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Qualche anno fa, in Francia, successe l’impensabile: un Monaco spumeggiante ribalta i pronostici della vigilia e trionfa in Ligue 1, lasciandosi alle spalle il PSG. Andiamo a rivivere quella stagione.

Il 21 maggio 2014 il tribunale di Ginevra sentenzia la condanna al pagamento di 4,68 miliardi di dollari da parte di Dmitrij Rybolovlev nel contenzioso per il divorzio con l’ormai ex moglie Elena Rybolovleva. La cifra si ridurrà a 564 milioni di franchi svizzeri, ma chi ne pagherà le spese sarà una compagine calcistica che stava vivendo gli anni migliori della sua storia, dall’inizio del secolo a questa parte.

Il Monaco degli anni ’90, infatti, era una vera e propria macchina da guerra, plasmata sulla crescita e lo sviluppo di una serie di diamanti preziosi nel panorama calcistico transalpino. Qualche nome? Thierry Henry, David Trezeguet e Fabien Barthez, senza considerare il nigeriano Victor Ikpeba.

Monaco - Trezeguet e Henry

Fonte: Twitter @adugbemmy

Quando il magnate russo classe 1966 aveva deciso di acquisire le quote di maggioranza di questa nobile decaduta del calcio francese, in Costa Azzurra si riaccesero gli animi. Quella decisione giudiziaria, epilogo di una rottura coniugale nata addirittura nel 2008, sembrava però porre fine ad un’ascesa verso i lidi più ricercati dell’intera Ligue 1, accanto alle solite note Olympique Marsiglia, Lione ed ai marziani del Paris Saint-Germain.

Valorizzare e monetizzare

Dicevamo, a causa di quel nucleo familiare da Mulino Bianco (ci si augura) ormai ridotto a poche uova nel paniere, i Rouges et Blancs si trovano costretti ad operare un risanamento dei fondi societari. La maggior parte dei talenti fatti svezzare durante le prime stagioni nell’Olimpo del calcio francese, dopo la promozione ad opera di Claudio Ranieri nell’annata 2012/2013, sono dunque venduti per far cassa.

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Geoffrey Kondogbia passa all’Inter per 40 milioni di euro, Yannick Ferreira Carrasco va all’Atlético Madrid per 20 milioni di euro e Radamel Falcao si trasferisce in prestito (per alleggerire il monte ingaggi) in Premier League, prima al Manchester United e poi al Chelsea, senza lasciare tracce significative. In compenso, con il passare del tempo acquisiscono esperienza talenti come Thomas Lemar, Fabinho ed il futuro orobico Mario Pasalic. E poi, arriva l’estate del 2016.

Giungono nel Principato svariati nomi interessanti, tra cui Kamil Glik, Djibril Sidibé, e gli ex Marsiglia Benjamin Mendy e Valère Germain, oltre al ritorno dall’Inghilterra di Falcao, che diventa capitano della formazione monegasca. In più, diventa titolare anche un ragazzino cresciuto nei mesi precedenti nel centro di formazione biancorosso, a La Turbie.

Si chiama Kylian Mbappé e nel giro di qualche mese diventa l’esordiente ed il marcatore più giovane nella storia del club. Non solo, perché in un lasso temporale a dir poco esiguo mette a segno ben due triplette, contro il Rennes in Coupe de la Ligue ed in Ligue 1 ai danni del Metz. Se ne parlerà.

Monaco - Kylian Mbappé

Fonte: Twitter @JakeEntwistle

Monaco, essenza portoghese

Sì, se ne parlerà, perché quel Monaco riuscirà in un’impresa a dir poco storica, che si percepisce nei numeri. 95 punti, risultato di un rendimento da 30 vittorie, 5 pareggi e solamente 3 sconfitte. PSG secondo a -8 punti, appena 31 gol subiti e 107 (!) realizzati. Una potenza offensiva stratosferica, una formazione votata all’attacco e che faceva del contropiede una delle sue armi migliori.

L’enfant prodige con il numero 29 conclude la sua prima stagione da titolare a 26 reti e 14 assist in 44 presenze, ma non si rende protagonista solamente entro i confini del proprio Paese. La cavalcata del Monaco guidato da Leonardo Jardim, infatti, si attua anche in Champions League, dove vengono travolti il Manchester City prima ed il Borussia Dortmund poi. Solo la Juventus riuscirà ad imporsi sui biancorossi, fermando la loro corsa a Cardiff in semifinale, grazie ad uno 0-2 nel Principato ed un 2-1 allo Stadium.

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Essenza portoghese, non a caso. Oltre al consistente scheletro francese (Bakayoko, Mendy e Mbappé su tutti), quel Monaco brillava anche grazie all’estro di tre lusitani, uno in panchina e due tra la cabina di regia e la trequarti. Il primo è Leonardo Jardim, tecnico dal curriculum variegato ma sprovvisto di miracoli, tuttavia capace di imprimere una certa filosofia nella mente e, soprattutto, nei piedi dei suoi. Gli altri due, invece, erano Joao Moutinho e Bernardo Silva, i quali si sposteranno in Premier League rispettivamente al Wolverhampton (altra colonia lusitana) ed al Manchester City.

Il condottiero di quella squadra, però, non è né francese né portoghese. Radamel Falcao aveva bisogno di una squadra dove poter ripartire, dopo aver deluso in Premier League. Per lui arriveranno svariati problemi fisici nel corso dell’anno, ma ciò che lo spingerà a guidare i suoi sarà soprattutto la forza mentale: 30 reti in 44 presenze, oltre a tanto cuore e voglia di riscatto.

Oggi il Monaco vive un periodo di transizione, indubbiamente ridimensionato rispetto a quella compagine campione di Francia, ma al contempo in lizza per una qualificazione alla prossima Champions League. La concorrenza è agguerrita, visto lo sviluppo avuto anche dal Lille negli ultimi anni. Chissà che i biancorossi, quattro anni dopo, non possano nuovamente sorprenderci.

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