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Dopo il cambio in panchina e una partenza deludente, il Deportivo Alaves ha ripreso a macinare gioco e punti per puntare alla quinta storica salvezza consecutiva

“Una vittoria meritata, un risultato eccellente: mi sento orgoglioso come tutti i nostri tifosi”. Pablo Machin commenta così la vittoria del suo Deportivo Alaves in quel di Valdebebas, contro un Real Madrid per il quale l’1-2 subito al complesso Di Stefano rappresenta l’apertura definitiva di una crisi complicata da gestire. Il tecnico dei baschi, bravo a incartare tatticamente la partita al ben più quotato collega, con la vittoria sui merengues si è preso un ulteriore rivincita contro i suoi detrattori.

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Infatti, il nome di Machin è stato spesso – troppo, soprattutto nell’ultimo biennio – inserito nella lista dei ‘one season wonder’ perché, se è vero che ancora tutti si ricordano la scalata del suo Girona, altrettanto reali sono le più recenti avventure fallimentari maturate tra Siviglia ed Espanyol. Esoneri differenti, va detto, perché se a Nervion Machin aveva potuto lavorare da inizio anno, in Catalogna era stato chiamato in corsa, in un contesto in cui hanno fallito anche il suo predecessore e il suo successore.

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Ripartire dalla provincia era quindi consigliabile. Quando è arrivata la chiamata del Deportivo Alaves, Machin non ci ha pensato due volte ad accettare l’incarico: “Col club arriviamo da periodi simili ed entrambi abbiamo voglia di riscatto” ha dichiarato durante la sua presentazione alla stampa. E, il connubio, dopo un avvio stentato sembra finalmente cominciare a funzionare.

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Deportivo Alaves – Machin, un destino in comune

Dopo i fasti del primi anni Duemila – il Deportivo Alaves ha mlilitato in Liga a riprese alterne: l’ultima striscia di livello risale al lustro 1998 – 2003, con in mezzo una finale di Europa League persa contro il Liverpool – la compagine basca ha intrapreso il ruolo di squadra ascensore, sprofondando fino alla terza serie per poi risalire, molto lentamente, in Liga solo nel 2016.

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Dopo aver sfiorato la Copa del Rey – persa contro il Barcellona della MSN, nell’anno in cui a Vitoria giocavano Marcos Llorente e Theo Hernandez – i baschi hanno inanellato quattro salvezze di fila. E, adesso, hanno l’obiettivo di eguagliare il record storico in Liga. Machin è invece salito alla ribalta con il Girona dei miracoli, portato prima alla promozione e poi a una salvezza clamorosa, trascinato dalle reti di Stuani e dalle giocate di Portu.

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L’arrivo a Vitoria e la nuova attitudine

L’addio di Garitano gli ha spalancato le porte del Deportivo Alaves. Uno dei difetti che la stampa ha spesso affibiato a Machin è quello di essere troppo dogmatico. La sua insistenza sul 3-5-2, o in generale su un modulo che prevede una difesa a tre, lo ha portato in alto (al Girona) per poi farlo cadere fragorosamente. Quest’anno invece il tecnico ha deciso di proseguire sulla strada tracciata dai suoi predecessori.

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Intelligentemente, peraltro, perché la rosa dell’Alaves negli ultimi anni ha sempre giocato con il 4-4-2 e, a livello tecnico, l’ex allenatore del Siviglia ha a disposizione una delle coppie d’attacco più affiatate di Spagna. Lucas Perez e Joselu hanno a tratti bullizzato il Barcellona e, se stanno bene, rappresentano sicuramente un grandissimo valore aggiunto.

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“Negli anni ho imparato che saper variare è una ricchezza” ha detto l’allenatore in un’intervista a La Vanguardia, sottolineando come a volte sia meglio non toccare qualcosa che funziona solo per mere convinzioni personali. Mendizorroza è diventato uno stadio molto più frequentato, forse maggiormente esigente, di certo caldo per quanto possa esserlo una realtà che storicamente vive all’ombra di due giganti come Athletic e Real Sociedad: “Ma non sentiamo questo peso” ha chiosato Machin.

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Obiettivo salvezza

La salvezza è l’obiettivo dichiarato, ma le cose non è che fossero cominciate benissimo. Tutt’altro: nelle prime sei partite l’Alaves ha perso quattro volte, vincendo soltanto il derby contro l’Athletic aiutato dalla cronica imprecisione sotto porta degli avversari. Il ko in casa con l’Elche ha fatto scattare qualcosa nella testa dei calciatori: con Machin già in bilico, la squadra ha reagito e vinto a Valladolid.

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Da lì in poi è stato un ottimo cammino, da squadra solida, impreziosito dall’1-1 contro il Barcellona e dalla vittoria contro il Real Madrid. Risultati arrivati senza snaturarsi, ma credendo nel lavoro di Machin, bravo a mischiare gli uomini andando spesso a modificare la formazione – l’Alaves è la squadra in Liga che ha sperimentato di più in tal senso – e toccando le giuste corde. Il peggio, finalmente, sembra passato.

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