratorio
Infatti, a oggi, l’Uruguay è il paese sudamericano con meno morti accertati da CoVid-19 (solo 98), nonché uno dei luoghi con meno decessi del mondo. Com’è stato possibile tutto ciò? Lo ha spiegato lo stesso Moratorio a El Pais: “Non è stato semplice – ha detto – sapevamo di essere in pericolo, così a inizio pandemia abbiamo raccolto i dati che arrivavano dall’Europa sviluppando dei percorsi efficaci di contenimento”.
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“Il concetto – spiega Gonzalo Moratorio – è stato chiaro sin dal principio: non possiamo evitare il virus, dobbiamo confrontarci con lui e capire come renderlo il meno pericoloso difficile”. Una strategia vincente, nata grazie a una squadra di medici che oggi rappresentano il fiore all’occhiello dell’Instituto Pasteur di Montevideo, dove Moratorio e colleghi portano avanti le loro ricerche e insegnano agli studenti.
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Lì è stato istituito il Laboratorio de Evolucion Experimental contro la diffusione del Virus: “Ai ragazzi cerco sempre di spiegare le cose utilizzando ciò che il calcio mi ha insegnato”. All’atto pratico Moratorio ha incrociato i dati raccolti, utilizzando nuove strategie sperimentali che sfruttano alcune tecnologie sviluppate in Uruguay, poi riconosciute (e premiate) anche dall’OMS.
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Calcio applicato alla scienza
Evitare la quarantena il più possibile era l’obiettivo principale: “Il Governo non sapeva cosa fare – conclude Gonzalo Moratorio – c’erano due strade: il modello Corea del Sud o la prevenzione massiccia. Abbiamo scelto la seconda opzione e sta funzionando: oggi contiamo meno di cento morti per Coronavirus”.
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Classe 1982, lo scienziato uruguayano da giovane ha tentato la carriera da calciatore e poi quella da allenatore, nella quale si diletta a livello amatoriale ancora oggi. Un’esperienza breve, che però gli è servita per approcciarsi a quella che era la sua seconda grande passione: aiutare gli altri. E ci è riuscito, finendo per essere menzionato da una delle riviste più influenti al mondo in tema scientifico: “Per me la scienza è come il calcio – ha dichiarato – se uno vince, festeggiano tutti”.
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