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Ogni anno il Guardian pubblica un lungo elenco dettagliato con i 50 migliori giovani talenti del mondo, ma nel corso del tempo solo alcuni di essi riescono a confermarsi. Che giudizio dare sul progetto del giornale britannico?

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Da qualche anno, ormai, il Guardian redige un report annuale chiamato Next Generation, in cui elenca i migliori giovanissimi in giro per il mondo, destinati a formare la prossima generazione di calciatori. Negli anni, questo progetto ha conquistato una certa fama,soprattutto per la sua vastità e il suo livello di dettaglio, scovando promesse anche al di fuori dei paesi noti.

Basta però dare una semplice occhiata ai ragazzi segnalati dal giornale britannico in questi anni per accorgersi che la maggior parte non ha ancora sfondato. Viene allora spontaneo chiedersi, al di là della pura curiosità, quale possa essere il valore della lista Next Generation.

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Il primo elenco, quello del 2015, è sicuramente quello che ci dà una panoramica maggiore dell’efficacia delle segnalazioni del Guardian. In un recente articolo per descrivere il lustro passato dalla sua pubblicazione, Marcus Christenson fa notare come 25 delle 50 promesse giocano nei maggiori campionati al mondo, a partire da Trent Alexander-Arnold, segnalato quando aveva appena 16 anni.

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Ma il terzino del Liverpool è in buona compagnia: accanto a lui ritroviamo anche Dayot Upamecano, Felix Passlack, Timothy Fosu-Mensah, Martin Odegaard, Dani Olmo, Christian Pulisic e Federico Valverde.

Del resto, nelle edizioni successive il Guardian è riuscito a segnalare anche altri nomi che oggi, nonostanti l’età ancora giovane, sono già stelle di livello internazionale: Donnarumma, Havertz, De Ligt, Vinicius, Davies, Sancho, Szoboszlai, Haaland, Eric Garcia, Greenwood, Camavinga. Da questo punto di vista, il report più “ricco” è probabilmente quello del 2017.

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Promesse mantenute e non

Resta il fatto che chi ha già sfondato è gente del cui talento si discuteva convintamente già da anni, e che spesso il Guardian si è limitato a riportare un dato di fatto. Nell’ottobre del 2016, quando apparve in elenco Gianluigi Donnarumma, il portiere del Milan aveva appena iniziato la sua seconda stagione da titolare in Serie A.

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L’altro talento italiano di quell’annata era Scamacca, di cui si era parlato non poco per il trasferimento dai ragazzi della Roma a quelli del PSV Eindhoven. Chi invece non era assolutamente stato notato era Nicolò Zaniolo, che sarebbe dovuto essere inserito nella generazione dell’anno successivo, accanto a Kean e Plizzari, il quale attualmente para per la Reggina in Serie B.

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In generale, la lista è piena di nomi di talenti ad oggi sconosciuti, ma con una discreta quantità di ragazzi che hanno fatto un poco parlare di sé senza però mai dimostrarsi all’altezza delle aspettative. Tra questi, si possono citare i casi di Hachim Mastour o Matheus Pereira: il brasiliano, per dire, dopo la segnalazione del Guardian venne acquistato dalla Juventus, ma in bianconero non ha mai trovato spazio; l’anno scorso è stato in prestito al Digione, senza lasciare alcun segno, e ora gioca nel Barcellona B.

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Dove il Guardian ha sparato più colpi a vuoto è sui calciatori non europei. Per la generazione argentina del 1998, venivano citati Franco Lopez, oggi impegnato nelle serie minori del suo paese, e Tomas Conechny, ora al Portland Timbers; totalmente ignorati, invece, giocatori oggi nel giro della nazionale maggiore come Nico Dominguez, Alexis Mac Allister ed Exequiel Palacios.

Uno dei talenti copertina del 2015 era lo “Yaya Touré colombiano” Jesus Marimon, che attualmente gioca nel modesto Patriotas Boyacà. Un po’ come, l’anno successivo, il Guardian raccomandava il “Luis Suarez bosniaco” (con questa assurda retorica dell’associare immediatamente a un ragazzo un modello celeberrimo) Nedim Hadzic, la cui carriera è oggi arenata nel Mladost.

Va anche peggio quando si volge lo squadra ai continenti “minori” come Nordamerica, Africa, Asia e Oceania. Dell’edizione 2015, il solo Pulisic si è finora ritagliato una buona carriera, mentre ci sono casi come l’australiano Panos Armenakas, che da un mese è svincolato, o l’israeliano Haviv Ohayon, che dopo un infortunio alla testa e pochissime partite da professionista ha di recente deciso di ritirarsi.

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Il lavoro del Guardian

Sia chiaro, demonizzare il lavoro fatto dal Guardian in questi anni non ha senso, perché si tratta di un’opera complessa e non di semplice realizzazione, e che al tempo stesso ha ottenuto grande successo tra i lettori di tutto il mondo. In poche parole, un progetto editoriale interessante ed efficace, che di questi tempi non è cosa da poco.

Lo scouting dei giovanissimi talenti è un tema estremamente complicato: essere potenziali fenomeni a 17 anni non significa poterlo essere a 30 (ne sa qualcosa Domenico Morfeo, che era considerato più promettente di Totti). Un ragazzo, dall’adolescenza all’età adulta, attraversa trasformazioni fisiche e caratteriali imprevedibili, e tante cose possono portarlo fuori dalla strada che noi adulti, col nostro spirito anche involontariamente paternalistico, abbiamo tracciato per lui.

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Allo stesso modo, al Guardian ci sono ottimi giornalisti sportivi, ma non certo osservatori professionisti: leggono, contattano esperti, approfondiscono e riportano ciò che hanno appreso. Non possono fare scouting diretto sui campo di tutti il mondo, motivo per cui le previsioni diventano meno affidabili man mano che ci si allontana dai principali paesi europei. Ma è comunque giusto citare anche i paesi periferici del calcio, per ricordarci che stiamo parlando di uno sport globale e i campioni possono emergere dovunque: chi avrebbe potuto prevedere, in passato, che alcuni dei migliori calciatori del mondo sarebbero usciti dalla Finlandia (Litmanen), dalla Corea del Sud (Son) o dal Canada (Davies)?

Gli elenchi del Guardian si sposano perfettamente coi tempi, ora che nel calcio si sta dando spazio sempre più spesso ai giovanissimi, mentre i siti di calciomercato fioriscono e tutti, complice anche il successo di videogiochi come Football Manager, sono ansiosi di scoprire il nuovo Cristiano Ronaldo.

Il progetto Next Generation, con tutti i suoi difetti, è una risorsa inestimabile per gli appassionati di calcio e un lavoro giornalistico eccezionale. Consultando ancora oggi i vecchi elenchi, scoprirete che le voci sui singoli giocatori vengono aggiornate annualmente, seguendo lo sviluppo dei giocatori e mostrando ai lettori dove il quotidiano ha avuto ragione e dove torto. È un lavoro approfondito e trasparente, una rarità nel giornalismo odierno, e non solo in quello sportivo.

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