Nel novembre del 2018 River Plate e Boca Juniors diedero vita al primo Superclasico assoluto in finale di Copa Libertadores: come andarono quei giorni?
Ci sono partite, momenti, situazioni che non si possono dimenticare. Il 2018 è stato un anno molto particolare per il Sudamerica, tra varie riforme calcistiche e la consapevolezza che, il calcio del subcontinente, avrebbe dovuto forzatamente fare un salto in alto a livello qualitativo. La Copa Libertadores, massima espressione dello spettacolo futbolistico latinoamericano, decise di dare una grossa mano.
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Quella di due anni fa fu un’edizione molto particolare, con una fase a gironi combattuta e un quadro della seconda fase al quale parteciparono la maggior parte dei club titolati del continente. Sin dal sorteggio, in Sudamerica tutti speravano che in finale potesse esserci il primo Superclasico di sempre. D’altronde, River Plate e Boca Juniors erano finalmente attrezzate per farcela, cosa quasi mai accaduta nel recente passato.
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River Plate e Boca Juniors sono due rivali storiche e, tra loro, giocano uno dei derby più infuocati al mondo. Inutile dire che, come molto spesso accade, agli inizi del Novecento fu una classica scissione a creare questo dualismo senza precedenti. Secondo la rivista FourFourTwo, il Superclasico tra gashinas e bosteros è il più sentito al mondo.
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E, scorrendo i precedenti, non si fatica a crederlo. Queste due squadre hanno letteralmente scritto la storia non solo del calcio argentino, ma anche sudamericano e mondiale, visto che – sebbene in epoche diverse – entrambe sono riuscite a conquistare la cara vecchia Coppa Intercontinentale. Eppure nonostante tutto, in Copa Libertadores, un Superclasico in finale non si era mai disputato.
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River Plate e Boca Juniors arrivano alla Copa Libertadores del 2018 da favorite assieme ai campioni in carica del Gremio, che però nel frattempo hanno perso Arthur sul mercato. La prima fase per i Millonarios è una passeggiata e la terminano da imbattuti, mettendosi dietro anche il Flamengo. Gli Xeneizes, invece, hanno qualche problema in più e passano solo al fotofinish.
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La squadra di Barros Schelotto non può competere con il Palmeiras, miglior squadra della fase a gruppi, e si gioca il passaggio del turno con l’Atletico Junior fino all’ultima giornata, ma nella fase a eliminazione diretta trova improvvisamente cinismo ed efficacia. Prima elimina il Libertad, poi spazza via il Cruzeiro e, in semifinale, si vendica proprio sul Palmeiras, battuto all’andata e bloccato sul pari al ritorno.
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Tutto questo, mentre la truppa guidata da Marcelo Gallardo fa fuori Racing, Independiente e poi il pericoloso Gremio, segnando nei minuti finali del match di ritorno un gol molto controverso e contestato. Tutto è apparecchiato per il Superclasico in finale. L’evento verrà trasmesso in più di cento paesi, com’è naturale che sia, ma di campo – purtroppo – ce ne sarà ben poco.
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Il Superclasico, giocato a La Bombonera, finisce 2-2, con il River Plate che rimonta per due volte il vantaggio dei rivali grazie al gol di Pratto e a un’autorete di Izquierdoz. La settimana successiva si dovrebbe giocare il ritorno, ma al Monumental in campo non scenderà nessuno. Ore prima del match si scatena una vera e propria guerriglia, con i tifosi dei Millonarios che fuori dallo stadio tendono un agguato al bus del Boca Juniors.
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Il mezzo viene preso a sassate: i vetri si frantumano e feriscono alcuni membri dello staff e qualche tesserato. Uno di loro, Pablo Perez, si ferisce all’occhio e viene portato nell’infermeria dello stadio per poi essere trasferito in un ospedale. Fuori la polizia spara lacrimogeni per disperdere la folla ma sulle strade è ormai guerriglia. La gente del River vuole giocare, quelli del Boca non ci sono perché l’evento, proprio per scongiurare reazioni di questo tipo, è stato programmato a porta chiuse.
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Quella sera non si gioca. La Conmebol si riunisce d’urgenza e il presidente Dominguez, dopo qualche giorno, comunicherà di essersi accordato con il Real Madrid per giocare il Superclasico al Santiago Bernabeu. Infatti, in Sudamerica non c’è un solo posto in cui la partita possa svolgersi in totale sicurezza, mentre in Europa – nonostante moltissime comunità argentine partecipino all’evento – mantenere l’ordine è molto più semplice.
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E in campo? Già , c’è anche l’aspetto sportivo, che per tre settimane non viene minimamente considerato. Al Bernabeu vince il River Plate, che regola 3-1 gli avversari dopo i tempi supplementari. L’istantanea del match è la corsa in contropiede del Pity Martinez, alla sua ultima con la Banda, che vola in campo aperto e segna il gol finale. Il River e Gallardo sono nella storia, il Boca all’inferno. Il calcio, invece, ancora una volta ringrazia.
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