Inter Milan non è stato un gran derby. A vincerlo è stata la squadra più scaltra, ma non la più forte, ma i nerazzurri devono recriminare per gli ennesimi errori commessi
Un derby di Milano sotto tono. Inter Milan potrebbe riassumersi così, con la postilla della vittoria importantissima in chiave rossonera. La squadra di Pioli ha ottimizzato al massimo le occasioni prodotte: prima il rigore procurato e poi trasformato da Ibrahimovic, poi il raddoppio dello stesso fenomeno svedese perfetto nell’aggredire un pallone sul secondo palo griffato Rafael Leao. Insomma, non si può certo dire che Ibra non fosse in forma, tanto è vero che il centravanti – doppietta a parte – ha giocato una prestazione completa sotto tutti i punti di vista.
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VIceversa, l’Inter è stata disattenta e ha sprecato mediamente molto. La squadra non ha tenuto ritmi altissimi: nella prima mezz’ora ha sofferto l’esuberanza fisica del Milan, poi ha avuto un paio di fiammate prima della fine del primo tempo. Su una di queste è arrivato il gol di Lukaku, che ha scosso i nerazzurri permettendo ai ragazzi di Conte di andare a riposo col minimo scarto. Nella ripresa, Inter Milan è stata più una partita a scacchi che di calcio: nerazzurri insistenti in palleggio, spesso troppo sterile e orizzontale, rossoneri aggressivi e capaci di ribaltare con efficacia il campo, senza però impegnare mai Handanovic.
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Inter Milan, il match dei dettagli
Tra le chiavi di Inter Milan, come anticipato poco fa, rientra senza dubbio la poca precisione nerazzurra nell’ultimo terzo di campo. Secondo i dati xG, l’Inter ha messo insieme un coefficiente di 2.55 mentre il Milan si è fermato a 2.06. Il che, in soldoni, ci restituisce un match abbastanza equilibrato, dal quale i nerazzurri avrebbero potuto ottenere qualcosa in più. Il pari, però, sarebbe potuto essere complessivamente accettato da entrambe le squadre in campo.
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Diciamo che, contrariamente ad altre uscite, l’Inter non ha mai trovato la zampata risolutoria in area di rigore. L’occasione sprecata nel recupero da Lukaku fotografa perfettamente il derby: il belga legge benissimo un suggerimento in mezzo all’area, taglia tra i centrali rossoneri ma col sinistro la mette a lato. Poco prima, lo stesso numero 9 non raggiunge un filtrante perfetto di Barella, arrivato a pochi minuti dal contestato episodio del rigore, prima dato e poi tolto. L’Inter ha prevalso anche per quanto riguarda i tiri tentati (19 a 11) e quelli in porta (6 a 4), completando 14 passaggi a 6 negli ultimi venti metri di campo. Ma, evidentemente, tutto ciò non è bastato per non perdere.
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Pioli e un piano partita perfetto
Stefano Pioli ha preparato in maniera eccellente questo Inter Milan, mettendo la sua squadra nelle condizioni di essere efficace e arginare al meglio tutte le fonti di gioco nerazzurre. Per esempio, a centrocampo si è assistito a un vero gioco delle coppie: Kessié ha curato Vidal quasi a uomo, Bennacer ha inseguito Barella per novanta minuti mentre Calhanoglu ha imbastito una fase di non possesso perfetta andando a soffocare Brozovic. Lo stesso discorso vale per le fasce: a destra Perisic è stato annullato, a sinistra Hakimi ha avuto un po’ di libertà ma il Milan, in superiorità numerica, ha sfruttato molto bene le situazioni di uno contro uno tra Leao e D’Ambrosio.
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Parlando di singoli, invece, va sottolineata la prestazione di Kessié: l’ivoriano ha giocato una partita perfetta. Nella ripresa, oltre a recuperare un sacco di palloni, ha aiutato moltissimo nei raddoppi su Lukaku, che veniva cercato spesso dai compagni con lanci lunghi per risalire il campo. Kessié dal post lockdown è totalmente rinato, diventando una risorsa importantissima per Pioli. Più in generale, il Milan dà l’impressione di essere comunque una squadra monodimensionale: se fisico e intensità reggono bene, altrimenti i rossoneri si ‘normalizzano’ e tornano a essere vulnerabili.
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Processi nerazzurri
Nel postpartita di Inter Milan Antonio Conte è stato oggetto di diverse critiche da parte di tifosi e media. Le tante assenze in casa Inter avrebbero, secondo i suoi detrattori, dovuto portare a riflessioni dal punto di vista tattico. Era impossibile cambiare modulo? La risposta è sì, perché Conte lo si conosce e sappiamo che la difesa a tre è uno dei suoi capisaldi storici. Però poi c’è la realtà, che lo ha costretto con due terzini nel ruolo di centrali e, soprattutto dalla parte di Kolarov, il Milan ha fatto il bello e il cattivo tempo.
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La prestazione del serbo, abbastanza colpevole su tutte e due le reti subite, fa il pari con quelle insufficienti di Perisic e Brozovic: il primo si trova evidentemente spaesato nel ruolo a ‘tutta fascia’, il secondo ha evidenziato poca inclinazione al sacrificio in fase di non possesso. Sul fallo di Kolarov che provoca il rigore, Brozovic non solo non va a chiudere, ma addirittura rientra camminando. Infine, Sanchez ed Eriksen sono entrati molto male: se per il primo c’è la scusante infortunio, il danese ha perso un paio di palle sanguinose sulla trequarti difensiva. Errori imperdonabili, che altro non faranno che perorare la causa di Conte. Il quale, dopo questo Inter Milan, dovrà per forza fare delle riflessioni.
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