Dopo un anno di apprendistato, Mattia Zaccagni è diventato uno dei pilastri del Verona che non smette di sorprendere. E Juric se lo coccola
Il primo anno può essere un exploit, il secondo è quasi sicuramente la riconferma. Se due indizi fanno una prova, l’Hellas Verona può dormire sonni tranquilli anche quest’anno. Un occhio al campo, l’altro al bilancio, alla ricerca di talenti da scovare a poco e rivendere a peso d’oro. Dopo aver perso in un colpo solo i vari Kumbulla, Rrahmani e Amrabat, il presidente Setti si sfrega le mani per la crescita di Mattia Zaccagni.
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Il centrocampista bellariese ha avuto una crescita esponenziale clamorosa, dimostrando di poter valere tranquillamente una Serie A di livello. Lo ha dimostrato in campo, con prestazioni e gol che lo hanno posto al centro dell’attenzione un po’ con chiunque. L’ultima rete in ordine cronologico è arrivata nello sfortunato 2-2 di San Siro contro il Milan. Un gol, quello segnato ai rossoneri, che gli ha permesso di festeggiare alla grande la prima convocazione in nazionale.
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Mattia Zaccagni, l’ultima scommessa vincente del Verona
Zaccagni va da Mancini e non si può certo dire che la convocazione non sia meritata. Ampiamente, verrebbe da dire, visto l’impatto che il 25enne romagnolo ha avuto nell’economia della squadra allenata da Ivan Juric. Che, lo scorso anno, lo ha confermato un po’ a sorpresa dopo la promozione quasi inaspettata dell’Hellas in A. Valorizzare il talento era il diktat di Setti, e il tecnico croato ha ubbidito. Zaccagni si è messo subito a disposizione, con i risultati che ora sono sotto gli occhi di tutti.
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Il tiro al volo dal quale è scaturito il gol contro il Milan è un capolavoro balistico, per un giocatore che – evidentemente – è talmente in fiducia da tentare anche colpi tipo questo. Certo, la deviazione di un rossonero è decisiva, ma a essere premiata è l’intenzione di Zaccagni. Un profilo del quale Juric non può fare a meno, almeno fino a quando non arriverà qualcuno a bussare alla porta del Verona. Una plusvalenza in movimento, che al momento però Juric vuole ancora sfruttare in pieno.
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La trasformazione tattica
Mattia Zaccagni ha giocato un po’ ovunque, nel vero senso della parola. Cresciuto nel vivaio dell’Hellas, dopo aver militato in prestito con Venezia e Cittadella è rientrato alla base, diventando un perno degli scaligeri. Nella stagione 2016/17 ha cominciato in panchina ma, col passare del tempo, si è conquistato un posto in mezzo al campo, principalmente nel ruolo di mezzala. L’anno successivo si è confermato, sgrezzandosi in zona gol.
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Un’ascesa propedeutica, la sua, all’incontro con Juric, che capisce quanto Zaccagni possa dargli nell’ultimo terzo di campo e, un po’ per necessità e un po’ per convinzione, lo alza sulla trequarti del suo 3-4-2-1. Il giocatore risponde bene, gioca praticamente sempre da titolare e risponde con 2 gol ma soprattutto 9 assist. Il resto è storia recente: in stagione Zaccagni ha già fornito 3 assistenze, trovando col Milan la prima rete stagionale.
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In cerca di consacrazione
Dopo la vittoria contro il Benevento, Zaccagni ha candidamente ammesso: “Lo scorso anno ho imparato molte cose, ma è questa stagione a dovermi dare delle risposte”. Le prime uscite hanno lasciato delle buone impressioni, perché il centrocampista del Verona – tra i tanti pregi – ha anche quello di non patire il classico timore reverenziale. Prima di giocare con personalità a San Siro, Zaccagni aveva fornito un’ottima prestazione contro la Juventus.
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Insomma, le qualità non mancano e anche Roberto Mancini sembra essersene accorto. Di lui, Ivan Juric ha detto: “Zaccagni per me è come un figlio, la convocazione è un premio che merita”. Parole al miele arrivate dopo la partita di San Siro, che fanno eco a quelle pronunciate dopo il match giocato contro il Parma: ” Mattia è uno dei calciatori più intelligenti che io abbia allenato sinora. Fa giocare bene i compagni e difende in modo eccezionale. Se saprà essere più incisivo negli ultimi 20/25 metri, può ambire alla Nazionale”. A posteriori, ci aveva visto giusto.
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