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Lo ha annunciato Marotta, lo ha fatto capire Conte: Eriksen potrebbe salutare l’Inter a gennaio. La società, forse, ha già trovato il sostituto

Non è sbocciato l’amore e ora, forse, bisognerebbe solo rassegnarsi, lasciando siano gli eventi a fare il proprio corso. Christian Eriksen, della sua avventura all’Inter, adorerà ricordarsi dell’addio, del momento in cui è tornato a vivere, dato che all’Inter, sulla panchina dorata dove siede da mesi, sembra mancargli l’aria. Non ha legato con Conte, ormai non gioca più, si riscalda solo per entrare negli ultimi minuti.

Una sorta di punizione non si sa bene per quale motivo, una vera umiliazione per un calciatore che aveva altre aspettative quando felice decise di lasciare il Tottenham per l’Inter. Aveva fatto benissimo in Premier League, era arrivato carico di aspettative, gol e assist, era convinto potesse imporsi in un altro campionato e invece s’è accorto, molto presto, che il suo posto è altrove, non si sa bene dove ma sicuramente non in Serie A. Non all’Inter.

Perché Eriksen non ha convinto Conte e l’Inter

Quali sono stati i reali problemi tra l’Inter ed Eriksen? Perché il centrocampista danese non è riuscito a diventare protagonista a Milano? Il feeling mai sbocciato con Conte ha il suo peso. L’allenatore, lo scorso gennaio, aspettava Vidal. L’Inter lo ha accontentato, ma solo in estate. In inverno, pur senza dirlo, l’allenatore ha fatto i “capricci” per l’arrivo di un calciatore, a quanto pare, di difficile collocazione nel suo modulo, nella sua idea di calcio.

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Eriksen ha pagato questa diffidenza e, in campo, non ha mostrato la giusta personalità per far ricredere il suo allenatore. Anzi: giocando in modo passivo, senza imporsi, giustificava Conte sullo scarso utilizzo. Ad un certo punto si è arreso, forse troppo presto, convinto di non avere chance. Conte ne ha approfittato e l’ha fatto fuori. Oggi Eriksen è una riserva.

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Le statistiche lo condannano, oltre i limiti di Conte: Eriksen ha giocato poco vero, ma ha fatto ancor meno per guadagnare consensi. Quest’anno ha percorso in media 7.1 km a partita, sono pochini. Nell’Inter è agli ultimi posti. Ma Eriksen non ha compensato neppure palla al piede: pochi spunti, assist rari, nessun tiro in porta. In fase passiva è stato assente: meno di un contrasto a gara, inaccettabile per un allenatore che fa del dinamismo e l’aggressività il suo punto di forza.

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Il sostituto del danese è già in Serie A?

Eriksen dirà addio, vedremo quando, capiremo dove andrà, scopriremo, presto, chi lo sostituirà. Se il suo erede giocasse in Italia? L’opportunità, alimentata dai rumors dei giornali, si chiama Rodrigo De Paul. Nell’Udinese, l’argentino fa il fenomeno. Verrebbe da chiedersi per quale motivo giochi ancora in Friuli. Ha tutto per essere titolare ovunque. Gotti se lo gode, sa che presto dovrà dirgli addio e forse ne sarà felice: per il professionista, il grande salto è meritato.

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L’Inter ci pensa da tempo e il vuoto, ma relativo, che lascerà Eriksen, potrebbe essere occupato proprio da De Paul. Che rappresenterebbe, per Conte, un giocatore adatto nel suo 3-4-1-2. Sia come trequartista che come centrale di centrocampo. D’altronde l’argentino, in questi anni, ha imparato a diventare altro, ad essere non solo un rifinitore o un esterno. De Paul è un giocatore completo: corre tanto (quasi 11 km a partita, 28esimo in Italia), è primo in Serie A per passaggi chiave (12), compie 55 passaggi di media a partita, vanta 1.7 contrasti a gara.

L’arte del dribbling: De Paul adora divertirsi

Ma il pregio principale è un altro e rappresenta anche un potenziale limite: De Paul ama divertirsi, tenta in media 4 dribbling a partita, tra i primi in Italia, mentre l’Inter ne fa a meno. In rosa, il “re” dei dribbling è Lautaro (2.6) e a seguire c’è Lukaku (2.3). Conte apprezzerà un giocatore che osa rischiare? Possibile sia De Paul, nel caso, ad adeguarsi per il bene collettivo. Ma sarebbe un peccato.

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