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Sotto la gestione Mancini l’Italia sta tornando a essere una squadra quadrata e organizzata. Il ct azzurro punta molto sulle motivazioni, sopperendo all’assenza di qualità con rotazioni massicce

La vittoria contro la Polonia vale un primo posto provvisorio ma importante per l’Italia di Roberto Mancini. Che, dopo i tre punti ottenuti grazie alle reti di Jorginho e Berardi, hanno il destino in Nations League nelle proprie mani. Basterà infatti una sola vittoria per accedere alla seconda, quella che stabilisce quale, ma soprattutto se, ci sarà qualcuno in grado di detronizzare il Portogallo.

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Mancini ha sempre predicato umiltà e basso profilo, ma l’Italia sotto la sua gestione ha dimostrato – pur non esprimendo valori di carattere assoluto – di essere tornata un gruppo organizzato e ben pensato. Grazie, soprattutto, al lavoro che lo stesso Mancini ha portato avanti. La consapevolezza di non avere (molti) top player ha portato il ct a organizzarsi diversamente.

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Per esempio, ha deciso di responsabilizzare più calciatori e non, come fece qualche suo predecessore, creare un ambiente chiuso e poco inclusivo. Chi merita gioca, non ci sono preclusioni né per motivi anagrafici né, tantomeno, per squadre di appartenenza. E così la macchina azzurra sta funzionando, con l’obiettivo di preparare al meglio un Europeo al quale si arriverà in veste di outsider.

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Florenzi, da incognita a capitano dell’Italia

“Questa sera ho chiuso un cerchio: qualche anno fa qui ho pensato che non avrei mai più giocato, ora ci sono tornato da capitano”. Fascia al braccio, Alessandro Florenzi ha condotto l’Italia alla vittoria contro la Polonia. Per l’ex romanista oggi al PSG è stata una grande rivincita, e non solo perché a Reggio Emilia si era procurato l’ennesimo infortunio al ginocchio.

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Florenzi è la dimostrazione plastica che lavoro e abnegazione alla fine pagano sempre. Fuori dalle prime chiamate di Mancini, o comunque considerato non una prima linea, il terzino si è preso un posto sulla fascia destra e, a oggi, il borsino dice che sarà il favorito per un posto da titolare. “L’Italia è una squadra che ha spirito e coraggio”, ha dichiarato alla fine del match, “sono sicuro che faremo molto bene”.

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Bastoni è già una garanzia

All’esordio assoluto con la maglia dell’Italia, Alessandro Bastoni si è già candidato per un posto tra i 23 che partiranno per l’Europeo. La defezione di Leonardo Bonucci gli ha spalancato le porte della titolarità e il ragazzo cresciuto non ha tradito le attese. Schierato nel ruolo di centrale sinistro – ma a quattro, e non a tre come nell’Inter – Bastoni ha risposto bene, completando una partita precisa e ordinata.

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Per esempio, è stato il calciatore dell’Italia ad aver completato più passaggi e il terzo, dopo Emerson Palmieri e Jorginho, ad aver toccato più palloni, mettendosi in mostra per le sue qualità in impostazione. Inoltre, ha avuto il compito di francobollare un ‘certo’ Lewandowski. Missione riuscita rimettendoci una mandibola: “Mi ha preso il nervo e non mi ha chiesto scusa, ma a fine partita ci siamo stretto la mano”.

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 Collettivo Sassuolo ma non solo

Mancini ha poi definitivamente responsabilizzato anche il gruppo Sassuolo. Domenico Berardi, entrato nella ripresa al posto di uno spento Bernardeschi, ha segnato il gol che ha chiuso il match, mentre Manuel Locatelli ha confermato la grande crescita imboccata da quando è stato preso in consegna da De Zerbi. Locatelli è un potenziale titolare dell’Italia, perché al momento il suo ruolo non sta esprimendo di meglio.

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Non convocato contro la Polonia causa infortunio, Francesco Caputo sarà probabilmente la terza punta che Mancini porterà all’Europeo. Underdog e giovani, si diceva. Della prima categoria fanno parte Jorginho, ormai sempre più epicentro dell’Italia, ma anche Giovanni Di Lorenzo, Gianmarco Ferrari, Roberto Soriano e il redivivo Stefano Okaka. Nella seconda, oltre Bastoni, salgono le quotazioni di Matteo Pessina, per il quale Mancini stravede. In attesa, ovviamente, di Sandro Tonali.

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