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Un tempo allenatore prodigio, oggi ancora in cerca di conferme, André Villas-Boas si trova ad affrontare nuove critiche all’Olympique Marsiglia a causa degli ultimi risultati non eccezionali, soprattutto in Champions.

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“Per fare schifo in Champions bisogna almeno arrivarci”. Dice così, André Villas-Boas, nel post-partita di Oporto, la città che lo ha lanciato giovanissimo come uno dei più promettenti allenatori d’Europa e che ieri sera ha visto uscire lui e il suo Marsiglia massacrati per 3-0. Ultimi nel girone senza ancora un punto o un gol fatti, ma con sette reti subite tra Porto, Manchester City e, soprattutto, Olympiakos.

Una situazione incredibile che riporta alla luce gli spettri della carriera di Villas-Boas, che nove anni fa, appena 34enne, firmava con il Chelsea e sembrava già aver raggiunto l’apice di una carriera che, da lì in avanti, avrebbe potuto essere non meno che sensazionale. Invece, per il portoghese, le cose sono andate diversamente.

Villas-Boas, il ragazzo d’oro della panchina

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La storia di Villas-Boas inizia in maniera incredibile: è ancora un ragazzo di 17 anni, quando scrive una lettera all’allora allenatore del Porto Bobby Robson, con diverse annotazioni tattiche approfondite. Il tecnico inglese resta così colpito da diventare l’anfitrione di Villas-Boas, facendogli ottenere un patentino UEFA C, teoricamente riservato solo ai maggiorenni, facendolo iscrivere a un corso della Federazione scozzese e poi trovandogli un impiego come osservatore all’Ipswich Town. Il ragazzo brucia le tappe: torna al Porto, e dopo un po’ segue Robson e il suo assistente Mourinho a Barcellona, per poi tornare nei Dragões, dove sarà vice proprio di Mourinho.

Sempre al Porto, dopo un’esperienza da allenatore dell’Academica de Coimbra, Villas-Boas vive una stagione d’oro, affermandosi come un enfant prodige della panchina vincendo campionato, coppa e supercoppa nazionale, più l’Europa League. Viene subito acclamato come il “nuovo Mourinho” e, ovviamente, chiamato al Chelsea.

Qui, però, la sua esperienza è disastrosa. Si mette subito in rotta di collisione con i senatori, e quando la squadra si rivolta contro di lui fa una delle sue prime celebri uscite opinabili, dicendo di avere la fiducia di Abramovich e che “l’importante è che a sostenere il mio progetto sia lui, non i miei giocatori“. I giornalisti iniziano a prenderlo in giro chiamandolo “the laptop manager”, ironizzando su come per lui il calcio sia tutto statistiche e per nulla gestione dei giocatori. A marzo 2012 viene licenziato, e come se non bastasse vede il suo Chelsea arrivare a vincere la Champions League, quasi a dimostrare che il problema fosse proprio lui.

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Il declino di Villas-Boas, negli anni successivi, passa dal Tottenham, dallo Zenit e, infine, dallo Shanghai SIPG. Poi, nel 2017, resta senza squadra, e per due anni scompare dai radar; almeno da quelli del calcio, perché nel frattempo corre il Rally Dakar, anche qui senza grande fortuna. Poi, nel maggio 2019, il ritorno sulle scene con l’Olympique Marsiglia, club storico della Ligue 1 con proprietà americana e grossi problemi finanziari.

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Marsiglia per lui è stato un nuovo inizio, ma non tutti sono convinti sia stata, anche questa volta, la scelta migliore: l’OM sulla carta è un club ambizioso (nel 2016, appena arrivato, il neo-proprietario McCourt annunciava che in tre anni sarebbe stato al livello del PSG), ma i fatti non sembrano seguire la stessa tendenza. Nella prima finestra di mercato, il Marsiglia ha ceduto una delle sue stelle, Lucas Ocampos, più N’jie e Luiz Gustavo, prendendo in cambio Valentin Rongier in difesa e Dario Benedetto in attacco.

La scorsa stagione è stata generalmente definita buona, con Villas-Boas che ha condotto il Marsiglia al secondo posto in Ligue 1, la miglior stagione dal 2013; ma i risultati non sono stati altrettanto buoni nelle coppe: fuori ai quarti di Coppa di Francia e addirittura al terzo turno di Coupe de la Ligue. Inoltre non bisogna dimenticare che il campionato francese è stato sospeso a dieci giornate dal termine: l’OM ha così evitato di affrontare PSG, Lione, Nizza e Stade Reims, vale a dire quattro delle prime sette della classifica.

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Il mercato non ha portato grandi stravolgimenti, anzi Villas-Boas ha perso uno dei suoi migliori elementi (Bouna Sarr, ora al Bayern) e l’unico vero nuovo innesto è stato il giovanissimo brasiliano Luis Henrique. All’inizio, i difetti del Marsiglia sono stati tenuti nascosti grazie all’importante vittoria al Parco dei Principi contro un PSG in emergenza. Ma da quel match, disputato il 13 settembre, sono arrivati appena nove punti in altrettante partite tra campionato e Champions, e con un incontro ancora da recuperare in Ligue 1, il Marsiglia si trova attualmente in quinta posizione a sei punti dalla vetta.

Le pressioni su Villas-Boas

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Senza dubbio, però, sono le prestazioni in Europa a sollevare i maggiori dubbi. Soprattutto sulla capacità di Villas-Boas di saper reagire alle situazione di difficoltà. L’etichetta di “nuovo Mourinho” non gli è mai calzata a pennello, sia per ragioni tattiche che caratteriali; anzi, laddove lo Special One è sempre stato celebre per il suo modo di “dominare” i media, Villas-Boas sembra piuttosto subirli.

La sua uscita dell’altra sera è solo l’ultima di una serie. Già dopo il match perso in casa col Manchester City, il portoghese aveva sbottato coi giornalisti: “L’ultima volta che ho provato qualcosa di nuovo contro una squadra di questo livello, abbiamo perso 4-0 e mi avete massacrato. Tutte le scelte che faccio sembra che siano sbagliate”.

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Ora le critiche si fanno anche più pressanti, visto che sono 12 le sconfitte consecutive del Marsiglia in Champions (il record di 16 appartiene ai lussemburghesi del Jeuness Erch, stabilito tra 1973 e il 1987), e che ormai il massimo che ci si può aspettare è recuperare il terzo posto nel girone e qualificarsi all’Europa League, che comunque Villas-Boas ha definito come “il posto dei perdenti”.

In estate era sembrata molto probabile una separazione tra l’allenatore lusitano e il club francese, ma solo perché Villas-Boas sembrava intenzionato a non rinnovare il contratto e puntare a un club di maggior blasone. È passato poco tempo, da allora, ma oggi pare davvero che la situazione si sia ribaltata, e che tocchi a Villas-Boas dimostrare di meritarsi la panchina marsigliese.

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