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Il 27 ottobre 1971 nasceva Theodoros Zagorakis, oscuro centrocampista greco che divenne l’eroe dell’estate magica del 2004, e poi si trasferì al Bologna. Ecco la sua storia.

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La Grecia del 2004 è il Leicester delle nazionali, poco da dire. Quell’estate rappresenta il punto più alto della storia recente del paese ellenico, non solo nel calcio: un mese dopo l’inaspettato trionfo degli Europei, la Grecia ospitava anche le Olimpiadi, coronazione di momento sociale ed economico molto positivo, che sembrava aver messo alle spalle gli anni difficili e catapultato la nazione nella prosperità del Nuovo Millennio.

Theo Zagorakis è l’uomo al centro di questa storia. Centrocampista destro, esterno o anche interno, era praticamente sconosciuto, come molti dei suoi compagni di squadra, quando sollevò la coppa del torneo di cui era stato riconisciuto come il migliori giocatore.

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Zagorakis prima del 2004

La carriera di Zagorakis inizia nel 1988 nel piccolo Kavala, il club della sua città, agli estremi confini occidentali della Grecia, in una striscia di terra che s’inoltra nei Balcani, passando accanto alla Macedonia e alla Bulgaria, fino a scontrarsi con la Turchia. Già questo potrebbe poeticamente dire molto di Zagorakis: un uomo di confine, di periferia.

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Diventa noto negli anni Novanta giocando nel PAOK Salonicco, con cui partecipa in un paio di occasioni alla Coppa UEFA, ed è uno dei nomi di punta del nuovo calcio greco che si sta affacciando sui palcoscenici europei: nel 1998, con il suo passaggio (ironia della sorte) al Leicester, è uno dei primi greci ad andare a giocare nei principali campionati del continente (l’anno dopo, Nikos Machlas si trasferirà all’Ajax).

Zagorakis passa dei buoni anni in Inghilterra, vincendo anche una Coppa di Lega, ma senza lasciare un segno indelebile; nel 2000, a 29 anni, torna in patria con l’AEK Atene, dove vince una coppa nazionale e prende regolarmente parte alle coppe europee, giocando anche due volte i gironi di Champions League.

Una cosa, è importante capire: Zagorakis è un buon giocatore, esperto e carismatico, ma in questo momento non è certo tra i grandi calciatori greci, anche a causa dell’età avanzata. Molto più noti e apprezzati di lui ci sono Traianos Dellas della Roma, gli interisti Georgatos e Karagounis, Vryzas del Perugia, Giannakopoulos del Bolton, Charisteas del Werder Brema. Nel 2004, a 33 anni, la carriera onesta di Zagorakis volge ormai al termine, e guidare la Grecia agli Europei sarà il giusto sigillo ai suoi anni in campo.

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Il sogno dell’estate greco-portoghese

Invece, succede il miracolo. Applicando un gioco estremamente difensivo e di rimessa, la Grecia esordisce con una clamorosa vittoria sui padroni di casa del Portogallo, passa il girone e prende velocità, al punto da arrivare a battere nuovamente i lusitani nella finale di Lisbona, che avrebbe dovuto consacrare la generazione di Figo, Rui Costa e del Porto neo-vincitore della Champions League, oltre che lanciare il nuovo fenomeno Cristiano Ronaldo.

Zagorakis è il miglior giocatore dell’Europeo, ricorda l’albo d’oro. In realtà, è più un premio simbolico: non ha segnato un gol e non ha brillato più di altri suoi compagni, ma la Grecia ha vinto senza stelle, con un gioco corale, e siccome Zagorakis ne era il capitano e il leader in campo e fuori, l’organizzazione sceglie lui come uomo-immagine del miracolo greco.

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La sua carriera subisce una svolta: da prossimo al ritiro che era, riceve varie offerte da campionati esteri, e infine accetta quella del Bologna: c’è Mazzone in panchina, una leggenda come Pagliuca in porta, e il duo Tare-Bellucci in attacco. Non è il Real Madrid, ma per centrocampista greco 33enne senza particolari glorie alle spalle, non ci va poi tanto distante.

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Purtroppo, però, il suo gettone d’oro Zagorakis lo ha già speso. Nel Bologna gioca 32 partite ma senza mai essre decisivo, senza infamia e senza lode come tutta la sua carriera, fatta eccezione per quella strana estate. Gli emiliani retrocedono in silenzio, e Zagorakis, l’eroe degli Europei del 2004, torna a casa, a chiudere la carriera nel suo PAOK.

La Grecia non riesce a rinnovarsi, prigioniera del suo stesso mito, e manca clamorosamente la qualificazione di Mondiali del 2006; un anno dopo, Theo Zagorakis annuncia il ritiro. Nel frattempo, il miracolo greco è svanito anche fuori dai campi di calcio: le Olimpiadi hanno generato un baratro nei conti pubblici, e la corruzione politica è imperante; la crisi economica del 2008 arriva e travolge tutto, e in breve il paese si trasforma nel simbolo negativo del periodo. La Grecia del 2004 e Zagorakis rimangono così ancora oggi un episodio unico, che ha i contorni del miraggio.

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