Il matrimonio tra Iachini e la Fiorentina sembra arrivato inevitabilmente al termine: ecco i motivi per i quali i viola potrebbero cambiare allenatore
Beppe Iachini e la Fiorentina, una storia destinata a non durare ancora molto. È questa l’impressione che filtra dai sempre beninformati ambienti viola, con la posizione del tecnico toscano che vacillerebbe dopo l’ennesimo, inopinato stop dei gigliati. La sconfitta per 2-0 sul campo della Roma non stranisce a causa del semplice risultato finale – d’altronde, all’Olimpico è complicato passare – bensì per le modalità con la quale è arrivata.
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La Fiorentina, semplicemente, questa partita non l’ha quasi giocata, messa in campo dallo stesso Iachini con un assetto decisamente discutibile. Che, com’è opinione della maggior parte dei tifosi viola, probabilmente non fa onore alla rosa costruita dalla dirigenza nel lasso di tempo intercorso tra il mercato di gennaio e l’ultima mini campagna estiva. Rocco Commisso ha confermato più Iachini, ma alle parole devono subalternarsi anche i fatti. Altrimenti, il destino del tecnico sarà segnato.
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Iachini e la gestione delle punte
Contro la Roma, Iachini ha cominciato dal primo minuto con una coppia d’attacco inedita, composta da Ribery e Callejon. Il tutto, con tre punte di ruolo in panchina. C’è da dire che lo schierare due attaccanti che in realtà non solo sono, è stata principalmente una peculiarità dell’ultima gestione Montella. Che, contrariamente a Iachini, aveva però ingenti problemi di rosa. Per esempio, dopo che Pradè aveva piazzato Simeone al Cagliari, l’Aeroplanino si era ritrovato senza un vero numero 9.
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E allora spazio alla vérve di Ribery, esautorato da compiti di copertura, e via alla difesa a tre, nella quale sfruttare al massimo tre interpreti di primo livello. Iachini questa scusa non può utilizzarla perché, dal suo arrivo, a Firenze sono approdati Cutrone e Kouamé, peraltro dietro una spesa ingente da parte di Commisso. In più c’è un Vlahovic più maturo, che Montella praticamente non aveva. Siamo sicuri che la scelta di speculare paghi sempre?
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Gerarchie non definite a centrocampo
Un altro grosso problema della Fiorentina di Iachini riguarda la gestione delle rotazioni a centrocampo. Il caso emblematico è quello di Duncan, scudiero del mister acquistato a peso d’oro dal Sassuolo. L’ex Primavera dell’Inter è un oggetto misterioso, tra i centrocampisti meno utilizzati in rosa. In più, Iachini non ha mai stilato una gerarchia definita, a tal punto che la Fiorentina si ritrova a giocare con un trio di centrocampo sempre diverso.
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Amrabat, che doveva essere il fiore all’occhiello della campagna estiva, sta ancora cercando la sua mattonella ideale, mentre per Bonaventura e Borja Valero gli anni passano e non sempre tra gli svincolati puoi pescare il Ribery di turno. Entrambi sono (erano?) ottimi rincalzi, ma per ora hanno collezionato diverse presenze da titolare, scalzando per esempio un soldatino come Pulgar, capace di dare ordine al gioco e presenza in fase di non possesso.
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La conferma di Iachini si è rivelata per quello che era: un errore di inesperienza. Ha raffreddato un irripetibile entusiasmo e danneggiato lo stesso tecnico. Fosse andato via con la salvezza, avrebbe trovato ottime offerte, in futuro dubito.
— Massimo Basile 🍀 (@424BasilStreet) November 1, 2020
La gestione dei cambi e Ribery
C’è poi anche un’altra colpa che la gente della Fiorentina imputa a Iachini: i cambi. Non tanto di formazione, quanto a gara in corso. Se c’è un centrocampista in grado di accendere la luce, questo è Castrovilli. A Roma Iachini, sotto nel risultato, lo ha tolto per far entrare Pulgar, e comunicando implicitamente alla squadra di non alzarsi troppo. L’atteggiamento remissivo è un po’ un marchio di fabbrica della casa, ma allora è evidente che la società debba fare delle considerazioni in merito.
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Inoltre, Ribery rischia di diventare un paradosso. Quando è in forma, come nel match di San Siro contro l’Inter, anche alla sua età spacca le partite. Viceversa, si trasforma quasi in una tassa da pagare. Ma gestire individualità di questo calibro è uno dei passaggi obbligati per una società che, almeno a parole, dice di voler alzare l’asticella. Alternative a Iachini? Sulla piazza ce ne sono diverse, dalle più costose (Sarri e Spalletti) a quelle più economiche (Semplici e D’Aversa). Cosa farà Commisso?
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