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Strani trasferimenti, riciclaggio di denaro, corruzione: il Portogallo deve affrontare l’ennesimo scandalo nel calcio, e anche questa volta al centro di tutto sembra esserci il Benfica.

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Nei giorni scorsi, la polizia portoghese ha fatto irruzione negli uffici di tre club della Primeira Liga nell’ambito di un’indagine per corruzione e riciclaggio di denaro che coinvolgerebbe il piccolo club del Santa Clara, ma anche due colossi come Benfica e Sporting Lisbona, e sarebbe legata ad alcune operazioni avvenute prevalentemente tra il 2011 e il 2014.

Benché i diretti interessati abbiano fatto sapere di essere tranquilli e pronti a collaborare con la giustizia, un nuovo scandalo sembra essere pronto a esplodere nel calcio portoghese, da anni ormai al centro di vicende giudiziarie e problemi di corruzione, mentre la competitività internazionale dei suoi club scema sempre più.

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La magistratura portoghese, come riportato dal Guardian, ha comunicato che l’indagine riguarda reati economici come corruzione, riciclaggio di denaro e frode fiscale, ma anche i rapporti sospetti tra i club indagati e un cittadino di Singapore legato a compagnie con sede nelle Isole Vergini Britanniche.

Il Santa Clara, che dei tre club è il meno noto ma gioca comunque nella massima serie portoghese, è indagato in particolare nell’ambito del trasferimento di tre giocatori libici: si tratta di Hamdou Elhouni, Muaid Ellafi e Mohamed Al-Gadi, tutti e tre provenienti dall’Al-Ahly Tripoli e arrivati al Santa Clara nel gennaio del 2016, ma oggi non più presenti in Portogallo.

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Lo Sporting Lisbona ha comunicato che l’indagine riguarda presunte irregolarità avvenute tra il 2011 e il 2014, ma probabilmente il riferimento è alla parte di indagine che riguarda il club biancoverde: questo spiega perché il Santa Clara è accusato per delle operazioni avvenute appunto a partire dal 2016.

Uno dei tre libici, Elhouni, pochi mesi dopo venne acquistato dal Benfica, ma subito girato in prestito e infine venduto. Secondo A Bola, il principale quotidiano sportivo portoghese, ci sarebbe una grossa discrepanza di valori in questa operazione: il Santa Clara sostiene di aver guadagnato 100.000 euro dalla cessione, ma risulta che il Benfica abbia invece pagato Elhouni cinque volte tanto. E il sospetto è che questa sia solo la punta dell’iceberg.

Il ruolo del Benfica

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Se il Santa Clara è il club da cui è partita l’inchiesta, il Benfica sembra essere, secondo la Procura, l’epicentro dello scandalo. E non si tratta della prima volta: il presidente Luis Filipe Vieira, ininterrottamente al potere dal 2003, è uno degli uomini più controversi del calcio portoghese ed è spesso stato sospettato di operazioni poco pulite.

Conquistatosi un ruolo di primo piano nella macchina politica del calcio lusitano per le sue accuse alla corruzione del sistema, Vieira si è presto ritrovato dall’altro lato del banco degli imputati. Nel 2015, il primo scandalo: il presidente del Benfica venne accusato dal suo omologo dello Sporting di corrompere regolarmente gli arbitri. L’inchiesta si è poi estesa a un caso di email che proverebbero la corruzione dei direttori di gara, e che costarono il posto all’allora consulente del Benfica Pedro Gonçalves.

Ma in totale gli scandali che hanno coinvolto le Águias di Vieira prima dell’affare Santa Clara sono addirittura cinque, e comprendono corruzione di giudici (l’inchiesta Operação LEX), 30 reati tra cui peculato, favoreggiamento e frode informatica (l’inchiesta E-toupeira, per cui Gonçalves è stato arrestato nel marzo 2018, con 79 diversi capi d’accusa), e infine corruzione di giocatori per danneggiare il Porto (l’inchiesta Mala Ciao, che ha coinvolto anche Vitoria Setubal, Paços de Ferreira e Desportivo das Aves).

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Purtroppo, il Benfica rappresenta solo una parte, sebbene consistente, dell’enorme problema che il calcio portoghese ha con la giustizia, e ne fa quello forse più corrotto in Europa, almeno tra i Big 5. Già nella seconda metà degli anni Duemila, lo scandalo Apito Dourado (legato ovviamente alla corruzione degli arbitri) distrusse il Boavista, che all’epoca era una delle squadre più forti del paese e aveva anche raggiunto una semifinale di Coppa UEFA nel 2003, e per poco non accadde lo stesso anche al Porto.

E dal Portogallo arriva anche Rui Pinto, il giovane hacker che ha fatto esplodere il caso Football Leaks e che si trova attualmente sotto processo. Le rivelazioni del whistleblower lusitano hanno colpito in particolare il già discusso procuratore Jorge Mendes, accusato di aver costruito un raffinato sistema di frode fiscale che riconduce a società con sede, guarda caso, nelle Isole Vergini Britanniche.

Di Mendes si sa tanto ma pare mai abbastanza: il suo modo di gestire i trasferimenti dei giocatori, spesso al limite del regolamento, lo ha ormai reso celebre nel mondo. C’è lui dietro il controverso Famalicão e ovviamente il Wolverhampton, ma è anche il capofila di una generazione di procuratori portoghesi sempre più influenti sul mercato nazionale e internazionale, come Bruno Carvalho e Jorge Pires. Ma anche Tiago Ribeiro, fratello dell’ex-Fiorentina Nuno Gomes e procuratore del libico Elhouni. O ancora Paulo Gonçalves, che una volta scarcerato ha aperto la sua agenzia e ha subito trovato un accordo di collaborazione col Benfica.

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