3 gol, 5 assist e una qualità che non si era mai vista dalle parti dell’Alten Forsterei. Già al suo arrivo si sapeva che Max Kruse avrebbe dato all’Union Berlino quel qualcosa in più che era mancato nella scorsa sorprendente stagione.
La squadra allenata da Urs Fischer, infatti, aveva dimostrato una grande solidità solidità e un incredibile attaccamento ai propri tifosi, ma, allo stesso modo, aveva anche manifestato importanti limiti tecnici, dovuti principalmente all’assenza di giocatori di livello in fase offensiva.
Per questo motivo, l’acquisto di Kruse è stata una mossa intelligente tanto in chiave presente quanto in chiave futura.
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Via Andersson, dentro Kruse
A guidare il reparto offensivo nella scorsa stagione non a caso sono stati Andersson e Bülter, due giocatori che, pur avendo sorpreso tutti gli addetti ai lavori con 19 gol segnati in due, non potevano essere una base solida su cui costruire un futuro che fosse il più luminoso possibile.
Lo svedese, nel corso della sessione estiva di mercato, ha deciso di trasferirsi al Colonia, per sostituire il partente Jhon Cordoba: a seguirlo sono stati Polter e Abdullahi, che hanno deciso di giocarsi le loro possibilità rispettivamente in Olanda e in Zweite Liga.
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All’Union, quindi, era rimasto il solo Ujah. Troppo poco per una squadra che avrebbe voluto salvarsi per un’altra stagione: di questo ne era perfettamente consapevole il ds Ruhnert, che ha cominciato a sondare il mercato alla ricerca di quell’elemento offensivo che avrebbe potuto garantire a Urs Fischer qualità, esperienza e un buon numero di gol e assist, ovviamente ad un prezzo accessibile per le casse berlinesi.
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Tutte caratteristiche che hanno ristretto il campo di Runhert ad un solo giocatore, Max Kruse, in rotta di collisione con il Fenerbahce. A causa di una situazione politica instabile e di pagamenti mai puntuali, il tedesco aveva deciso di svincolarsi dalla squadra turca per ritornare in Bundesliga, dove si era affermato come uno dei calciatori tedeschi più forti e controversi dell’ultimo decennio.
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Dalla Zweite alla nazionale
Nato a Reinbek ma cresciuto calcisticamente nel Werder Brema, Kruse esordisce in Bundesliga proprio con la maglia dei Werderaner, per poi trasferirsi a nemmeno 20 anni al St.Pauli, che nella stagione 2010-2011 retrocede in Zweite Liga.
Kruse, intanto, attira su di sé gli occhi dei maggiori club tedeschi, con prestazioni e giocate di altissimo livello. Nel 2012 arriva la possibilità di spiccare definitivamente il volo, ma nessun top club fiuta un affare che il Friburgo non si lascia sfuggire.
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Con soli 500 mila euro la squadra di Streich si assicura un giocatore dalle grandissime potenzialità, tanto che al suo ritorno in Bundesliga realizza 11 gol e 8 assist, convincendo Joachim Löw a convocarlo in nazionale. Fra i top club europei e tedeschi, però, non si muove nessuno: eppure il suo talento è sotto gli occhi di tutti e i numeri sono oggettivamente da grande attaccante.
Il Borussia Mönchengladbach decide di scommetterci 2,5 milioni, che vengono ampiamente ripagati da 25 gol e 22 assist in sole due stagioni. Intanto, però, emergono i “vizi” dell’uomo Kruse, che ama tanto il bere quanto il poker, di cui è un giocatore incallito (e anche decisamente bravo).
Max #Kruse è entrato in 10 goal nelle ultime 5 partite del #Werder Brema (2 pareggi, 3 vittorie).
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— Giorgio Dusi (@Gio_Dusi) March 30, 2019
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Max Kruse, il bomber del popolo
Dopo due stagioni con i Fohlen Kruse decide di tentare la fortuna con il Wolfsburg, dove continua a giocare ad altissimi livelli, prima di ritornare a “casa”: il Werder Brema lo accoglie a braccia aperte, conscio di essersi assicurato a zero un attaccante da top club, che nelle tre stagioni successive dipinge calcio dalle parti del Weserstadion.
Poi arriva l’irresistibile offerta del Fenerbahce, che gli garantisce quei 6 milioni di euro all’anno che il Werder non avrebbe mai potuto permettersi. In Turchia Kruse segna e diverte il pubblico, ma dentro di sé sente un vuoto incolmabile, quello della Bundesliga e dei suoi tifosi, di cui era diventato l’idolo indiscusso. Un bomber che tutti amano e nessuno odia. Il fuoriclasse delle piccole, che a un top club preferirebbe una partita a poker e un boccale di birra.
Kruse quindi si svincola dal Fenerbahce e ritorna in Germania, dove tutti lo vogliono ma, come sempre, nessuno si fa avanti. Tranne l’Union Berlino, che ne ha un disperato bisogno. Lui accetta, forse per rilanciarsi o forse per aver la possibilità di condurre una vita libera, divisa fra il campo da calcio e il tavolo da poker.
Fino ad ora, però, l’affare l’ha fatto senza dubbio la squadra berlinese: con 3 gol e 5 assist nelle prime 7 partite di campionato, infatti, Max Kruse ha subito dimostrato di essere, insieme al capitano Trimmel, il leader indiscusso di una formazione che non potrà mai fare a meno delle sue straordinarie qualità. E poco importa se Löw non lo convocherà in nazionale, perché Kruse rimane il bomber più amato dal popolo tedesco.