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Il 5 ottobre 1922 nasceva Jock Stein, leggendario allenatore scozzese, colui che rese grande il Celtic e vinse il primo triplete. Se non lo conoscete, ecco la sua storia.

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È il 25 maggio 1967: la Grande Inter punta a vincere la sua terza Coppa dei Campioni in quattro anni, le basta superare una piccola e quasi sconosciuta squadra scozzese, il Celtic.

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Sandro Mazzola, dopo soli sette minuti, porta avanti i nerazzurri su rigore, e la partita sembra indirizzarsi bene. Ma nel secondo tempo, gli scozzesi segnano due reti, prima con Gemmell e poi con Chalmers, e ribaltano il risultato. Per la prima volta, un club britannico è campione d’Europa.

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Di più: per la prima volta un club ha vinto, in una stagione, i tre titoli principali in palio: il 29 aprile, con un 2-0 sull’Aberdeen, la Scottish Cup, e il 15 maggio, con un identico risultato sul Kilmarnock, il campionato. Oggi parliamo di triplete, alla spagnola, ma all’epoca era il Treble.

Jock Stein: una vita coi Celts

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L’artefice dell’impresa fu, a detta di tutti, John Stein, detto Jock, 44enne signore di Hamilton, 20 km a sud di Glasgow. In carriera è stato un discreto difensore centrale, celebre soprattutto per la sua esperienza proprio al Celtic, tra il 1951 e il 1957, con cui ha vinto un campionato e una Coppa di Scozia.

Il Celtic dei suoi anni da giocatore è quasi una nobile decaduta: 20 titoli, vinti quasi tutti prima del 1926. La squadra del momento sono i rivali cittadini dei Rangers, i protestanti filo-inglesi (mentre al Celtic sono cattolici filo-irlandesi).

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Appesi gli scarpini al chiodo, Stein passò a guidare le giovanili del club, ma nonostante i buoni risultati nel 1961 viene licenziato: il presidente Robert Kelly gli fece presente che, a causa delle fede protestante di Stein, non poteva continuare a lavorare al Celtic.

Jock andò al modesto Dunfermline, lo salvò e lo portò a vincere la coppa nazionale, e nella stagione seguente chiuse quarto in campionato. Quindi, firmò per l’Hibernian e, dopo una sola stagione, venne richiamato al Celtic con tante scuse.

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La maturazione del club era già avvenuta negli ultimi anni di gestione del suo predecessore, Jimmy McGrory, in carica dal 1945, e dal 1962 il Celtic aveva raggiunto una semifinale di Coppa delle Fiere e una di Coppa delle Coppe.

Stein affinò lo stile di gioco della squadra, votandolo ancora di più all’attacco: all’epoca, in Scozia si praticava un calcio offensivo ma molto più tecnico rispetto a quello inglese; non è un caso che, agli albori del calcio, il passing game venisse chiamato proprio “stile scozzese”.

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Stein impostò la squadra con un tipico modulo britannico dell’epoca, il 4-4-2 con due ali molto alte, a fare quasi gli attaccanti, e completò lo sviluppo di alcuni dei ragazzi che lui stesso aveva cresciuto nelle giovanili, come i difensori John Clark e Billy McNeil, o il mediano Bobby Murdoch.

Diede poi grande spazio a due giovani promettenti: Tommy Gemmell, terzino sinistro di spinta, dalle caratteristiche insolite per l’epoca; e Jimmy Johnstone, ala destra dalle capacità fuori dal comune.

A completare la rosa, Stein prelevò dal Motherwell il prolifico numero 9 Joe McBride, che sarebbe divenuto il capocannoniere del campionato con 31 reti, alla pari con il giovane attaccante del Dunfermline Alex Ferguson.

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In quella stagione, il Celtic tornò a vincere il campionato dopo 12 anni, quando in campo giocava ancora proprio Jock Stein, e raggiunse un’altra semifinale di Coppa delle Coppe, eliminato dal Liverpool.

Sulla panchina dei Reds sedeva un altro scozzese, Bill Shankly, che stava rivoluzionando il calcio inglese importando lo stile del Nord: tra Stein, Shankly e Matt Busby, allenatore del Manchester United che nel 1968 avrebbe vinto la Coppa dei Campioni, questo fu il periodo d’oro del calcio scozzese, almeno sotto il profilo dell’influenza tattica.

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Oggi, quel Celtic è ricordato soprattutto per il Treble della stagione 1966-67 (anche se in realtà i titoli vinti furono cinque: ci si scorda sempre della Coppa di Lega scozzese e della Glasgow Cup), l’impresa in Coppa dei Campioni nella finale di Lisbona, che valse ai giocatori il titolo di Lisbon Lions, e del gioco spettacolarmente offensivo degli scozzesi.

Pochi ricordano che, durante quella campagna, Stein diede prova di sapersi anche adattare alla situazione e modificare le proprie idee: nella semifinale contro il Dukla Praga del fortissimo Josef Masopust, Pallone d’Oro del 1962, il Celtic affrontò il ritorno in Cecoslovacchia con una tattica ultra-difensivista, tenendo lo 0-0 e qualificandosi. Stein, comunque, in futuro non avrebbe amato riparlare di quella partita.

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Per contro, il Celtic vinse la finale dominando l’Inter e attaccando per 90 minuti. “Abbiamo vinto giocando a calcio; un calcio puro, bellissimo e creativocommenterà Stein dopo il trionfo.

I Lisbon Lions persero la Coppa Intercontinentale allo spareggio, giocato in Sudamerica, contro il Racing Club, e uscirono prestissimo dalla Coppa dei Campioni; tuttavia, in Scozia aprirono un ciclo vincente di nove campionati consecutivi, ponendo le basi dell’affermazione del Celtic come principale potenza del calcio scozzese.

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Nel 1970, i Celts arrivarono nuovamente in finale di Coppa dei Campioni, ma stavolta dovettero arrendersi al Feyenoord, il cui trionfo segnò l’inizio dell’ascesa del calcio olandese.

Ma il Celtic rimase tra le grandi del calcio europeo per ancora un po’ di anni: nel 1972 era di nuovo in semifinale, grazie alle reti del promettente Lou Macari, ma dovette subire la vendetta dell’Inter; un’altra semifinale nel 1974, arrendendosi però all’Atletico Madrid.

Tre anni dopo, Stein condusse i bianco-verdi di Glasgow a un altro Double domestico, vincendo il 30° campionato e la 25° Coppa di Scozia, prima di lasciare la panchina a Billy McNeil.

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Jock scese in Inghilterra per allenare il Leeds, nobile decaduta dopo gli anni d’oro di Don Revie, ma non si ambientò mai ed entrò subito in contrasto con il presidente Manny Cussins: dopo soli 44 giorni in panchina (gli stessi di Brian Clough al maledetto United), il rapporto si interruppe e Stein si accordò con la nazionale scozzese, che condusse ai Mondiali del 1982, senza però superare il primo turno.

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Jock Stein, al di fuori del Celtic, aveva sempre faticato a trovarsi a suo agio, soffrendo molto la pressione di doversi confermare un maestro anche lontano dalla sua Glasgow. Il 10 settembre 1985, allenò per l’ultima volta la Scozia, strappando un pareggio a Cardiff contro il Galles nelle qualificazioni mondiali.

Già da tempo non era in ottima salute, e alla fine di quella partita molto tesa ebbe un attacco di cuore, fu condotto nell’infermeria dello stadio, ma prima che potessero curarlo era morto. Aveva 62 anni, e aveva costruito una delle più grandi squadre della storia.

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