L’addio di Hulk al campionato cinese ci dà l’occasione di riflettere su cosa ha significato il suo trasferimento allo Shanghai SIPG quattro anni fa, sia per il calcio cinese che per la carriera del brasiliano.
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Dopo quattro anni, conditi dalla vittoria di un campionato e di una Supercoppa, Hulk lascia la Chinese Super League con un record di 124 presenze e 70 gol che hanno contribuito enormemente a cambiare il volto del calcio cinese a livello mondiale.
A 34 anni, l’attaccante brasiliano è ormai nella fase discendente della sua carriera, soprattutto ora che l’età sta facendo lentamente venir meno la sua esplosività e la forza fisica che era stati dei tratti caratteristici del suo stile di gioco, ma al momento di lasciare l’Europa in pochi avrebbero pensato che sarebbe rimasto così a lungo in Cina, visto il mercato che poteva avere nel Vecchio Continente.
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La ricca carriera di Hulk
All’inizio dello scorso decennio, Hulk si era imposto nel Porto come uno degli attaccanti più interessanti d’Europa, unendo una tecnica che più che buona a una forza e una progressione non comuni, che gli permettevano di giocare sia da centravanti puro che da punta esterna. Attorno a lui gravitavano le attenzioni di diversi club europei di primo piano, ma nel 2012 decise a sorpresa di trasferirsi in Russia allo Zenit, che in quel momento stava cercando di fare il salto di qualità a livello internazionale.
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Questo già basta a capire come si è evoluta la carriera di Hulk: a dispetto delle incredibili doti, che lo avvicinavano a un giocatore come l’ex-interista Adriano, ha sempre preferito sacrificare scelte di carriera competitive rispetto all’aspetto economico. Già da ragazzo, nel 2005, aveva lasciato il Brasile per il ricco campionato giapponese, da cui poi aveva saputo conquistarsi l’Europa.
Allo Zenit, Hulk continuava però a giocare nelle coppe europee, nelle quali mise a segno 18 gol in quattro stagioni, e restava uno dei principali nomi nel giro della Nazionale brasiliana. Quando, però, a soli 30 anni decise di trasferirsi in Cina per 60 milioni di dollari, la sua scelta sorprese tutti: da lì in avanti, Hulk uscì dai radar del calcio europeo e della Seleção, accontentandosi di una sorta di ritiro anticipato in cambio di 22 milioni di dollari l’anno ricevuti come stipendio dallo Shanghai SIPG.
Il rapporto col calcio cinese
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La Chinese Super League, all’epoca, aveva avviato un ambizioso progetto di crescita tecnica basato sull’acquisto a peso d’oro di importanti giocatori del palcoscenico mondiale, invece di seguire l’esempio di Stati Uniti e Qatar che puntavano solo sulle vecchie glorie. Nello stesso periodo, i club cinesi si erano assicurati anche Jackson Martinez, Paulinho, Guarin, Alex Teixeira, Ramires, Gervinho, Witsel, Pato e Oscar.
Hulk era uno dei fiori all’occhiello di un campionato che voleva affermarsi tra i più ricchi e importanti al mondo, spostando il baricentro del calcio dall’Europa verso l’Asia. In questi quattro anni, Hulk ha vissuto in pieno l’epoca d’oro della Chinese Super League, passata anche dall’ultimo anno di pandemia: se il bilancio economico è ampiamente positivo, quello sportivo è però ben più magro, visti i pochi titoli vinti a Shanghai e il calo in termini di popolarità che ha riguardato il brasiliano.
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Un prezzo che forse è anche stato ben felice di pagare: rispetto alla quasi totalità dei campioni occidentali venuti a giocare in Cina ancora giovani, Hulk ha atteso fino ai 34 anni per decidere di tornare indietro, mentre altri come Witsel e Ferreira Carrasco hanno scelto di tornare in Europa. Lui, invece ancora lo scorso gennaio annunciava di voler rimanere in Cina fino alla scadenza del suo miltimilionario contratto, che ne ha fatto uno dei calciatori più pagati al mondo.
In questi anni, il campionato cinese ha infine dovuto correggere la rotta. Gli acquisti sullo stile di Hulk hanno portato un’iniziale notorietà alla lega, ma che col tempo è scemata; è stato approvato un nuovo tetto d’ingaggio per gli stranieri, per contenere le spese fuori controllo, e gli acquisti sono diventati meno prestigiosi, come quelli nell’ultimo mercato di Arnautovic, El Shaarawy e Rondon. Il calcio cinese ha scelto invece di aumentare i propri investimenti all’estero, acquistando direttamente i club europei invece che i loro giocatori, come successo con l’Inter, il Southampton e il Wolverhampton, solo per citarne alcuni.
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