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Molti lo avranno notato di sfuggita senza neppure accorgersene: le iniziali sotto lo sponsor, gli occhiali scuri, la tuta. Potreste averlo scambiato per un membro dello staff tecnico, in realtà era la mente e, quando serviva, anche il braccio del Chelsea. Aveva discreti poteri, vigilava sui calciatori, ne ha scovati diversi, ha fatto le fortune dei Blues per dieci anni – sognava una grande cantera, ma è sempre stato difficile convincere Abramovich – e ora potrebbe ripetersi alla Roma. Quello di Michael Emenalo è l’ultimo nome associato al club giallorosso che da settimane è alla ricerca di un nuovo direttore sportivo.

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Una figura che possa rappresentare un punto d’incontro tra le esigenze societarie (il mercato in primo piano) e quelle tecniche, con la richiesta mai nascosta di Fonseca di poter affidarsi a un dirigente in grado di aiutarlo anche nella gestione dei rapporti coi vertici e i media. Tra la Roma ed Emenalo c’è già stato un incontro a Londra e le parti si riaggiorneranno: filtra ottimismo sul buon esito dell’operazione. Lui non vede l’ora di tornare a lavoro: “Ho 55 anni e da 12 anni faccio questo mestiere. Posso fare ancora meglio data la mia esperienza”.

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Chi è Emenalo: un calciatore come tanti, un dirigente come pochi

Nigeriano, nato ad Aba il 4 luglio 1965, attivista contro il fenomeno del razzismo, Michael Emenalo è stato un discreto calciatore, un difensore centrale, che ha legato la sua carriera a diversi club: al Moleenbek in Belgio, all’Eintracht Trier in Germania, al Notts County in Inghilterra, al Maccabi Tel Aviv in Israele. In carriera ha anche vestito per 13 volte la maglia della sua nazionale. Sfidò un certo Maradona nei Mondiali del 1994. Proprio l’ultima esperienza da calciatore ha segnato la sua carriera da dirigente: Grant, suo allenatore al Maccabi e nuovo tecnico del Chelsea, lo nomina Capo Osservatore dei Blues nel 2007, l’anno della svolta per Emenalo.

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Che da dirigente, coi suoi modi di fare, la sua competenza e la sua esperienza accumulata sul campo, si contraddistingue per diversi motivi: capacità di gestione dei rapporti, maniacalità nel lavoro e, soprattutto, lucidità nell’individuare un talento, sapendo come agire, come muoversi, anche dopo averlo scovato. La sua carriera senza scarpini è ricca di esperienza: dirigente, talent scout e anche vice allenatore.

Accade, ad esempio, nel 2010 con Ancelotti. Sempre al Chelsea. Un’esperienza fugace prima di diventare direttore tecnico dei Blues – senza perdere la voglia di vivere le partite dalla panchina – e, per poco tempo, fino all’agosto del 2019, ds del Monaco. Un’avventura non troppo felice. Ma è un vanto aver saputo convincere Abramovich per così tanto tempo: nessun dirigente ha avuto vita più lunga al Chelsea.

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Le fortune del Chelsea: l’ironia su De Bruyne e la scoperta Lukaku

Emenalo ha contribuito alla crescita del Chelsea – ha lavorato con dieci manager diversi, annunciò l’addio di Mourinho, ha avuto problemi con Conte – con le sue intuizioni. Tante ne ha avute ed è stato possibile grazie alla mentalità dei dirigenti. Il Chelsea gli fece capire che servivano nuovi talenti dai 19 ai 22 anni perché il settore giovanile non aveva contribuito alla nascita di nuove stelle. Così Emenalo, dal 2010 in poi, firmò alcuni dei più importanti colpi del Chelsea. Tra questi Salah, De Bruyne e Lukaku: oggi campioni assoluti, una decina d’anni fa giovani di belle speranze dal dubbio futuro. Non fu facile, per Emenalo, convincere il Chelsea all’investimento.

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I Blues risero, ironizzando, quando il nigeriano propose alla dirigenza il 18enne De Bruyne, talento del Genk, paragonandolo a Lampard. Accadde anche col 18enne Lukaku: Emenalo disse al Chelsea di fidarsi e di aspettarlo per qualche anno. “Il ragazzo si farà”. Aveva ragione. L’Inter ringrazia. Non è un caso che in quel periodo il Chelsea acquistò diversi giocatori dal Belgio: oltre a De Bruyne e Lukaku, anche Courtois e Hazard. “Non guardo il passaporto dei calciatori, ma le qualità” rispose Emenalo ai suoi scout, sorpresi dalla sua voglia di puntare sui belgi come fossero brasiliani. Un’intuizione vincente.

Quando il Chelsea acquisto Pedro dal Barcellona per 30 milioni, Emenalo, scettico sull’affare, fece riflettere la dirigenza: “Ecco perché abbiamo bisogno del settore giovanile: o investi 12 milioni di sterline nell’accademia e sviluppi Ruben Loftus-Cheek, oppure paghi 30 milioni un 28enne”. Ironia della sorte: lo spagnolo potrebbe ritrovarlo alla Roma.

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L’intuizione dei Friedkin: un nuovo ds per rilanciare la Roma

Da quando sono arrivati i Friedkin, la Roma ha cominciato un nuovo ciclo. Ma ci vorrà tempo prima di modificare l’assetto tecnico e societario. Serve, appunto, un nuovo direttore sportivo. Non solo un intenditore di calcio ma un dirigente completo che sappia raccogliere diversi poteri, dal campo alla scrivania. Per questo la scelta è ricaduta (anche) su Emenalo. E’ lui, oggi, il favorito, in pole position rispetto ad altri nomi come Rangnickche ha smentito pubblicamente l’interesse – e Paratici. La Roma lo ha già incontrato a Londra, l’incontro è stato positivo. Le parti si riaggiorneranno.

L’idea è di affiancargli un supervisore, è stato sondato Boban che ha rifiutato. Alternative? Totti. Sarebbe, nel caso, molto più di un manager. Risposta al momento sospesa. Ma c’è tempo per fare adeguate valutazioni. Intanto, avanza Emenalo per la Roma. Individuato dalla proprietà per alimentare il proprio progetto: squadra forte e competitiva ma senza dimenticarsi del bilancio. Dunque individuando oggi i talenti del domani. Senza svenarsi ma con intuizioni vincenti.

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