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Maradona non è definibile da parole terrene. Per questo affidarsi ai ricordi, oggi che non c’è più il numero Dieci per eccellenza, è forse l’unico rifugio di calda nostalgia a cui aggrapparsi. Qui ricordiamo la punizione “divina” che segnò alla Juventus quel 3 novembre 1985. 

La Juventus del 1985 veniva da dieci anni di dominio incontrastato: Platini e Trapattoni ne erano i condottieri e la tragica finale di Champions League dell’Heysel di sei mesi prima fu solo la conferma della forza di quella squadra. 

Dall’altra parte, in un San Paolo gremito sotto la pioggia per vedere il primo Napoli – Juventus di Diego Armando Maradona, la squadra di Bianchi si preparava alla gestazione finale del mito di Diego. Il suo arrivo in estate per tredici miliardi e mezzo di lire aveva fatto alzare l’asticella dalle parti del San Paolo, e quella partita – dopo otto giornate di campionato – doveva essere la conferma di quanto fatto di buono fino a quel momento. 

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Maradona ci prova più volte: dribbla, crea, inventa, tira, ma Tacconi sembra voler continuare a mettersi in mezzo tra la generazione del mito Maradona e la sua consacrazione davanti al proprio pubblico. 

Un anno di consacrazione

Pochi mesi dopo quella punizione, che tra poco vi racconteremo, Diego diverrà il miglior marcatore del Napoli che si preparerà allo scudetto del 1986 e vincerà il Mondiale in Messico trascinando da solo l’Argentina fino alla finale. É in questa competizione che la “Mano de Dios” scenderà dal’Empireo contro l’Inghilterra in un conflitto socio-politico che rende inscindibile l’uomo Diego dal calciatore Maradona.  

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All’Azteca Diego segnerà due gol di immortale fama, timbrando la rivincita per la Falkland Argentine e portando la sua leggenda a compimento definitivo. 

Ma torniamo a quel 3 novembre 1985, quando, grazie a Enrico Ameri, la punizione di Diego fu trasmessa per tutta la penisola. 

Il divino Maradona

C’è un video in cui nella Diretta gol degli anni ottanta – quel romantico Tutto il calcio minuto per minuto – Enrico Ameri racconta in presa diretta i secondi che precedono la punizione di Dios. Al minuto settanta, con il risultato fermo sullo 0-0, Bertoni subisce un fallo in area di rigore e l’arbitro assegna punizione a due in area per gioco pericoloso. L’angolo da destra è minimo per calciare e Tacconi sistema prontamente sei giocatori pronti ad avventarsi sul primo tocco di Pecci. 

“Pecci non me la voleva dare. Continuava a dire ‘Come tiri da qui? É impossibile’. Lui non capiva, io avrei segnato comunque.”

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Al tocco di Pecci, Diego fa qualcosa di non comprensibile per nessuna legge calcistica fino a quel momento ammirata. La palla, con una forza e una precisione appunto divine, scavalca la barriera posizionata a cinque metri scarsi dal punto di battuta e si insacca alle spalle di Tacconi. “Non è possibile che abbia tirato, non c’era spazio. Sono contento che quel gol lo abbia segnato a me, è motivo di orgoglio.” 

Il San Paolo esulta rombando d’azzurro per il gol che regala la vittoria ai partenopei, ma sopratutto offre a Maradona l’altare sacrificale perfetto per iniziare l’anno della consacrazione e dare il via a quella transizione che significava passare dall’epoca de “Le Roy” Michelle Platini, a quella di “Dios” Diego Armando Maradona. 

Un rapporto viscerale

Dopo la partita Maradona verrà intervistato dai giornalisti presenti e candidamente dichiarerà: “Questo gol è tinto d’azzurro, è per tutta la gente di Napoli.” Chiunque abbia messo piedi a Napoli dopo quel 1985 sa che cosa significhi Diego Armando Maradona per quella città, per quella popolazione. Quando si dice che l’uomo Diego è inscindibile dal calciatore Maradona ci si riferisce anche a questo rapporto, viscerale, bulimico quasi, ingordo per certi versi ma perfettamente imperfetto tra la caotica città di Napoli e il suo dio terreno. 

Un amore incondizionato, che nacque quando, con quella punizione, Maradona palesò la propria natura divina in un campo di calcio. Contro la Juventus, a pochi mesi dal Mondiale che lo consacrerà. 

É l’inizio della leggenda, la punizione divina di Diego Armando Maradona. 

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