Alberto Piccinini è stato calciatore, allenatore ma soprattutto padre di un grande telecronista come Sandro. Che, di recente, è tornato a parlare di lui
Uno dei nomi che il giornalismo sportivo ha associato per decenni al calcio italiano è sicuramente quello di Sandro Piccinini, celebre commentatore le cui telecronache sono passate alla storia per aver portato nel mainstream alcuni termini oggi universalmente riconosciuti. In pochi, però, sanno chi era Alberto Piccinini, ex calciatore e padre dello stesso Sandro.
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Se le ‘sciabolate morbide’ del figlio infatti venivano soltanto ipotizzate a parole, papà Alberto per anni è stato uno dei protagonisti sul campo di quel calcio che Sandro ha scelto di raccontare. Nato a Roma nel 1923, Alberto Piccinini è stato protagonista di una buonissima carriera, cominciata proprio nelle giovanili del club giallorosso e proseguita più o meno in ogni zona d’Italia.
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Alberto Piccinini, pioniere del calcio italiano
Il calcio italiano era agli albori quando Alberto Piccinini cominciò a tirare calci a un pallone. Dopo aver percorso tutta la trafila nel vivaio della Roma, a cavallo della Seconda Guerra Mondiale coronò il sogno di vestire i colori della squadra che da sempre amava. Gli esordi in provincia, all’Avia, poi una stagione con il club capitolino prima del trasferimento alla Salernitana.
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In Campania, Alberto Piccinini si fermerà tre anni diventando uno dei leader della squadra, l’uomo d’ordine attorno al quale la squadra granata sviluppava il suo gioco. Dopo una parentesi al Palermo, il papà di Sandro si proiettò direttamente nel calcio d’èlite, difendendo i colori di Juventus e Milan: con i bianconeri giocò oltre 100 partite e si guadagnò la Nazionale, inanellando 5 presenze con gli Azzurri.
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Il brutto infortunio e una carriera che non decolla
Purtroppo, una volta passato al Milan Alberto Piccinini dovette fare i conti con un brutto infortunio ai legamenti crociati. Che si ruppero, non dandogli più tregua fino al momento in cui dovette appendere gli scarpini al chiodo. Sul finale di carriera, giocò nuovamente nel Palermo e chiuse all’Avezzano, per due anni, vicino alla Roma che tanto amava.
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Decide così di intraprendere la carriera di allenatore, ma l’idea di sedersi in panchina rimarrà, appunto, soltanto una suggestione. Il Palermo, che ne aveva apprezzato le doti umane in campo, gli propose un anno di contratto. Alberto Piccinini ne chiese tre. Morale: non si può fare. Da lì in poi scomparve dalle scene, morendo nel 1972 per un male incurabile, ma lasciando anche una grossa eredità.
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L’eredità lasciata al calcio italiano
Infatti, Alberto Piccinini ha consegnato al calcio italiano uno dei giornalisti italiani migliori, universalmente riconosciuti come uno dei padri delle telecronache moderne. Di recente, Sandro è tornato a parlare del padre: “Mio padre è stato un grande giocatore della Juventus di Boniperti, campione d’Italia due volte e la Nazionale. Per cui ho iniziato anche io a giocare e sino a quando lui è stato in vita sono rimasto convinto che sarei diventato un calciatore professionista” ha dichiarato qualche settimana fa.
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Aggiungendo: “Purtroppo a 14 anni ho perso il papà che era la mia guida. Ho provato a tenere duro, sono arrivato sino agli Allievi della Lazio però poi ho visto che c’era gente davvero più forte di me, anche fisicamente. Da bambino ero ovviamente juventino per mio papà. Mi innamorai pazzamente di Sivori, papà mi portò a conoscerlo, ho tutte le sue maglie. Idolo assoluto. Poi passò al Napoli e iniziai a tifare Napoli. Quando smise, provai a ritifare Juve ma non era lo stesso. Di fatto rimasi senza squadra del cuore”.
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