Lo Sporting Braga è una delle squadre più interessanti del panorama portoghese. Nonostante gli ultimi anni turbolenti, i biancorossi stanno consolidando il proprio status di underdog
La chiamano la ‘Roma portoghese’ perché è una delle città più ricche d’arte del Portogallo, soffre la vicinanza con Oporto ma, proprio come il gioiello situato nel nord dello stato lusitano, è una delle sedi universitarie più battute del Continente quando si parla di Erasmus. Come se non bastasse, da qualche anno Braga ha anche messo definitivamente il proprio nome sulla mappa del calcio europeo grazie allo Sporting, la più importante realtà sportiva cittadina.
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Negli ultimi 15 anni, infatti, lo Sporting Braga ha partecipato per quattordici volte alle competizioni internazionali, con l’apice raggiunto nella stagione 2010/11 quando, dopo essere stato eliminato dalla fase a gruppi di Champions League, aveva raggiunto la finale di Europa League perdendola poi contro il Porto di Villas-Boas. Quell’anno la seconda coppa europea per importanza parlava portoghese: infatti, in semifinale, gli Arsenalistas avevano regolato il Benfica, prima di arrendersi a una rete di Falcao.
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L’indimenticabile classe del 2010
In una intervista recente ripresa da alcuni quotidiani locali, Domingos Paciencia – che allenava lo Sporting Braga finalista di quella Europa League, ha ricordato quella stagione come una delle migliori in carriera: “Fu una grande delusione, la più grande della mia carriera – ha ricordato a Record – la settimana prima la passai salendo tutti i giorni a Bom Jesus, per guardare gli aerei che sorvolavano la cattedrale”.
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Non bastò per vincere, ma sicuramente fu sufficiente a scrivere una delle pagine migliori della storia dello Sporting Braga. In quella stagione, la stella della squadra era Hugo Viana, uno dei più grandi ‘what if’ del calcio portoghese. In campo con lui c’erano anche l’eclettico esterno offensivo Alan, il centrale peruviano Alberto Rodriguez e il portiere Artur, passato fugacemente in Italia per difendere, senza fortuna, i pali di Siena, Cesena e Roma.
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O regresso à 🇪🇺, o regresso a 🏠, a mesma paixão de sempre ♥️ pic.twitter.com/0ee6mak9WQ
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Le ultime, turbolente stagioni del Braga
Nonostante la qualificazione alle coppe non sia mai mancata, negli ultimi cinque anni lo Sporting Braga ha dovuto fare fronte a diversi problemi. Le casse del club hanno risentito di una piccola crisi economica e, di conseguenza, alla dirigenza è risultato complicato dare una continuità tecnica alla squadra. Al centro del gioco biancorosso nell’anno della finale persa a Dublino c’era Miguel Custodio, che lo scorso anno – per un breve periodo – è passato dalla panchina degli Arsenalistas.
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Custodio è stato uno dei nove allenatori alternatosi in quella posizione nell’ultimo lustro, quello meno ambizioso e patinato, che ha preso il via quando da Braga se ne sono andati Sergio Conceição e Paulo Fonseca. Custodio è arrivato in seguito al passaggio di Ruben Amorim allo Sporting Lisbona. La decisione dell’attuale allenatore dei Leões ha scosso un ambiente fragile, che si era rinvigorito dopo la grande rimonta del girone di ritorno, culminata con un insperato terzo posto.
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Il progetto Carvalhal e l’esordio in Europa
Amorim ha gettato le basi per normalizzare l’ambiente, fermandosi al club per un totale di tredici partite, dieci delle quali sono state vinte. Il tecnico è riuscito ad affinare una fase offensiva efficace che ha permesso allo Sporting Braga di lasciare il penultimo posto in classifica e di aggiudicarsi anche la Coppa di Lega, vinta in finale contro il Porto. Del lavoro di Amorim ha goduto Carlos Carvalhal, nominato allenatore dopo l’interregno Custodio – Artur Jorge.
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Carvalhal ha solo 54 anni, ma per la prima volta in panchina ci si è seduto nel lontano 1998. In questi 22 anni ha allenato un po’ ovunque, maturando anche in Grecia, Turchia e Inghilterra. Tornato in patria, ha ereditato una squadra orfana sì del partente Francisco Trincão, ma assolutamente competitiva da centrocampo in su. La prima in Europa League, in effetti, ha dato i responsi sperati: lo Sporting Braga, impegnato in casa contro l’AEK Atene, si è imposto 3-0 giocando un secondo tempo di grande livello.
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Já lá vão nove anos desde que Alan fez esta 'obra de arte'! No dia 23 de outubro de 2011, o avançado do @SCBragaOficial rematou colocado de fora da área, deixando o guarda-redes do @cdfeirensesad 'pregado' ao relvado. Para recordar!#LigaNOS #LigaPortugal #VSPORTS #JogasMuito pic.twitter.com/tOr2DXiuDr
— VSPORTS (@vsports_pt) October 23, 2020
Come gioca lo Sporting Braga
Amorim aveva lasciato in dote il 4-3-3, Carvalhal – viste le risorse a disposizione – ha un po’ ridisegnato il modulo passando a un interessante 4-1-4-1, sistema che in Portogallo è stato usato alternativamente anche da Porto e Benfica. Questo assetto prevede principalmente un mediano in grado di fare perfettamente entrambe le fasi di gioco. Lo Sporting Braga lo ha: si chiama André Castro, ha 32 anni ed è il metronomo ideale per una manovra offensiva a tratti avvolgente.
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Gli Arsenalistas, infatti, davanti possono sprigionare una vera e propria potenza di fuoco. Il centravanti è Paulinho, rinato lo scorso anno sotto la cura Amorim, affiancato sugli esterni dall’eclettico brasiliano Galeno e dall’ex Genoa Iuri Medeiros. Gli interni di centrocampo sono, di fatto, trequartisti aggiunti: Ricardo Horta, in orbita nazionale, è in grado di spaccare le difese con i suoi inserimenti, mentre Fransergio sfrutta al meglio l’abilità nell’ultimo passaggio. Dietro di loro, l’intramontabile Nico Gaitan.
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In campionato la squadra non è partita benissimo: dopo quattro partite lo Sporting Braga ha 6 punti, frutto di due vittorie consecutive in seguito a un esordio da dimenticare. Ma i biancorossi sono ancora sotto lavori in corso: per esempio, Carvalhal sta ancora studiando un assetto difensivo efficace, e in tal senso è interessante l’inserimento da titolare del classe 1999 David Carmo. Uno di cui sentiremo parlare alla pari del Braga, sempre più orientato a diventare una grande del calcio portoghese.
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