La controversa vita sentimentale di Maradona ha portato molte esponenti femministe a non gradire i numerosi omaggi riservati al Pibe de Oro dopo la sua morte. Due entità – Diego e il movimento femminista – con più punti di contatto di quanto si possa immaginare
Con la morte di Diego Armando Maradona non se ne va un fuoriclasse del calcio o più in generale dello sport: ci lascia una delle icone più riconoscibile del ‘900. Un personaggio capace con la sua forza simbolica di attraversare tante generazioni – venendo idolatrato anche da persone che non l’hanno visto giocare – e di incidere su ambiti che vanno ben al di là di quello calcistico.
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Un campione universale per le sue qualità calcistiche e scomodo per il suo modo di vivere, in grado per questo di dividere il mondo tra hater che vestono i panni dei moralisti e praticanti del suo culto. Certamente, un lato ingombrante della figura di Maradona è rappresentato dalla sua vita sentimentale. Diego è stato più volte accusato di violenze sessuali e pare che non abbia riconosciuto ben 11 figli: un’ombra che incombe in un cielo illuminato dal suo genio calcistico.
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Sbagliato omaggiare Maradona: il caso di Paula Dapena
Questo lato della vita di Maradona, unito alla coincidenza tra la data della sua morte e la giornata contro la violenza sulle donne, ha inasprito il dibattito degli ultimi giorni sul fuoriclasse argentino. A fronte delle dediche arrivate da tutto il mondo, ci sono state persone che si sono opposte alla sua beatificazione. Un esempio è dato da Paula Dapena, calciatrice del Viajes Interrìas FF. Prima di un’amichevole contro il Deportivo de la Coruña, si è seduta girandosi rispetto a compagne e avversarie nel corso del minuto di interruzione in memoria di Maradona.
Mamma, (non) ho visto Maradona
Un gesto giustificato così: “Pochi giorni fa, nel giorno per l’eliminazione della violenza di genere, questi gesti non sono stati fatti e se non è stato osservato un minuto di silenzio per le vittime, non sono disposta a farlo per un violentatore”. Una presa di posizione forte, condivisa da altre colleghe e in generale da esponenti del pensiero secondo cui Maradona sia una sorta di nemesi del femminismo.
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Maradona e il femminismo: due mondi davvero opposti?
Questa dicotomia appare, da determinati punti di vista, eccessiva e opportunista. La sensazione è infatti che il ruolo di difensore del femminismo venga utilizzato non per difendere determinati valori, ma per attaccare a prescindere una figura come Maradona che, in quanto il più grande di tutti, genera devozione ma anche invidie.
https://youtu.be/7GjJz41dDx8
Inoltre, il modo di vivere di Maradona è molto vicino – anche se può sembrare paradossale – a quella che è l’idea del femminismo. La condivisione di momenti o di ideali con i tuoi compagni accettandoli con i loro pregi e i loro difetti, la voglia di andare contro l’establishment e l’obiettivo di creare un mondo senza una contrapposizione così forte tra oppressori e oppressi. Tratti che accomunano Maradona – un riferimento per i compagni e uno strenuo difensore dei più deboli – alla missione portata avanti dal femminismo.
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Punti di contatto che indicano come forzata l’impossibilità di idolatrare Maradona e difendere al tempo stesso i diritti delle donne. Una sorta di “morale episodica”, che in questi giorni ha ricordato altri lati oscuri della vita del Pibe de Oro. Questioni difficili da trattare, anche per la frammentarietà delle informazioni che la gente ha a disposizione su questi argomenti, che il più delle volte vengono strumentalizzate a seconda di ciò che sia vuole far passare. Di certo vi è una cosa sola ed è il divino talento calcistico di Maradona e la sua capacità di essere un’icona senza tempo, come gli ultimi giorni hanno affermato in modo chiaro e indiscutibile.
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